Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini dichiara:
«Abbiamo semplicemente applicato la legge vigente. L’ok non è alla coltivazione di idrocarburi in Adriatico ma alle sole prospezioni con tecnica air-gun per capire cosa c’è nel sottosuolo: la richiesta, con la normativa attuale, non poteva non essere presa in considerazione, visto che esclude le aree interdette (fino a 5 miglia dalle coste italiane e fino a 12 miglia dal limite esterno delle aree marine protette e di tutte le altre zone sottoposte a tutela, ndr).
Anche le amministrazioni locali devono avere consapevolezza del contesto in cui ci si muove: tutti esercitino la loro responsabilità nell’ambito delle leggi, perché non vince chi strilla di più»
Questo è ciò che dichiara il ministro dell’ambiente Corrado Clini, ad un terra che ha come vera e genuina risorsa economica “IL TURISMO”.
Il Nostro petrolio è tra i fondali delle Tremiti, nelle vaste praterie di Posidonie e l’incontro di murene, nelle lunghe spiaggie di Vieste e tra le scogliere di Peschici, nel silenziosa calma dei Nostri laghi.
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- “NO CLINI, NO PASSERA! LA NOSTRA RICCHEZZA E’ IL MARE.”
Il Governo Monti non può agire come il GOVERNO TECNICO “LIQUIDATORE” DEL NOSTRO MARE. LA CRESCITA SOSTENIBILE CUI FANNO APPELLO, NON PUO’ CONTINUARE A RICERCARE PETROLIO E AD UCCIDERE LE ALTRE RISORSE E L’ ALTRO LAVORO, FONTE DELLA NOSTRA RICCHEZZA.
Il mare Adriatico, il mare nostrum, non è solo il nostro mare, sull’altra sponda balcanica lo stesso Adriatico è ancora un mare ricco di risorse, limpido, trasparente nonostante l’assenza dei depuratori, comunque un mare vivo, come quello dell’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti.
La Regione Puglia sa bene di questo valore e del suo essere regione euromediterranea.
Proprio a Mediterre, dove aveva preso precisi impegni con il Presidente Introna anche per conto delle associazioni della Rete No Triv, per aprire un dialogo, al Ministro Clini (con Nicastro, Introna e Vendola) era stato spiegato con fermezza e chiarezza la posizione sul tema trivelle.
Il Mare di Puglia da Manfredonia a Taranto, dalle bombe disseminate tra le Tremiti e Molfetta; con la discarica dei containers, il nostro mare ha già pagato caro il suo tributo al vecchio modello di sviluppo (purtroppo anche con l’over fishing – la pesca eccessiva).
Ora viviamo un’altra era e l’ambiente è una risorsa con cui sia l’energia sia la produzione industriale devono fare i conti: non si possono più distruggere le risorse naturali e le vite umane.
Non si possono distruggere le economie e il lavoro delle nostre comunità; soprattutto non si prendono più decisioni sulle nostre teste, per un pieno di benzina sporca e cara.Passera (il ministro dello sviluppo economico che ha dato accelerazione al percorso delle trivelle petrolifere) non sa di cosa stiamo parlando e non capisce che con il petrolio non si fa più molta strada….Clini però conosce quale sviluppo stanno avendo altre forme di combustibile e alimentazione per l’autotrazione: non sta a noi l’onere della prova, bensì spetta ad una politica capace di confrontarsi, discutere le nuove strategie industriali e capace di compiere queste scelte, di farlo con le misure ambientali e di tutela delle risorse naturali, pesci e uomini compresi.__________
- Per noi……”Non ne vale la pena”
Carissimi amici,leggendo tra le mille pagine del WEB, sono incappato nella dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, , nell’edizione 2012 di Solarexpo, allla Fiera di Verona.
E’ un appuntamento leader in Italia dedicato alle fonti rinnovabili e considerato uno dei tre principali appuntamenti a livello mondiale; qundi un palcoscenico di tutto rispetto, dove ci si confronta e si mettono in mostra i benefici e i percorsi virtuosi da seguire per una maggiore sostenibilità ambientale della nostra vita quotidiana.
