Sin dalla sua comparsa sul mercato editoriale, Hikari, divisione manga di 001 Edizioni, ha abituato i propri lettori a standard molto alti e alla proposizione di titoli fra i più apprezzati e ricercati dagli estimatori del fumetto nipponico. Dopo il successo ottenuto con Rohan al Louvre, scritto e illustrato da Araki Hirohiko, e il capolavoro di Tezuka Osamu La cronaca degli insetti umani, è di alcuni giorni fa l’annuncio che l’editore torinese sta lavorando alla pubblicazione di Gen di Hiroshima, del compianto sensei Nakazawa Keiji.
L’uscita del primo dei tre volumi in cui Gen di Hiroshima (titolo originale Hadashi no Gen) viene pubblicato è prevista per maggio 2014. Il perché l’annuncio della pubblicazione dello shĹ�nen manga di Nakazawa Keiji abbia suscitato tanto clamore e attenzione da parte di lettori e critica risiede nel ruolo di primo piano che quest’opera occupa nell’immaginario collettivo e nella letteratura giapponese contemporanea.
Un suo primo tentativo di commercializzazione in Italia fu attuato quindici anni fa dalla Planet Manga, che tuttavia non riuscĂŹ a completare l’immissione sul mercato dell’intero piano dell’opera, pubblicando solo i primi quattro volumi dei dieci originali. L’edizione Hikari di differenzia da quella del 1999 per motivi formali e sostanziali. Anzitutto diverso è il formato: Gen di Hiroshima verrà pubblicato in tre imponenti volumi brossurati con alette, di 17×24 centimetri, il primo dei quali composto da 1200 pagine in bianco e nero e a colori, con un prezzo di copertina di 35 euro per ciascun tomo.
Serializzato negli anni Settanta, Hadashi no Gen ha venduto oltre sei milioni e mezzo di copie, è stato tradotto in dieci lingue ed è stato adattato in tre distinti live action cinematografici tra il 1976 e il 1980, due film d’animazione rispettivamente nel 1983 e 1986 e un dorama in formato tanpatsu in due episodi, mandati in onda nel 2007 dalla Fuji TV.
La trama segue le vicende della famiglia Nakaoka di Hiroshima – composta dai genitori e cinque figli, con un sesto in arrivo – e in particolare di Gen, un bambino di sei anni, dagli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale fino al periodo immediatamente successivo allo scoppio della bomba.
Nella prima parte del manga, Nakazawa Keiji si sofferma a lungo sulla descrizione della quotidianità di casa Nakaoka e della città di Hiroshima prima della tragedia, con l’intento di base di sottolineare quanto un evento come l’atomica abbia sconvolto l’esistenza degli abitanti del posto, in precedenza ignari di poter divenire bersaglio di un simile ingiustificato attacco, e ne abbia condizionato definitivamente il futuro. Nel corso della seconda parte, in una terra piena di hibakusha (sopravvissuti), immersa nel clima di follia e disperazione dovuto al momento storico, il giovane Gen si erge come un irriducibile lottatore per la sopravvivenza, che non si arrende al dolore della perdita, alla spietatezza della specie umana e quando ne ha l’occasione trova, anzi, la forza di entusiasmarsi di fronte alla vita.
Siamo in presenza di una toccante opera autobiografica, che racconta gli orrori e le conseguenze dell’olocausto atomico, vissuto in prima persona dall’autore durante l’infanzia. Ed è proprio la mescolanza dell’elemento autobiografico con quello di finzione a conferire a Hadashi no Gen un ventaglio di possibilità narrative superiori rispetto a un’ispirazione basata meramente sul proprio vissuto.
