Magazine Diario personale

Dimmi che smartphone hai e ti diro' chi sei!

Da Maricappi

E’ proprio vero che la comunicazione risulta essere più efficace ora che ci sono molti più strumenti a disposizione o era meglio quando si stava peggio, frase qualunquista ma che a volte i nostri anziani ancora ribadiscono?E’ vero che siamo più capaci ora di comunicare in quest’era della super-comunicazione mediatica avendo a disposizione smartphone d’Android, d’i-Phone, quadri-Phone, in attesa del  sesto-i-Phone, tutti presi ad aggiornarsi sulle ultime di facebook, twitter, chat, sms, o si comunicava meglio quando seduti in un cortile si raccontavano storielle e si librava la fantasia alle stelle? Dov'è finita la "parola parlata" in grado di umanizzare i pensieri con il suo potere simbolico impoverita i tutti i suoi aspetti, allegerita da quel degrado culturale che investe la nostra società da un ventennio a questa parte? 
Il telefon (ino), il messaggino, in un minutino e in un attimino tolgono dall'imbarazzo da diverse situazioni. Si lancia un sms per fare auguri, condoglianze, per non avere mancanze e complicanze, persino per lasciarsi dopo una breve o lunga storia d'amore che sia. Non utilizzare la parola e l'emozione che essa puó suscitare facilita le relazioni. Credevo fosse amore invece era un errore: ti erro, ti cancello, ti svio dai miei contatti e via... Ti twitto un pensiero cosí sai cosa sto pensando? Watsappiamo le storie delle nostre vite?Così connessi e così distanti.La filosofa Simone Weil scrisse: “l’attenzione è la forma più rara e più pura di generosità”. Ci stiamo però abituando a riceverne meno. E’ più facile accendere un display che sostenere un silenzio o un vuoto.
Mediacenter, mediolanum, mediaset, mediatrade, mediashopping, media-tutto e tutti. Anni di mediazione che ci hanno media informati e formati. Mediano la nostra vita, mediano i nostri pensieri, mediano la comunicazione che avviene tramite video-schermata, mediano gli acquisti ormai notturni di mediashopping. "Quasi quasi mi compro questo super media-trita-verdure", che alle tre di una notte insonne vorresti media-trita-twittarci tutto il mondo.La televisione, e più precisamente un certo tipo di televisione, media le nostre comunicazioni. E’ una comunicazione virtuale che media tutto il mediatico possibile. Programmi fugaci incentrati sulle emozioni efficaci, facili, se piangi t'inquadro, fa audience, velocemente, e poi via un'altra immagine da consumare in fretta, non c’è tempo da perdere.Non meno di qualche decennio fa i Media comprendevano poche sfaccettature e per comunicare ci si scriveva con penna e carta.Ora c’è il rischio che si possa leggere anche il pensiero e speriamo di no perché immaginatevi nel nostro ambiente lavorativo, o in qualsiasi altro ambiente, le strade comunicative percorse potrebbero risultare così pericolose per pensieri poco virtuosi verso la scala gerarchica. Saremmo tutti licenziati. E c'è poco da scherzare. É in via di sperimentazione da parte di una delle piú grandi aziende del mondo produttrice di telefonini la tecnologia in base alla quale si possono dare al minuscolo compagno della nostra vita comandi con il pensiero, un telefonino in grado di leggere le onde cerebrali. Presto potremmo dunque dialogare tra cervello, telefonini e tablet cosí la campagna d'isolamento virtuale sarà ultimata.
Da uno studio doppio cieco, un'indagine conoscitiva, un'intervista attiva,  un placebo, ho condotto uno studio comparativo sullo smartphone-thipo e sono emersi i seguenti risultati. Andiamo ad analizzare i dati.
Smartphone-thipo di tipo I: Tipologia di persone che scelgono il top della tecnologia, conoscono i pixel, i megapixel, le risoluzioni piú dinamiche, e scelgono l'iPhone perchè di tendenza, di appartenenza ad un certo livello di conoscenza, fashion, vogliono il meglio della tecnologia sul mercato, sempre aggiornati sull'ultima App scaricata, un iPhone che faccia i boccoli ai capelli e che faccia diventare piú belli, alti e snelli. Definiti Smartphone tipho di tendenza-dipendenza.
Smartphone-thipo di tipo II: vi appartengono quella tipologia di persone che vogliono distinguersi, di controtendenza, controcorrente, contro pensiero, contromano e scelgono la concorrenza d’Android. In realtà sono perfettamente sovrapponibili alla tipologia di thipo I, anche se credono il contrario. Definiti Smartphone thipo di tendenza-dipendenza II, vedi thipo I.
No-Smartphone-thipo di tipo III:  Sono quelle persone che ignorano volontariamente ogni tipo di tecnologia, viaggiano ancora con i segnali di fumo o tramite cavi via fax e se ne vantano, hanno solo un indirizzo e-mail che automaticamente gli viene annullato perche lo utilizzano raramente, non hanno nessuna connessione di rete ma amano giocare a ruzzle con i connessori smartphonisti. Viaggiano con cellulari di prima generazione che sappiano solo telefonare o al massimo lanciare un sms solo in caso di bisogno urgente, a saperlo fare! Per questi soggetti non ci sono cure, manco a chiuderli nell’industria Apple buttando via la chiave per tre mesi interi con scorpacciate di tecnologia modificherebbero le loro abitudini.