Questa la dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini:“Il futuro dell’Italia si gioca nella possibilità di aumentare il ruolo delle fonti rinnovabili”.
“Questo ruolo va riferito nel contesto della nostra economia e del sistema energetico, tenendo conto anche delle caratteristiche dell’Italia, che non è un grande produttore di petrolio, di gas e carbone e che non ha neanche il nucleare”.
”Per questo motivo le fonti rinnovabili rivestono un ruolo importante per la sicurezza energetica e per l’ambiente, visto che sono ad emissioni zero.
Ma sono importanti anche per la crescita, perché investire nello sviluppo delle nuove tecnologie e nel miglioramento di quelle esistenti vuol dire presentarsi nei mercati internazionali con prodotti che oggi hanno un’altissima domanda”.
“I numeri del mercato globale dell’energia dicono che nel 2011 in assoluto le fonti rinnovabili hanno attratto la quota maggiore di investimenti, maggiori ad esempio rispetto all’estrazione del gas”.
“Il che vuol dire che i grandi investitori internazionali credono che lo sviluppo delle rinnovabili sia uno dei driver più importanti per la competitività del mercato globale dell’energia”.
Una linea di pensiero netta sulle rinnovabili e sul concetto stesso di sostenibilità ambientale, ma poi nei fatti disattesa punto per punto, dalla dichiarazoine all’ANSA sulle trivellazioni alle Isole Tremiti:
(ANSA) – ROMA, 31 AGO – Se il petrolio verra’ trovato si decidera’, pesando vantaggi e svantaggi insieme con Croazia e Slovenia. ”Abbiamo semplicemente applicato la legge vigente – spiega il ministro Clini che chiarisce che “il via libera non e’ arrivato a Ferragosto come dice l’assessore regionale”- ”A maggio scorso io e il collega Lorenzo Ornaghi abbiamo firmato il parere di compatibilita’ ambientale che riguarda la sola prospezione geofisica”. L’autorizzazione finale, osserva, ”dopo il nostro parere di compatibilita’, e’ di competenza del ministero dello Sviluppo economico”. Infine ”sull’uso energetico del mare Adriatico e’ opportuna una valutazione comune, da Trieste a Otranto coinvolgendo anche Slovenia e Croazia: bisogna capire se ne vale la pena”. (ANSA)
Quindi il contesto ambientale e della sua sostenibilità diventa un “se ne vale la pena”, sottovalutando e offendendo anche l’inteligenza della nostra gente, perchè noi siamo ben consapevoli, caro Ministro, che non possiamo coltivare il petrolio, il gas, il carbone,e ogni altro idrocarburo,cosi come Lei afferma: “ l‘ok non e’ alla coltivazione di idrocarburi in Adriatico ,ma alle sole prospezioni con tecnica air-gun per capire cosa c’e’ nel sottosuolo’‘ ….”Anche le amministrazioni locali devono avere consapevolezza del contesto in cui ci si muove; non vince chi strilla di piu”‘.
Noi abiamo molta consapevolezza, caro Ministro, della ricchezza paesaggistica e di biodiversità delle Isole Tremiti, infatti sono una Riserva Marina Protetta rientrante nel Parco Nazionale del Gargano; strilliamo semplicemente perchè non veniamo ascoltati.
Allora cari Ministri Clini, Ornaghi e altri , se è cosi, allora per noi “non ne vale proprio la pena, ne fare le indagini ne proseguire nelle trivellazioni” , ma ne “vale la pena” tenerci le nostre splendide Isole tremiti con i loro fondali, le loro bellezze, la loro biodiversità e il loro orizzonte; Spenda caro Ministro, le risorse verso le energie alternative, che sono, come Lei stesso ha affermato, il motore della crescita e della salvaguardia dell’ambiente.
