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Galline in fuga di Peter Lord e Nick Park. Credere per volare

Creato il 26 giugno 2011 da Spaceoddity
Vidi Galline in fuga (2000) al cinema, gli ultimi giorni prima della consegna della tesi di laurea, sarà stato gennaio o febbraio del 2001. Ero stanco, anche un po' nervoso, ma pieno d'attesa: e il film fu un successo straordinario. Ne ricordavo con affetto e tenerezza la crudeltà, la simpatia, il tifo appassionato per questi poveri pennuti (poco) volatili e quando ho visto Rio mi è rivenuto in mente, ho voluto ripescare questo piccolo capolavoro - un po' negletto - di computer animation.
Galline in fuga di Peter Lord e Nick Park. Credere per volareChicken Run, diretto da Peter LordNick Park, è tutto tranne che un prodotto pensato per l'infanzia. La tecnica sarà senz'altro accattivante per i più piccoli (ma  i grandi ne traggono uno spasso sicuro!), ma il tema è un incubo orwelliano: le galline di un pollaio, accompagnate da un vecchio gallo nostalgico, devono fuggire dai piani criminali dei loro allevatori. Questi ultimi - una consueta coppia comica formata da una donna cattivissima e suo doppio più saggio, meno accecato dal furor distruttivo - stanchi degli scarsi profitti con la vendità delle uova, si procurano una mostruosa macchina che trasforma i poveri pennuti in pasticci di pollo. I guai si fanno allora più vicini e peggiori, tanto più che sembra non esserci nessun supereroe pronto a risolvere la situazione...
Galline in fuga si configura, dunque, come una mission impossible, il che magari potrebbe essere una sfida educativa interessante. Ma c'è una differenza fondamentale rispetto ad altre storie analoghe: qui non solo manca il momento in cui il gruppo entra in una situazione di pericolo, per un cambiamento epocale o per vanità o mosse ingenue, ma addirittura il nuovo macchinario rappresenta l'aggravarsi a suo modo tragico di una situazione che sembra ontologicamente determinato: sembra che per le galline non sia possibile altro destino che di servire agli uomini per i loro profitti.
La produzione seriale di uova è funzionale alla vendita e solo quando queste si rivelano definitivamente poco remunerative il rimedio ideale pare la distruzione di massa. Il progetto è accompagnato e sostenuto da considerazioni razzistiche sul livello culturale, sociale e organizzativo dei soggetti al piano "metamorfico" di stupidi polli in gustosi pasticci, e perfino da avvertimenti inascoltati sulla presunta pericolosità degli stessi e su rivolte che si starebbero preparando nel silenzio. Non è necessario aver sentito parlare di campi di concentramento, degenerazioni fordiste, quaderni dal carcere o di grandipiccoli fratelli per generare una situazione che, per quanto a lieto fine, come ogni fiaba, riconduce le vittime a una minoranza "ontologica", strutturalmente incapace di pensare l'indipendenza e la libertà (se non in termini di ferie, che altri possono concedersi, solo ai gradi più alti della gerarchia dei poteri).
Galline in fuga di Peter Lord e Nick Park. Credere per volareLa vernice è accattivante, Galline in fuga diverte e appassiona, ha una sceneggiatura che eccelle sul piano drammaturgico, con tocchi inventivi di commovente tenerezza e ingenuità. Forse un po' troppo carico di personaggi, vista con gli occhi umani che vogliono definire caratteri e storie, ma perfetto per l'ambientazione in un pollaio, Chicken Run stupisce anche per la coerenza che riesce a mantenere per tutti gli ottanta minuti dello spettacolo: colori vividi, ma mai invadenti, immagini ben bilanciate ed espressioni oggi forse convenzionali ma originali e sincere, viste undici anni fa. Tuttavia, il linguaggio - senza essere mai scurrile - è talvolta inappropriato se lo si considerasse come prodotto per i più piccoli e la stessa tensione alla fede, sorprende e spesso può commuovere un adulto infettato dalla disillusione, ma rischia di apparire un po' astratto per i più piccoli. Ma Galline in fuga dà un messaggio vero, sincero, appassionato: bisogna credere per volare, come si può, più in alto che si riesce, ma volare davvero.

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