in futuro dovremo cominciare ad avere paura di non riuscire più a distinguere cosa è il bene e cosa il male; ma non oggi, non adesso.
inizio questo articolo con delle note che riguardano un intervento di Tondelli letto ieri sera su Linkiesta; esse mi serviranno come spunto per questo pezzo che già di per sè doveva trattare certi nodi della questione. Già nel titolo de “il triste bisogno di schierarsi pro o contro Israele” trovo qualcosa di profondamente sbagliato; certo, se biasima la fretta di prendere posizione (o peggio ancora, di mantenerla) rispetto ad una delle questioni più assurde degli ultimi 150 anni, caro Jacopo le dò ragione: a dire il vero, questa guerra continua ininterrottamente da ben prima del 1948 proprio perchè il dialogo non è mai esistito.
ma io ho letto una direzione diversa nel suo articolo: la gente che non “ha a cuore da sempre” la questione israelo-palestinese adesso dovrebbe, invece di pubblicare foto e commenti a riguardo, avere il pudore di continuare a non trattare l’argomento. questo sentimento non mi ricorda nè più nè meno quando uno dei miei gruppi musicali preferiti diventarono improvvisamente famosi,
e fui costretto a condividere con milioni di persone il prezioso segreto della loro musica; semplicemente li ritenevo indegni di tutto ciò. Crede forse che il telegiornale delle 20, ancor ora la maggiorparte di noi lo guarda, sia più accurato nel trattamento di queste questioni dei social network? non so quanti canali rai hanno passato le poco condivisibili dichiarazioni del ministro degli esteri Terzi:“l’escalation è iniziata con un’enorme offensiva partita da Gaza” (18/11)
”opportuno, alla luce degli ultimi sviluppi in Medioriente, rinviare il voto sulla richiesta palestinese di diventare osservatore presso le Nazioni Unite, la crisi attuale rischia di complicare una riunione dell’Onu già problematica sulla Palestina” (20/11)
No, io non mi sono mai fidato dell’informazione passiva, nè dei i giornali convenzionali che non sanno più prendere posizioni riguardo certi crimini contro l’umanità, si veda per esempio il caso de “la Repubblica” che ha rimosso il pezzo di Piergiorgio Odifreddi il quale ha denunciato il comportamento degli Israeliani come “dieci volte peggio di quello nazista”
lei ha scritto
“ in un terra contesa da due popoli entrambi aventi diritto (secondo la legge internazionale e tante tante pronunce) a uno stato proprio, ma entrambe incapaci di esprimere una classe dirigente disponibile a trovare una lingua comune sul terreno del compromesso, e non su quello della forza. Una storia fatta di un popolo e di una nazione decisamente più solida e forte e di un’altra più debole, questo è indubbio, ma anche di insicurezze permanenti che restano – nel più forte – se da quando esiste ha sempre dovuto difendersi da vicini che – esplicitamente – non ne riconoscevano il diritto ad esistere ”
questo proprio non posso condividerlo. Sostenere che entrambi hanno le proprie ragioni in questo caso non significa (ovviamente è solo il mio modesto avviso) aver saputo ascoltare le diverse campane. Se parla della legge internazionale (lei mi spiegherà con che diritto le Nazioni Unite hanno disposto della terra altrui) che ha dichiarato Israele avente diritto ad uno stato, deve anche ricordare che la Gran Bretagna ha legittimato in un primo momento (anni ’20) il movimento sionista solo per mere questioni geopolitiche e imperialiste, ed in un secondo (1948) fu solo a causa dell’antisemitismo europeo che l’occidente decise di pulirsi a buon mercato la propria coscienza, in barba al diritto nazionale arabo.
Ma senza impelagarci nelle cause storiche (quelle sì sono state abbondantemente trattate e chi vuole informarsi trova già tutto scritto), e tornando alla volontà di trattare la pace, Richard Falk (inviato speciale delle Nazioni Unite) ha scritto sul suo blog (e a dire il vero è ampiamente documentato)
(traduzione dall’Inglese)
“ i leader di Hamas hanno detto chiaramente più volte di essere disponibili alla pace permanente con Israele se ci sarà un ritorno ai confini del 1967 (22 per cento della Palestina storica) e l’intesa è sostenuta da un referendum di tutti i Palestinesi che vivono sotto assedio “
ma
“ Israele, con l’appoggio di Washington, considera Hamas come una “organizzazione terroristica” che deve essere definitivamente esclusa dalle operazioni diplomatiche “
ma allora perchè se non per spingerli all’emigrazione (i profughi palestinesi sono una costante di questa vicenda dal ’48 in poi), è stato fatto tutto questo?
Falk sostiene che
“ per migliorare il nostro punto di vista, basta leggere un recente rapporto UN che sostiene che il deterioramento di servizi e condizioni renderà Gaza invibile nel 2020 “
Failcaffè ha già parlato delle vergognose condizioni di vita nel territorio della Striscia nell’articolo “un posto caldo”
in tutto ciò, il recente Premio Nobel per la pace ci ha voluto confermare che, sì siamo nel 2012, ma quando si tratta di diritti umani abbiamo ancora come riferimento il vecchio Hammurabi
“L’Unione Europea condanna fermamente il lancio di razzi su Israele dalla Striscia di Gaza, che Hamas e altri gruppi armati devono immediatamente interrompere. Non può esserci alcuna giustificazione al prendere deliberatamente di mira civili innocenti. Israele ha il diritto di proteggere la sua popolazione da questo tipo di attacchi”. (Consiglio UE, 19/11)
a riguardo, Amira Hass su Haaretz ha scritto
“ una delle maggiori vittorie della propaganda israeliana: il fatto di essere stato accettato come vittima dei palestinesi non solo nell’opinione pubblica israeliana, ma anche presso i leader occidentali ”
insomma l’esercito ebraico sta facendo DI TUTTO per far precipitare la situazione e la comunità internazionale NON STA FACENDO ASSOLUTAMENTE NULLA per cambiare le drammatiche condizioni imposte da un partito, il Likud, che affonda le sue radici in un altro partito (Herut) sessant’anni fa accusato da parte di intellettuali del calibro di Einstein di avere idee naziste e fasciste.
concludo questa organizzazione delle idee, condividendo la parte finale dell’articolo di Odifreddi
“ Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali? “
Io non sono una storia che puoi raccontare,
non sono una canzone che puoi cantare,
non sono un suono che puoi udire,
non sono neppure questo che puoi vedere
né quello che puoi conoscere.
Io sono una sofferenza che anche tu puoi provare,
chiamami con un grido.
Ahmad Shamlu
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