Venga in Vacanza da queste parti, e poi decida con tutta serenità assieme ai suoi colleghi…
Antonio Gisolfi, un giovane che ama questa meravigliosa terrà..__________
- COMUNICATO STAMPA DEL "COMITATO PER LA TUTELA DEL MARE DEL GARGANO" RELATIVO AL DECRETO CLINI-ORNAGHI
COMUNICATO STAMPA
Il recente decreto dei ministeri dei beni ambientali e dei beni culturali che permette alla società irlandese “Petrolceltic Elsa” l’attività iniziale di studi geologici esplorativi del sottosuolo minerario, i cui esiti positivi darebbero sicuramente il via alla perforazione del fondo marino con la costruzione di infrastrutture petrolifere lungo le linee costiere molisane e pugliesi, con gravi danni all’ambiente, alla fauna e alla flora marina e negative ripercussioni per l’economia turistica e lo sviluppo sostenibile del territorio, denota la volontà del governo di sfruttare il mare Adriatico per scopi energetici.
Non comprendiamo le ragioni di tale volontà, anche dal punto di vista economico visto i guadagni del tutto irrisori previsti per le casse dello stato. E’ del tutto evidente invece la potente azione delle multinazionali del petrolio.
Visto che il decreto legislativo n. 128 del 2011 permette la ricerca e la coltivazione di petrolio oltre le 5 miglia dalla costa italiana e oltre le 12 miglia dalle aree marine protette, riteniamo che la volontà del governo sia condivisa dalle segreterie nazionali dei partiti che non hanno prodotto in Parlamento una proposta di legge per vietare, sempre e comunque, la coltivazione di petrolio nei mari italiani, nonostante le forti resistenze delle istituzioni e delle associazioni dei territori coinvolti.
Il decreto legislativo n. 128 del 2011 non prende in considerazione elementi fondamentali quali la posizione geografica, la bellezza della costa adriatica, le conseguenze sociali ed economiche a lungo termine, la qualità scarsa del petrolio presente, non considera possibili e probabili forti impatti ambientali quali subsidenza, scoppi di pozzi, dispersione nel mare di rifiuti speciali, anche tossivi, ad esempio fanghi e fluidi perforanti o acque di risulta.
Come già ampiamente documentato da autorevoli studi scientifici il petrolio dell’Adriatico è di pessima qualità contenendo gas sulfurei e avendo una catena chimica del carbonio molto lunga, tanto che dalla raffinazione non è possibile ottenere idrocarburi leggeri quali le benzine.Il decreto che autorizza la Petrolceltic, collegato a semplici prescrizioni sul rilevamento della presenza di cetacei, sottovaluta i rilevamenti geosismici che avvengono con l’ausilio di dispositivi air gun. Tecnica che si basa su fenomeni di riflessione e di rifrazione delle onde elastiche generate da una sorgente artificiale, la cui velocità di propagazione dipende dal tipo di roccia, con produzione di esplosioni mediante micidiali bolle d’aria che si propagano nell’acqua con effetti devastanti sulla vita della fauna acquatica: mortalità elevate nelle immediate adiacenze degli spari e danni permanenti a vari apparati degli animali colpiti con conseguenze sulla vita di relazione e sulla capacità di sopravvivenza in un sistema ampiamente competitivo come quello acquatico. Le specie interessate non sono solo i mammiferi marini, soggetti maggiormente sensibili, ma anche pesci, tartarughe e invertebrati. In particolare, in essi si riscontrano cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat, perdita dell’udito temporanea o permanente, morte o danneggiamento delle larve di pesci ed invertebrati.Vasta la letteratura scientifica che addebita ai dispositivi “airgun” lo spiaggiamento in tutto il mondo di tartarughe, balene, delfini, rendendo chiara l’idea di un mondo aggredito da scelte, progetti, comportamenti non certamente sostenibili.
Gli spiaggiamenti avvengono continuamente anche sulle coste del mare Adriatico. Lo spiaggiamento di sette capodogli sulla costa del Gargano nord nel dicembre 2009 non può essere ritenuto, secondo autorevoli pareri scientifici, del tutto indipendente dalla possibilità che gli animali siano stati colpiti da queste onde sonore.
