Articolo di Baldev Singh
Questa è la recensione del libro: Gandhi: dietro la maschera della divinità scritto dal Colonnello dell'esercito statunitense G.B. Singh.
Va notato che negli anni '80 del secolo scorso la questione degli indipendentisti sikh del Punjab ha pesato non poco nella politica e nella vita indiana. Dopo diversi attentati terroristici, il primo ministro indiano Indira Gandhi, usò la legislazione d'emergenza ed il pungo di ferro per stroncare la ribellione, attribuendo alle forze di polizia poteri straordinari. Il 2 giugno 1984, il Tempio d'Oro di Amritsar, il centro della resistenza sikh, viene occupato dall'esercito indiano nel corso di un'operazione in cui vengono uccisi centinaia di sikh. La vendetta non si farà attendere ed il 31 ottobre Indira Gandhi verrà uccisa da un membro sikh della sua guardia del corpo. Gli inevitabili tumulti che seguirono l'assassinio del primo ministro induista portarono al linciaggio di massa di almeno mille sikh [fonte].
Qualcuno potrebbe quindi pensare che l'opera di G.B Singh possa essere stata infuenzata da questi rancori, sebbene a me non sembra; in ogni caso conviene concentrarsi sui dati riportati distinguendoli da eventuali interpretazioni soggettive. E' da segnalare il fatto che i Dalit, ovvero la casta degli intoccabili o paria della società indù, riportano integralmente questo articolo nei loro siti ed è da precisare il fatto che l'ex primo ministro Indira Gandhi non aveva assolutamente alcun legame di parentela con il "Mohatma".
Il colonnello Singh, autore del libro "Gandhi: dietro la maschera della divinità"
Gandhi: dietro la maschera della divinità
G. B. Singh ha fatto a pezzi il mito di Gandhi myth — apostolo della pace, emancipatore degli intoccabili e liberatore dell'India dal dominio britannico con mezzi pacifici — pubblicando il suo lavoro Gandhi: Gandhi: dietro la maschera della divinità.
G. B. Singh ha studiato Gandhi per oltre venti anni raccogliendo i discorsi, gli scritti ed altri documenti del “mahatma”, che i sostenitori di Gandhi hanno tralasciato intenzionalmente per creare un messia del ventesimo secolo fondendo le figure di Gesù Cristo e Vishnu. Gli oppressori – i sostenitori del colonialismo, della schiavitù, del razzismo e delle discriminazioni di casta – hanno imposto alle vittime la propria versione della storia attraverso la manipolaizone, l'inganno e l'ipocrisia .
Per esempio c'è un museo dell'olocausto a Washington D.C. in memoria dei sei milioni di Ebrei che furono vittime delle atrocità naziste [chi conosce un po' meglio la storia sa che la storia è un po' differente, e che il numero delle vittime ebraiche delle violenze naziste è stato esagerato per giustificare il sionismo, ovvero la creazione artificiale dello Stato di Israele N.d.T]. Musei come questo, che mantengono viva la memoria, sono encomiabili e tali musei dovrebbero essere costruiti per ricordare alla gente gli efferati crimini perpetuati dai nazisti contro gli Ebrei. Ma perché a Washington non c'è nessun museo che ricorda il genocidio degli indiani d'America o la schiavitù [dei neri]? Ci vuole coraggio morale per guardare in faccia la realtà! Per scansare l'obbligo di intervenire nel Ruanda, le potenze occidentali Western guidate dal Presidente Clinton fecero pressioni sul consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché l'assassinio di dei Tutsi non venisse dichiarato un genocidio.
Un prete cristiano bianco diede inizio al mito di Gandhi myth nel Sud Africa. Il Reverendo Joseph J. Doke, un inistro Battista, fu il primo a scrivere la biografia di M. K. Gandhi , seguito da altri prelati e scrittori europei ed americani clergymen. John H. Holmes, un pastore unitariano di New York, nei suoi scritti e nei suoi sermoni attribuva a Gandhi titoli quali Gandhi il Cristo Moderno, Mahatma Gandhi il più grande uomo nato dopo Gesù Cristo, Mahatma Ji Reincarnazione di Cristo e Gandhi di fronte a Pilato. Romain Rolland, un francese vincitore del premio Nobel per la letteratura, guardò a Gandhi non solo come un santo indù, ma anche come un novello Cristo. Egli scrisse una nuova biografia di Gandhi in francese. La traduzione inglese di questo libro si apre con le parole: Egli é l'illuminato, Creatore di tutto, Mahatma.
Impressionata dalla pomposa propaganda su Gandhi in Occidente, la macchina della propaganda indù iniziò a sout sfornare una gran quantità di letteratura per elevare Gandhi allo status di una divinità indù del ventesimo secolo – “Rama, la settima reincarnazione di Vishnu” proclamò Krishnalal Shridharni. Ritratti di Gandhi lo raffigurarono come un avatar indù ed un santo cristiano. Il governo indiano, sotto il Primo Ministro Indira Gandhi, finanzò per un terzo del costo di produzione il film Gandhi affinché Gandhi venisse rappresentato come “un assoluto pacifista.”
Il clero cristiano aveva altre motivazioni per iniziare a costruire il mito di Gandhi. Elevando Gandhi al rango di messia del ventesimo secolo e poi convertirlo al cristianesimo avrebbe spalancato le porte all'evangelizzazione delle masse induiste. Forse i cristiani non si sono resi ben conto che Gandhi li aveva ingannati con le sue ipocrite affermazioni sul cristianesimo ? Che egli era un fervente induista, un sincero credente e difensore dell'ordine delle caste, l'essenza dell'induismo?
Gli apologeti di Gandhi hanno perpetrato un grosso inganno affermando il satyagrah di Gandhi in Sud Africa fu attuato per difendere i diritti delle popolazioni native. Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. Come mai avrebbe potuto Gandhi, un convinto sostenitore del sistema delle caste, preoccuparsi del benessere dei neri africani che egli considerava essere più in basso degli intoccabili dell'India, appena un gradino al di sopra degli animali?
Il satyagrah di Gandhi fu messo in opera per ottenere un migliore trattamento per gli Indiani che lavoravano in Sud Africa perché essi, secondo Gandhi, erano trattati alla stessa stregua dei selvaggi kaffir (i neri nativi). Durante la sua permanenza di venti anni in Sud Africa, Gandhi non ebbe nessun contatto sociale coi kaffir, dal momento che non ravvisò esservi niente in comune con loro nella vita quotidiana. Egli ebbe orrore quando si ritrovò nella stessa prigione coi “nativi”. Non gli piaceva vestire abiti con su impressa la “N” di nativi. Gandhi non ebbe alcuna simpatia per il cibo dei nativi né gli piaceva dividere con loro i bagni. Fu questa esperienza in prigione che fece venire alla luce il suo razzismo:
“I prigionieri Kaffir e Cinesi sono selvaggi, assassini e dediti a condotte immorali. di regola i Kaffir non sono civilizzati – i prigionieri peggio ancora. Sono fastidiosi, molto sporchi e vivono quasi come gli animali.”
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