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Gianni De Gennaro, l'uomo che era al vertice della Polizia di Stato durante il G8 di Genova nel 2001, è stato assolto dalle accuse che lambivano la gestione dell'ordine pubblico in quell'occasione, e quindi - questo il senso delle dichiarazioni del presidente del Consiglio Renzi, quando dice che non si nutrono dubbi sulla sua "qualità e competenza" - può rimanere al suo posto di presidente di Finmeccanica, "nonostante" (virgolette mie) la sentenza della Corte di Strasburgo (a Genova, nel 2001, "fu tortura"). A rafforzare il parere del presidente del Consiglio, quello del presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha dichiarato che «Gianni De Gennaro è stato indagato e assolto. L’assoluzione conta pure qualcosa, quindi non può pagare le responsabilità complessive di una macchina intera» (qui da Il Fatto Quotidiano). Ma il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, sul caso De Gennaro, tra ieri e oggi non le ha mandate a dire (via twitter, qui):
Ieri ha scritto: «Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica.»,
e oggi ha ribadito: «Resto della mia idea: il cambiamento che il Pd sta promuovendo nel paese non dovrebbe fermarsi di fronte alla porta dei soliti noti.»
In maniera più sfumata rispetto ad Orfini, la vice-segretaria dello stesso partito, Debora Serracchiani, ha dichiarato ieri che «se De Gennaro ne deve rispondere, lo valuterà in coscienza. Penso anche che le persone che ricoprono ruoli importanti della società debbano tener conto anche delle proprie responsabilità morali» (qui dalle dichiarazioni rese a Otto e mezzo - La 7 - riprese dall'agenzia Agi).
Il Movimento 5 Stelle e Sel chiedono compattamente le dimissioni di De Gennaro, aggiungendo, i primi, quelle di Giorgio Napolitano dal Senato: «Chi ha avallato la scelta, come Napolitano, non dovrebbe essere chiamato a giustificarla e magari lasciare l'incarico di senatore?» (qui)
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A mio parere, le dimissioni De Gennaro da presidente dall'azienda di Stato, Finmecanica, sarebbero la giusta presa d'atto della propria responsabilità morale nei fatti di Genova del 2001, anche se la sua fedina penale non ne è risultata macchiata. Nessuna norma di legge gliele impone, così come nessuna norma obbligava il ministro Lupi alle dimissioni da ministro per i suoi rapporti poco "opportuni" con un dirigente del ministero, ora indagato. L'opinione pubblica ha accolto, però, quelle dimissioni come la sanzione di un comportamento che strideva con lo svolgimento delle funzioni di ministro da parte di Lupi, e tutti in Parlamento, anche l'opposizione, hanno apprezzato quel gesto. Per Gianni De Gennaro dovrebbe valere lo stesso ragionamento, con l'aggiunta che a Genova, nel 2001, venne sparso del sangue a seguito dei maltrattamenti, operati da uomini in divisa, di persone inermi. La decisione spetta solo a De Gennaro, che potrebbe essere "aiutato" da un'eventuale "persuasione morale" proveniente dall'alto di qualche palazzo romano. Gianni De Gennaro, classe 1948, ha avuto molte soddisfazioni professionali nel corso di una lunga carriera nello Stato: è stato capo della Polizia, poi capo del Dipartimento che coordina i Servizi d'informazione, quindi sottosegretario con delega per i Servizi d'informazione, fino all'attuale presidenza di Finmeccanica, navigando (ottimamente) tra alterne maggioranze di governo. Un passo indietro nulla toglierebbe, anzi aggiungerebbe dignità, al suo curriculum.
Un'ultima annotazione: la stima che circonda, giustamente, il presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone, non deve comunque portare ad avallare tutte le sue dichiarazioni, come quelle sul caso De Gennaro.
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