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Furti d’identità e credito al consumo: sono auto e moto i principali oggetti delle frodi

Da Mistercredit

Furti d’identità e credito al consumo: sono auto e moto i principali oggetti delle frodi

Anche quest’anno, l’Osservatorio sulle frodi creditizie di CRIF ha pubblicato gli ultimi dati sui reati finanziari mediante furto d’identità. Il numero dei casi registrati continua a salire: siamo arrivati a un totale di 98 milioni di Euro solo per il primo semestre del 2011.

Il rapporto fa luce sulle tipologie più frequenti di frode creditizia, evidenziando anche l’oggetto attraverso cui si costruisce una truffa. Aspetto ancora più importante e peculiare del furto d’identità sono i tempi necessari affinché la vittima realizzi di aver subito un illecito e prenda provvedimenti. Ancora molta strada resta da fare.

Prestiti Finalizzati
In pratica si tratta del cosiddetto “credito al consumo”, ovvero tutte quelle volte in cui noi sottoscriviamo un finanziamento per comprare un elettrodomestico o qualsiasi altro bene o servizio. Qui si individua il grosso dei casi in continuo aumento. La cosa non sorprende, visto che questa tendenza è iniziata già con la nascita delle frodi creditizie: si parla di quei casi in cui il truffatore intesta al malcapitato un prestito. In grandissimo aumento anche le frodi su carte di credito a saldo, guarda caso le più comuni in Italia (+91,6% di casi registrati rispetto al 2010) e sui fidi (+155%) mentre sono in calo le truffe ai danni di carte rateali e leasing.

Quali beni sono più facilmente oggetto di frode creditizia?
Auto e moto fanno la parte del leone: ben il 62,7% di truffe riguarda queste categorie. Poi abbiamo arredamento (13,5%) ed oggetti di elettronica, informatica e telefonia che, nonostante vengano sempre presi ad esempio di prodotti a rischio truffa, occupano il 12,4%. A questi si aggiunge un 4,9% degli elettrodomestici, seguiti da trattamenti estetici,medici, sportivi e tutti gli altri prodotti.

La ricerca non si limita ad analizzare i numeri, ma anche i risvolti sociali del fenomeno. Così si scopre che a volte le truffe provengono da persone vicine e di cui ci si fida, come l’esempio di una donna che dopo aver aiutato un’amica in difficoltà è stata truffata dalla stessa amica bisognosa. Nulla di nuovo sotto il sole, certe dinamiche sociali tipiche del mondo, diciamo offline, si ripetono in via digitale. Questo a significare ancora una volta che i propri dati personali non vanno condivisi.

Tempi di detection
In gergo, i tempi di detection sono i tempi necessari perché la vittima si accorga dell’illecito, infatti una peculiarità del furto creditizio è che subdolamente può agire lentamente ed erodere le nostre finanze nel tempo. Il fatto sorprendente è che stanno diventando sempre più lunghi nonostante le misure prese dalle aziende coinvolte nei processi di pagamento e dalle banche. Basti sapere che nel 30% dei casi la truffa viene intercettata dopo tre anni, soltanto una persona su quattro scopre la truffa dopo i primi sei mesi, per il resto in media si va dai sei mesi ai due anni. Tempi lunghi di detection significa danni moltiplicati, conseguenze ben più gravi e minori possibilità di trovare il criminale.

Gli uomini più truffati delle donne
A parte le mille discussioni che ne scaturiranno, viene da chiedersi se questo sia un risultato del fatto che i prodotti oggetto di truffe siano tipicamente auto e moto, oppure se sia soltanto una correlazione dettata da comportamenti meno accorti da parte degli uomini che con il 65,3% dei casi costituiscono i target di riferimento, soprattutto tra i 31 e i 40 anni.

Quali sono le regioni in cui si registrano più casi
Campania, Lombardia, Sicilia e Lazio, seguite da Puglia ed Emilia Romagna. Difficile rallegrarsene, ma per una volta, l’Italia presenta dei dati equilibrati fra nord, sud e centro, anche se c’è da aggiungere che i tassi maggiori di incremento, per questo primo semestre, sono stati registrati in Puglia e Calabria, rispettivamente +22,4% e +25,7% se confrontati con l’anno precedente.

Photo: frykfors



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