Margherita Ferrandino, in Fuori Tg – Rai3 è certa che se c’è ancora una cosa che sappiamo fare piuttosto bene, è il vino, che rimane un marchio del Made in Italy che ci distingue nel mondo e che ci garantisce inalterata l’eccellenza.
Si parla di vino dunque, il prodotto italiano che nel 2012 ha esportato per 4.7 miliardi di euro. Con questa primavera incerta e l’estate arrivata in ritardo, la stagione anomala non garantiva il raccolto previsto.
Un raccolto incerto, che invece…dalle Alpi alla Sicilia, si sta vendemmiando.
È finalmente giunto il momento di verificare la qualità delle uve, attraverso la loro maturazione. Soltanto un rapporto ottimale tra la percentuale di zuccheri e quello degli acidi potrà garantire un buon vino. Ci si aspettava un raccolto non all’altezza delle migliori annate e invece l’annata si preannuncia fruttuosa, sia per quantità che soprattutto in qualità.
Una maturazione, sicuramente più tardiva, però qualitativa. Le nostre uve avranno aromi
e profumi che garantiranno una produzione attorno ai 42 milioni di ettolitri, in aumento di circa il 3% rispetto allo scorso anno.Una maturazione graduale e distribuita in un periodo adeguato per un compimento lento ed ideale per le uve. Una lenta e progressiva maturazione che ci fa ben sperare nella vendite.
In questo contesto di crescita generale, non è solo il clima a sorprenderci, anche la manodopera è cambiata e ora il personale raccoglitore proviene da esperienze lavorative disparate. Cassa integrazione, disoccupazione e crisi hanno costretto molti italiani a tornare nelle vigne che rappresentano una opportunità di lavoro in questi tempi da “non scartare”. Se prima della crisi, attività come la raccolta di frutta, della verdura, dei fiori, del pomodoro e del tabacco, dell’olio e del vino non erano in cima alla lista dei lavori stagionali e temporanei da prendere in considerazione, oggi non è affatto più cosi.
Marco Savellico, giornalista, ospite in studio, afferma : “produzione in crescita e export che si mantiene su ottimi livelli con speranze di incremento. Questo è un settore dell’agricoltura che si dimostra ancora una volta trainante, bisogna continuare a crederci e a investire”.
Adesso, si ritorna a pensare a lavorare la terra che da vita anche a progetti ambiziosi. In tempo di crisi è nato il “vino libero”. Libero da cosa ?
È un unione di produttori che si sono messi insieme e hanno deciso di “liberare” il vino dai concimi chimici, dai disserbanti e anche dai solfiti in eccesso. L’ Associazione Vino Libero raggruppa 12 produttori vinicoli impegnati reciprocamente, l’uno nei confronti dell’altro, ad applicare un modello di agricoltura sostenibile che sia allo stesso tempo economicamente vantaggiosa, rispettosa dell’ambiente e socialmente giusta.
È in atto un cambiamento nel vigneto Italia.
I consumatori vogliono prodotti più salubri e gli italiani, crisi o non crisi scelgono sempre la qualità per il vino. Buono da bere e da pensare.Così al mondo della produzione non resta che orientarsi sempre più verso una viticoltura sostenibile, a basso impatto e senza utilizzo di sostanze chimiche. La sostenibiltà sta entrando prepotentemente nel mondo del vino italiano, un modello “dinamico” che si arricchisce continuamente di nuovi argomenti.
Il vino prodotto nel nostro Paese tiene ancora alto il nome dell’Italia nel mondo, rappresentando una garanzia implicita di qualità. Nonostante, infatti, negli ultimi anni sia aumentata la concorrenza di produttori stranieri in grado di offrire vini di ottima qualità, i prodotti italiani sono molto conosciuti e venduti nel mondo, raggiungendo performance in
termini di vendite e fatturato estremamente positive.Dunque il vino italiano diventerà sempre più buono e verde, garantendoci, ancora, l‘eccellenza del nostro Made in Italy.