I danni all’ecosistema, durante i successivi scavi di pozzi esplorativi, sono accertati da una vasta letteratura scientifica. L’Enviromental Protection Agency (EPA) ha rilevato nei fluidi perforanti a base di acqua anche la presenza di metalli quali mercurio, arsenico, vanadio, piombo, zinco, alluminio, cromo, oltre a arsenico, benzene, toluene, xylene. Peraltro, la trivellazione del sottosuolo comporta spesso quale sostanza di risulta acqua miscelata a sostanze oleose con concentrazioni rilevanti di rame, cadmio,cromo, rame, nickel, piombo, zinco, berillio, ferro, bario, nonché isotopi 226 e 228 del radon, gas comunemente riconosciuto come radioattivo.
La Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna ( ricercatrice presso l’Istituto per la Sostenibilità della California State University at Northridge di Los Angeles) ha segnalato che nelle acque abruzzesi antistanti Ortona, durante l’estate del 2008, dopo solo due mesi di permanenza di un pozzo esplorativo la qualità dell’acqua marina prossima ad esso è diventata torbida, densa e melmosa, inquinata da sostanze non compatibili con le attività economiche, sociali, culturali di aree costiere fortemente antropizzate e in un mare chiuso come quello Adriatico.
Oltre agli aspetti etici, ambientali e naturalistici, intesi come necessità e responsabilità di conservare le migliori condizioni per favorire la biodiversità, il governo e il Parlamento italiano non considerano le esigenze economiche dell’attività di pesca che si svolge lungo tutto l’Adriatico e che per vari altri fattori, legati a problemi di inquinamento del mare e a eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche, soffre già di una crisi forte e prolungata nel tempo che sta già lasciando a casa migliaia di lavoratori.
Oltre al Parco Nazionale del Gargano, a numerosi parchi regionali, riserve naturali statali e regionali, sono centinaia i monumenti naturali, i parchi suburbani, i parchi provinciali, le oasi di associazioni ambientaliste (WWF, Pro Natura, LIPU) riconosciute come aree naturali protette, e innumerevoli i siti appartenenti alla Rete Natura 2000, considerati di grande valore in quanto habitat naturali dagli eccezionali esemplari di fauna e flora, istituiti nel quadro della “direttiva habitat”, al fine di preservare specie ed habitat per proteggere la biodiversità nell’ambito del territorio dell’Unione europea, tenendo in conto gli aspetti economici, sociali e culturali locali e regionali nel quadro di uno sviluppo sostenibile.
Il mare Adriatico deve essere difeso e tutelato dall’attività estrattiva del petrolio, incluso il progetto in esame, che è da ritenersi in forte e totale contrasto con l’ambiente, l’economia, la storia, le tradizioni che si svolgono lungo la costa adriatica del Molise e della Puglia, peraltro un territorio ampiamente antropizzato, soprattutto durante la stagione estiva, che promuove e valorizza in ogni occasione il turismo di qualità, i prodotti ittici, i sempre più numerosi prodotti agricoli “slow food”, la consolidata immagine di territorio sano che si avvia verso uno sviluppo sempre più sostenibile.
L’estrazione di scarse quantità di petrolio pesante, ricco di zolfo, con guadagni irrisori da parte dello Stato, non deve e non può giustificare l’aggressione alle attività produttive, alla salute pubblica, ai delicati equilibri di flora e fauna di gran parte del mare Adriatico, del quale chiediamo da tempo l’inserimento tra i siti del patrimonio mondiale dell’Unesco con una petizione pubblica promossa dall’Associazione Onlus “Habitat Lab” di Annika Patregnani, al fine di promuoverlo, valorizzarlo e portarne a soluzione le criticità.
Il Comitato per la tutela del mare del Gargano è al fianco di istituzioni, partiti e associazioni che si oppongono, senza se e senza ma, alla ricerca e alla coltivazione di petrolio nei mari italiani; nel contempo, si porrà in aperto contrasto con istituzioni, partiti e associazioni che intenderanno mettere in campo con il governo trattative relative alla distanza dalla costa per le ragioni ampiamente sopra espresse.
Gargano, 3 settembre 2012