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- Sì. Da sei anni.
- E che ci fai?
Il francese risponde alla mia domanda, ma un gruppo di ubriaconi scoppia a ridere e non riesco a sentire bene quel che dice. Forse broker.
- Broker? In che ambito?
- No, no, non broker. Poker! Gioco a poker online.
- Poker?
- Già...
- Texas Hold' em? Quella roba là?
- Esatto!
- Ma...come passatempo o per guadagnarti da vivere?
- Ci campo. È l'unica cosa che faccio, da ormai sette anni.
Avevo sempre sospettato ci fosse qualche individuo che riesce a tirare avanti col gioco d'azzardo. Casi rari, probabilmente temporanei, volatili. Gente che vive al limite, che magari va in rovina quando il vento della sorte cambia direzione.
Il francese invece mi spiega che il gruppo è piuttosto folto. Lui conosce almeno una ventina di connazionali di stanza a Chiang Mai, e presume che ce ne siano più di un centinaio in tutto. E altri ancora in località diverse, varie centinaia dei quali a Bangkok.
E non lo fanno perché sono, come si suol dire, dei gambling addicted, gente che non ne può fare a meno, anche a costo di mandare in rovina la propria famiglia. Questi giocano e scommettono in maniera razionale, come lavoro, per guadagnare dei soldi. Possono farlo solo col poker, ovviamente. Con giochi come la roulette e il Blackjack starebbero a dormire sotto un ponte dopo poche settimane.
- E' un lavoro molto strano. Quando vinci lo dai quasi per scontato, un po' come chi tira lo stipendio. Quando perdi invece ti deprimi, perché non conosci nessuno, a parte un giocatore di poker, che si sveglia per andare a lavorare rischiando di tornare a casa la sera con meno soldi di quelli che aveva prima. Mi è capitato di rifiutare l'invito di amici che uscivano per andare a divertirsi. Dovevo giocare, che per me significa lavorare. Alla fine della serata avevo perso molto più di quello che loro avevano speso in ristoranti, bar, discoteche e donne. Ma quando il giorno dopo torni a giocare non puoi pensare a quel che hai perso, a quanto devi guadagnare per recuperare, alla rivincita. L'unica cosa su cui ti devi concentrare è come giocare al meglio con le carte che hai. Sempre. E a nient'altro.
Il racconto di questo simpatico ragazzo francese mi ricorda la lezione che Paul Newman impartisce all'ingenuamente esuberante Tom Cruise ne Il colore dei soldi.
Ora che ci penso, in questo periodo il mercato dei corsi con cui di solito mi mantengo langue, e sto considerando l'eventualità di riempire i vuoti con altre attività, sempre al di fuori del mondo delle aziende, degli uffici, dei cartellini, delle cravatte. Magari potrei farci un pensierino...
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