Gabriel Garko e quell’immagine fragile che rappresenta la nostra società
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Vedere il viso di Gabriel Garko sfigurato dal botulino e dalla chirurgia è stato un colpo al cuore. Mi è apparso sulla timeline di Facebook, sembrava quasi uno scherzo, un fotomontaggio e invece era proprio lui o forse sarebbe meglio dire non lo era più: uno degli uomini italiani più belli e, negli ultimi anni, anche discretamente rodato in un certo genere di fiction tv.
Sono e siamo abituati a vedere volti irriconoscibili per via di uno sbagliato o eccessivo uso di chirurgia estetica, eppure non potevo credere ai miei occhi. Per quale motivo un uomo giovane e bello come Gabriel si è messo nelle mani di un macellaio? Quale eccesso di insicurezza lo ha portato a distruggere la sua immagine in questo modo o per quale assurdo motivo pensava noi non lo apprezzassimo così com’era.
Pensavo che quest’ossessione dell’invecchiare fosse maggiormente femminile, noi donne siamo quasi ossessionate dal pensiero di perdere la nostra giovinezza, utilizziamo mille prodotti per combattere il tempo, ci massacriamo in palestra, sopportiamo estenuanti sessioni dall’estetista di qualsiasi tipo di tortura inventata per farci apparire più belle e curate, o peggio iniziamo a ricorrere a qualche ritocchino.
Strano come in questo secolo in cui ci siamo emancipate su tante cose, abbiamo pensato che anche avere la possibilità di rifarsi sia diventata un’ambizione, quasi un diritto mutuabile. Si è così assuefatti dal concetto di ‘bellezza uguale perfezione’ che non è strano chi si rifà ma chi accetta i propri difetti, o almeno questo sembra essere il pensiero mainstream, sebbene alcune cose stiano cambiando.
Proprio qualche settimana fa avevo scritto un articolo su come alcuni modelli diversamente belli stiano cambiando l’immagine di perfezione assolutista della moda, certo ancora una minoranza, ma il fatto che quest’anno Desigual abbia scelto Winnie Harlow, la modella affetta da vitiligine ma dall’incredibile bellezza, al posto della perfettissima e rodata Adriana Lima, indica che un segnale vero c’è e non è solo strumentale ad un mero esercizio etico di alcuni brand o delle coscienze di alcune riviste patinate.
Allo stesso tempo mi chiedo come sia possibile che sia diventato virale il Kylie Jenner Challange, ossia gonfiarsi le labbra aspirando aria da un piccolo contenitore, alterando la circolazione sanguigna. Tantissime ragazzine da ogni parte del mondo hanno accettato la sfida pur di emulare le turgide labbra innaturali della Jenner (sorellastra di Kim Kardashian), che pare sia già ricorsa al bisturi. Insomma, di quali modelli stiamo parlando? Se è vero che ci sono dei segnali positivi, da un lato, di denuncia e non omologazione sui canoni di bellezza, soprattutto se si parla di moda, è altrettanto vero che il web amplifica certi comportamenti sbagliati, anzi no, li fa proprio nascere.
Allora il web è il male, no non lo è, e ritornando a Gabriel Garko mi rendo conto di quanto questo cliché dell’ “invecchio, corro a rifarmi”, sia particolarmente e maggiormente in voga in tv, basta guardare i telegiornali per vedere che tutte le donne mezzobusto sono ricorse allo stesso tipo di ritocchini, eppure loro non sono soubrette, sono lì a raccontarci in teoria come va il mondo, ed invece subiscono la stessa pressione estetica, di essere all’altezza fisica della situazione, di una soubrette o velina qualsiasi che ha paura qualcuna più giovane possa soffiarle il posto.
Insomma, siamo tutti condizionati e condizionabili, vorremmo non fosse così, proviamo a ribellarci, ma poi perdiamo la dignità davanti all’ennesimo inganno di qualche pubblicità. E Gabriel Garko che dopo la sua uscita pubblica, convinto di mostrare una maggiore sicurezza con il suo nuovo aspetto si trova il giorno dopo deriso su tutti i media, come avrà reagito? Proprio lui aveva dichiarato nell’intervista a Massimo Giletti: “La bellezza non basta, non bisogna adagiarsi su quello”, eppure quelle frasi dette senza quasi riuscire a muovere la mandibola, sembravano contraddirsi da sole. Forse è questo il prezzo che si paga a voler accontentare gli altri, che mentre magari qualcuno prima diceva Gabriel sta invecchiando, ora dirà era meglio prima. Insomma, se non ci accettiamo noi, non saranno di certo gli altri a farlo al posto nostro, con o senza chirurgia.
Gabriel Garko e quell’immagine fragile che rappresenta la nostra società
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