DALLO STUDIO COMPARATIVO ECCO ALCUNE INTERVISTE
Perchè hai scelto la tecnologia android anzichè l'iPhoned?
- Ho scelto l'android perchè io penso differente;- L'iPhoned è da sfigati, ti pare gente normale questa?- Ho scelto l'android perchè era quello in offerta;- Ho scelto l'iphoned perchè è fahion;- Ho l'android perchè lo hanno regalato a mia madre e me lo sono preso io;- Se mi compro lo smartphone è perchè ho bisogno di un display più grande, su quello piccolo non leggo più nulla;- Perchè non hai ancora uno smarthphone? Me lo vuoi regalare tu?- Perchè hai scelto android? Veramente io non ho scelto nulla, sono andata al negozio con un foglio in mano con le caratteristiche di questo android perchè me lo hanno consigliato, io non ci capisco nulla.
Insomma tutta la mia ricerca è andata vana, la maggior parte delle persone scelgono il telefonino in base ad esigenze piú impensabili. Altro che studio comparativo, ideativo, creativo. Siamo sempre italiani, tanto creativi tanto quanto distruttivi.
Dunque, nell’impero mediatico dell’Italia dei Media costruito a puntino per mediare i nostri cervelli mediatici voglio dare un contributo a-mediatico.
Gli infermieri sono a-mediatici, nell’eccezione più asettica del termine.Di certo per natura la nostra professione è comunicazione. Siamo la categoria, insieme agli oss che più stanno a contatto con il paziente, raccogliamo umori, pensieri, lamentele, dolori, paure, dubbi, ricordi, angosce, perplessità, domande, raccogliamo le loro vite e le teniamo strette per tutto il tempo che stanno con noi.Sono nostri figli, fratelli e sorelle, nostri genitori, nonni, nell’empatia del momento entrano nelle nostre vite professionali e li accudiamo.Sosteniamo i pazienti ma anche i loro familiari che hanno le stesse necessità dei loro cari. Hanno bisogno d’essere ascoltati, informati, e non solo quando lo ritiene il sanitario,  altrimenti si alimentano paure magari anche infondate. Il nostro impegno è quello di difendere le persone che si trovano in una situazione di disagio e di fragilità.Ed è pure questo il nostro lavoro e di tutti gli operatori sanitari,  comunicare con le persone senza twittarci.
Ma la classe infermieristica ha lo stesso destino delle donne. Sentite ora dove vado a parare.... E’ come una velina che mediaticamente è entrata nelle nostre case attraverso il video super digitalizzato descrivendo un’immagine delle donne poco edificante e lodevole, pezzi da collezione messe lì per piacere ed intrattenere l’impero mediatico. Non che gli infermieri/e siano considerati alla stessa stregua delle veline/i, talaltro primo caso in cui  gli uomini sarebbero allo stesso livello delle donne, velini da ammirare (vi piacerebbe ehh...ora ci facciamo un format televisivo, un talent-show), ma non c’è dubbio che questo tipo prorompente di comunicazione entra nel nostro linguaggio quotidiano e senza accorgercene modifica il nostro pensiero. Quindi, anche se più brave di uomini poco capaci, le donne devono faticare il triplo per dimostrarlo e così gli infermieri, maschi e femmine, uniti in un unico destino, pur essendo capaci, duttili, eclettici, preparati, devono faticare il triplo se non il quadruplo per guadagnarsi un minimo di fiducia da parte dell’utenza rispetto ad esempio ai camici bianchi che godono sempre di reverenza atavica da parte del cittadino. E’ credenza popolare e sfiora anche la leggenda metropolitana l’idea d’infermieri che sostano al bar per infiniti coffee-break, d’infermieri degli happy-howard’s, d’infermieri che stanno sempre in giro, d’infermieri scansafatiche e fannulloni, perché siamo più attaccabili in quanto più esposti al giudizio popolare. Oppure, se un infermiere se ne sta seduto a leggere o al computer non sta facendo nulla o sta giocando a ruzzle, mentre se un medico è seduto o se ne sta al computer sta pensando o sta studiando. Dove sta scritto che l'infermieristica sia solo la professione del fare? L’infermieristica è anche la professione del saper essere e per saper essere bisogna saper pensare.Avete mai fatto caso che se un infermiere/a parla un italiano perfetto, è educato, e si rivolge ai pazienti e loro familiari con toni affabili ti confondono con un medico e ti attribuiscono subito il titolo di dottore/ssa? Al contrario se c’è un medico che usa toni un po’ maleducati è di sicuro un’infermiere.
Ci trasciniamo dietro da anni un’immagine poco lodevole della nostra professione e con gran fatica cerchiamo di scrollarcela di dosso, per cui se c’è un camice bianco che urla come un pescivendolo al mercato rionale facciamolo tacere altrimenti ci ruba il ruolo e se fossimo noi ad urlare facciamolo con garbo.Di certo solo noi possiamo invertire la tendenza e l’inversione avviene attraverso una crescita culturale del saper fare ma soprattutto del saper essere.La conoscenza è alla base di tutto il sapere. La professionalità con cui ci si rivolge al paziente e ai loro familiari è fondamentale per ricevere il rispetto che ci meritiamo. Prendiamocelo.

