Con questo look alla Umberto Eco, più intellettuale che industriale, più riflessivo che amministrativo, anche Sergio Marchionne, il super AD della Fiat, ha trovato l’amore. Eh sì, anche i business man si innamorano, anche i ricchi piangono, e anche a loro ( non solo in Grey’s Anatomy o serie tv similari che io mi ostino a fagocitare in maniera ossessivo-compulsiva) capita di innamorarsi di una collega. Ovviamente, Henry Ford docet, mica di un’operaia addetta alla verniciatura della carrozzeria, ma dell’addetta stampa della Fiat, tale Manuela Battezzato, di vent’anni più giovane di lui. Chi lo può sapere: una fotocopia, un comunicato stampa, una conferenza, ci prendiamo un caffè perchè no sì volentieri e subito fa capolino il cupido sabaudo in utilitaria che con la sua freccia 1200 di cilindrata 5 porte colpisce entrambi, che lo si voglia o no. Ma sarà amore?
Vige un certo scetticismo riguardo alle storie d’amore nate sul posto di lavoro. La televisione e la tradizione ci hanno abituati, come dicevo prima, a ritenere ovvio e scontato che determinate categorie si accasino fra di loro, quindi:
- il medico e l’infermiera
- il direttore e la segretaria
- la rockstar e la groupie
- il regista e l’attrice (oppure più semplicemente gli attori fra di loro)
- gli avvocati (fra di loro)
- i poliziotti (fra di loro)
- i concorrenti dei reality (fra di loro, anche più di due alla volta)
- i Forrester (fra di loro, a prescindere dal grado di parentela)
La scintilla può scattare davvero in circostanze poco ovvie, come in cucina ad esempio: con tutte le trasmissioni e libri che sono adesso in circolazione sulla cucina, da Benedetta Parodi in poi, vuoi che non sia mai stata teatro di storie d’amore condite di zenzero e paprika? Lo chef e l’aiuto cuoco sono il nuovo binomio medico-infermiera, che rimane il grande evergreen degli amori nati sul lavoro: George Clooney alias dottor Ross e l’infermiera Hathaway di E.R. ne sono il classico esempio. Si è sempre detto che i medici si accoppiassero fra di loro per la mancanza di tempo e vita sociale: trascorrendo infatti più dei due terzi della propria vita in ospedale, fra turni doppi, emergenze, catastrofi varie ed eventuali, l’unico modo per poter avere una vita sentimentale oltre che lavorativa era scegliere la potenziale compagna fra quelle in camice verde e dottor Scholl bianchi. Personalmente, credo che questo sia vero solo in parte. Voglio dire, sarebbe allora solo un ripiego bello e buono. Se ci pensiamo, il vero grande dramma delle storie d’amore, o comunque il dubbio che attanaglia la maggior parte delle persone alle prese con una nuova storia d’amore, è il dialogo. Non per tutte le coppie, ça va sans dire (Canalis-Boateng di sicuro avranno altri problemi, non certo il dialogo a cui pensare…), ma quante di noi prima di un appuntamento hanno pensato: “oddio e se poi non abbiamo niente da dirci?”. Il silenzio terrorizza le persone che si incontrano in circostanze diverse dall’ambito professionale: non è quindi l’attrazione fisica, nè la famosa “simpatia e capacità di far ridere”. Il collante sono gli interessi in comune, che trovano quindi il massimo della realizzazione se i componenti della coppia provengono entrambi dalla stessa sfera professionale. Vuoi che un medico e un’infermiera, tra rinoplastiche, punti di sutura, appendicectomie e salvataggi in corner non riescano a trovare qualcosa da raccontarsi la sera, a tavola?
Non solo. Il lavorare assieme genera intesa, feeling: si trascorre molto tempo assieme, fianco a fianco, si è costretti ad andare d’accordo, a creare un rapporto umano, che col passare del tempo assumono sembianze differenti: il collega che fuori dall’ufficio non avresti mai degnato di uno sguardo, giorno dopo giorno diventa affascinante, intrigante. Uno sguardo, una battuta, l’intimità che cresce e in men che non si dica ti ritrovi ad esser felice di andare al lavoro per poter trascorrere più tempo possibile con la persona amata.Ed ecco che arrivano i contro: cosa succede se la storia poi non va a buon fine? Se ci si lascia, se si perde interesse l’uno per l’altra, se uno dei due si rende conto che ciò che sembrava amore era in realtà solo un calesse trainato dall’entusiasmo lavorativo sfociato in qualcosa che si è evidentemente frainteso? Se la decisione è di entrambi beh, si archivia la parentesi e pace fatta, ma se la decisione è di uno solo dei due non è così semplice: ciò che prima rendeva così dolce la giornata lavorativa ora la riempirà di fiele rendendo quasi impossibile il normale svolgimento delle mansioni. Il posto di lavoro sarà quindi una prigione, talmente insopportabile da portare uno dei due a pensare seriamente di chiedere un trasferimento o di dare le dimissioni.
E’ matematico, d’altronde: la storia all’inizio viaggia sui canali dell’entusiasmo, specialmente se si decide di tenerla nascosta, che allora il sentimento si colorerà di quella tonalità di intrigo e mistero tanto amati dalle donne…Poi, piano piano, arriva la routine, con i primi battibecchi, le discussioni, le incomprensioni, le gelosie nei confronti della collega appena arrivata più giovane, più bella e più nuova. In una vita di coppia normale, il lavoro rappresenta la fuga da questi momenti, che grazie alle ore trascorse lontani si affievoliscono fino a scomparire, la sera, al rientro a casa. Ma se il ring è il lavoro allora non c’è scampo: la discussione assume caratteristiche insormontabili da guerra fredda, andando quindi a disgregare lentamente non solo la vita di coppia ma anche il proprio rendimento lavorativo.
Sarebbe quindi forse consigliabile tenere distinti lavoro e vita sentimentale, per quanto questo possa essere possibile. Ma al cuore, si sa, non si comanda, o almeno io non ho ancora imparato a farlo…