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Gabanelli e il gatto

Creato il 16 aprile 2013 da Marcopress @gabbianone

Fossi una donna, mi rifiuterei di applaudire la proposta Gabanelli al Quirinale. Una pilatesca semplificazione per risolvere il nodo delle quote rose in un Paese orrendamente maschilista. Candidano Gabanelli (ottima giornalista, ma è sufficiente per?) destinandola alla panchina del parco, lì dove sono stati sin qui collocati vecchietti all’ultima tappa, come più o meno si fa con i nonni rincoglioniti copia-incollati sulla sedia a dondolo: «Mettiti lì e non rompere le palle».
Poi alcuni non hanno obbedito ma, più di picconare, non è che potessero fare molto altro. Il presidente della Repubblica italiana è un ruolo sostanzialmente inutile: serve solo a far vendere bandierine tricolori, piazzare pubblicità prima e dopo il discorso di fine anno e risolvere la crisi dei corniciai.
Non fosse inutile, il capo dello Stato, ci sarebbe la fila di chi conta. Invece, as usual, c’è la fila degli spintonati: i soliti vecchietti, gli equilibristi noti per le sedute spiritiche, Amato. Questo giro, causa Grillo (sempre più il Male, ma in questo caso furbetto), si sono inventati altri improbabili presidenti. Facciano pure, come sempre. Scelgano l’inutile idiota. Ma non osino prendere per il culo le donne (ma anche gli uomini) piazzando Gabanelli, mandando lei in menopausa cerebrale e il miglior giornalismo d’inchiesta italiano in pensione.
Ci fossero orgoglio e coraggio in questo Paese, Gabanelli sarebbe proposta premier. Potrebbe dimostrare di saper essere, non solo in tv, la donna che non si ferma davanti ai potenti, che non ha paura della mafia, che tratta le caste come meritano: a calci. Un posto utilissimo, palazzo Chigi, anche per capire se, oltre al giornalismo, Milena Gabanelli sa fare altrettanto bene qualcos’altro.



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