Questo simpatico vecchietto non è uno dei nostri pazienti guarito con amorevoli cure, è Martin Cooper che 40 anni fa ha inventato il telefono mobile. Con la sua invenzione ha cambiato le sorti del mondo e dice che è solo l’inizio della rivoluzione. Il Servizio Sanitario sarà uno degli ambiti in cui la rivoluzione della telefonia mobile avrà un futuro. Egli stesso dice che il sistema sanitario  oggi è basato sulle cure della persona quando si ammala. E’ un sistema inneficiente. La comunicazione wirless ci fornirà invece sensori per comunicare le nostre condizioni di salute in maniera costante, e fare in modo di evitare di ammalarci.Attenzione dunque, comunicazione per i signori medici, a differenza della nostra, la vostra professione è in pericolo, rischia di estinguersi. La rivoluzione la chiamano salute 2.0, è la rivoluzione delle cure che può salvare il S.S.N. dalla bancarotta. Eric Topol, cardiologo e idetore de “la distruzione creativa della medicina”, crede che i nostri onnipresenti smartphone diventeranno dei veri e propri laboratori diagnostici. Smartphone che misurano la pressione, che fanno l’ettrocardiogramma, che misurano la quantità di glucosio nel sangue, insomma App in grado di leggere dei dati e fare diagnosi. Attenzione, infermieri, diffondete il Verbo... Loro non leggono la nostra rivista dunque informiamoli, o minacciamoli, dipende dai punti di vista e/o di partenza e/o d’arrivo.Mica vorranno estingursi sul serio i signori medici?
E tu che smartphone thipo di tipo sei? Sei figlio d’iPhoned o figlio d’android?Io sono figlia d’android!
                                                     Maria Cappello

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