Mi andrebbe un'aranciata. Dio solo sa quanto mi andrebbe. Il suo viso scavato dal digiuno prolungato e dall'inappetenza le danno le sembianze di uno scricciolo abbandonato nel letto senza forze.
Ma ha voglia di parlare e parla e ringrazia e ringrazia e parla e ringrazia perchè le prestiamo attenzione.
Ci guarda con due grandi occhi neri e non la si può toccare perchè è dolente in tutte le parti del suo corpo: sulle braccia trivellate dai buchi dei prelievi, sulle gambe di cui una appena operata al femore, sul sedere che inizia a scorticarsi.
Io e la mia collega Nicoletta ci guardiamo ed in un attimo ecco le monetine:
ARANCIATA SIA.
Alla vista della piccola bottiglia color arancio gli occhi le si sono illuminati e non la finiva di ringraziare e parlare, parlare e ringraziare.
L'ha bevuta tutta d'un fiato. Dovete venire a casa mia che vi offro il caffè. Ho tanta voglia di tornare a casa mia.
Lo scricciolo invece vive in una casa di cura da qualche mese, da quando il suo femore si è fratturato. Poi volge lo sguardo fuori dalla grande finestra del settimo piano dell'ospedale là dove il sole splende e la primavera scalda l'aria, e si perde nei suoi pensieri.
Ah...quanto mi piace il sole e quanto mi piace di notte vedere le stelle, da qui se ne vedono tante.