Magazine Pari Opportunità

Galleria Borghese: una visita fuori dal comune

Da Leragazze
Clicca per vedere la presentazione. Quante cose si imparano nei musei! Ce ne siamo accorte qualche settimana fa alla Galleria Borghese. Il Papà delle Ragazze aveva organizzato una visita guidata con un suo caro amico, il prof. Enrico Bruschini, storico dell’arte e  Fine Art Curator presso l’ambasciata Usa in Italia.

Noi andiamo spesso in giro per Roma (e non solo) accompagnati dalla nostra Guida Preferita, e con lei abbiamo scoperto quanto valore aggiunto dia una spiegazione professionale di quello che si sta guardando, una panoramica storica che contestualizzi le opere che abbiamo di fronte.
Inutile dire che nel corso degli anni la Galleria Borghese è stata più volte meta delle nostre visite. Conoscevamo bene la Paolina Borghese del Bernini, o il ratto di Proserpina; o l’Apollo e Dafne. Così come i quadri di Caravaggio: il San Giovanni Battista, Il Bacchino malato, Davide e Golia. E anche le altre opere sono state viste più volte da noi Ragazze durante le varie visite.

Stavolta però vorremmo raccontarvi i particolari, le curiosità che non solo non abbiamo mai notato in passato, ma che senza l’aiuto di Enrico Bruschini non l’avremmo notate affatto.
Per esempio, una semplice semplice: sapete da cosa derivano i termini panico e pastorale? Lo abbiamo scoperto davanti a una statua del dio Pan posta nell’atrio della Galleria: il dio Pan era talmente brutto con le sue zampe da capra, le corna e il barbone che le ragazze quando lo incontavano nel bosco scappavano in preda al… panico!
E il pastorale? E’ un termine che il cristianesimo ha mutuato dalla mitologia attribuendolo al bastone del Papa, ma era proprio il bastone che aveva il dio Pan, pastore di pecore.

Proseguendo la visita virtuale, nella prima sala troviamo un mosaico raffigurante dei gladiatori. Alcuni corredati perfino dal loro nome, proprio con lo scopo di rendere loro onore. Ci accorgiamo, accanto ad alcuni di questi ritratti, di un simbolo disegnato con le tesserine di marmo: un piccolo cerchio barrato con un tratto orizzontale: questo stava a significare che l’eroe era caduto durante il combattimento.
Sempre e proposito di gladiatori, nonostante in molte ricostruzioni (specie cinematografiche) si attribuisca loro l’uso della lancia, il professor Bruschini invece ci spiega che l’arma utilizzata nei combattimenti era il tridente, presente infatti nel disegno musivo. Questo per evitare incidenti al pubblico accorso, normalmente protetto da una rete: mentre una lancia avrebbe potuto trapassarla e ferire qualcuno il tridente non faceva correre questo rischio.

Ma la cosa più singolare però è stata imparare da dove deriva l’uso del pollice verso. E’ un’espressione latina che rimanda al gesto che l’imperatore rivolgeva al gladiatore vittorioso per indicargli se salvare o meno la vita dello sconfitto.
Sempre le ricostruzioni cinematografiche (Il Gladiatore, con Russell Crow, in primis) ci suggeriscono che il pollice in alto dell’imperatore risparmiava la vita al gladiatore sconfitto, mentre il pollice verso l’avrebbe sacrificata. E qui abbiamo capito 2 cose: innanzitutto che nella realtà la spiegazione è opposta al sapere comune: il pollice in alto infatti stava a significare “taglia la giugulare” e di conseguenza condannava a morte il gladiatore, mentre al contrario il pollice verso, che simboleggiava il gesto di inguainare la spada gli risparmiava la vita. Ma soprattutto il gesto del pollice verso non è affatto quello cui siamo abituati, della mano con pollice all’ingiù, ma era il pollice stretto nel pugno, proprio a simboleggiare una spada inguainata. Procedendo oltre, anche le opere di Bernini sono state il mezzo per scoprire particolari interessanti e imparare curiosità particolari. E a parte gli incredibili, ma noti, dettagli scolpiti dal Maestro, come ad esempio la leggerezza dei capelli di Dafne, o le mani di Plutone che affondano nella morbida carne di marmo di Proserpina, Il prof. Bruschini ci ha fatto notare un incredibile particolare del famoso ratto che conferma (sempre che sia necessario!) l’estrema precisione dello scultore: il manto di Proserpina sul didietro presenta una piega dovuta alla stiratura del tessuto (che all’epoca si faceva con una sorta di pressa). Bene sul davanti, dove il manto prosegue girato, prosegue anche la piega, solo che va verso l’interno invece che verso l’esterno; concavo e convesso per capire meglio. Davvero stupefacente! Un’altra piccola chicca: sapete perchè la base della statua di Paolina Borghese è in legno? Perchè nasconde al suo interno un meccanismo meccanico che permette di farla girare e ammirarla (come si dovrebbe fare per tutte le sculture, peraltro!) a 360 gradi. E infine, avete idea da cosa derivi il termine sincero? Sempre raccontandoci le opere di Bernini, il prof. Bruschini ci ha spiegato che quando una statua si rompeva durante l’esecuzione lo scultore provava a occultarne la frattura per poter comunque vendere l’opera al committente. Se era piccola poteva ripararla inserendo un perno di metallo all’interno, e con una mistura di cera e polvere di marmo teneva incollate le estremità. Da qui il termine sincera (senza cera) che equivaleva a “perfetta”.
Bello no? A quando la prossima visita, professore?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

COMMENTI (1)

Da giampale74
Inviato il 12 gennaio a 17:57
Segnala un abuso

http://www.welcometorome.net/it/posti-a-roma/da-visitare/gallerie-arte/galleria-borghese