Nato a Hiroshima il 14 Marzo del 1939, il 6 agosto 1945 Nakazawa Keiji perse suo padre, sua sorella maggiore, suo fratello e sua sorella minori; soltanto sua madre e due fratelli riuscirono a sopravvivere insieme a lui, ma la prima morĂŹ nel 1966 per le conseguenze delle radiazioni nucleari. Lo stesso mangaka ha sofferto di leucemia per tutta la vita, fino a spegnersi per le conseguenze della lunga malattia – che nel 2009 lo privò della vista, cosĂŹ da dover rinunciare a realizzare un sequel di Hadashi no Gen – il 16 dicembre 2012.
Si può ritenere, dunque, che lo scopo della vita privata e professionale di Nakazawa sia stato continuare a raccontare l’orrore della bomba atomica e della guerra, come missione per la propria generazione e monito per quelle a venire. In questo Gen di Hiroshima ha centrato lo scopo.
Definito da certa critica “un sussidiario del dolore“, Barefoot Gen – questo il titolo attribuitogli in alcuni Paesi – dimostra uno scopo genuinamente pedagogico: mostrare al lettore le indicibili sofferenze patite dai sopravvissuti all’apocalisse di Hiroshima, senza edulcorazioni o censure.
Tuttavia la finalità didattica di questo manga inficia non poco la narrazione e alcune scene dal sapore ironico e quasi puerile sembrano inserite a sproposito nell’atmosfera plumbea che pervade l’intera opera, risultando difficilmente comprensibili alla mentalità occidentale.
Gen di Hiroshima, pur risentendo del tempo, rimane una spietata testimonianza di chi ha vissuto l’incubo atomico, un tentativo di mostrare i recessi più bestiali dell’umanità e nello stesso tempo dotare di un seme di speranza il futuro.
Nel nome stesso del suo alter ego, Nakazawa innesta diversi significati:
[Gen] può significare ‘radice’ o ‘origine’ di qualcosa, ma anche ‘elementare’ nel senso di un elemento atomico, come pure ‘risorsa’ di vitalità e felicità.
E cosĂŹ l’autore ci mostra che i bambini come Gen, pieni di forza, coraggio e altruismo, sono i veri vincitori della guerra. A piedi nudi, urlando il proprio dolore e il proprio disprezzo nei confronti dell’aberrazione cui l’uomo era giunto, Gen corre alla ricerca di cibo, soccorre le persone ferite che incontra sul suo cammino, regala un sorriso ai moribondi che abitano a Hiroshima dopo lo scoppio.
Volendo azzardare un accostamento con un’opera di stampo occidentale, si potrebbe paragonare Gen di Hiroshima a Maus di Art Spiegelman, racconto tragico e dolente di un sopravvissuto alla Shoah. Anche questa storia incanta, in un alternarsi di tragedia e ironia, violenza animalesca e amore purissimo, ma il paragone sarebbe sbagliato sotto il profilo dello scopo.
In ambito fumettistico, le storie di tale intensità, in grado di scavare dentro, lacerando e lasciando cicatrici, cariche del potere delle immagini e delle parole, sono poche.
Se Nakazawa Keiji ha palesi fini educativi, l’autore americano parte da presupposti assai diversi, come dichiarato nel corso di un’intervista pubblicata sul numero 424 del Mucchio Selvaggio:
La storia che mi appassionava era il passato dei miei genitori, e il mio rapporto con loro attraverso questo passato. Non ha niente a che vedere con la condivisione del dolore. Maus non è nato per una spinta didattica e filantropica
Nakazawa Keiji ha scelto di parlare di ciò che è successo il 6 agosto 1945 attraverso le immagini oltre che le parole, e sopratutto attraverso la storia di Gen, che nel manga compare come simbolo di forza e coraggio. Insieme a lui, carica di forza evocativa, la sorellina Tomoko, ultima figlia della famiglia Nakaoka, venuta alla luce proprio il giorno della bomba: la madre, alzandola al cielo e mostrandole i danni che ha prodotto la guerra, la esorta a non dimenticare.A ciò si aggiunge l’importante apparato critico che accompagna la pubblicazione. A questa edizione collaborano, infatti, due professori dell’Università Ca’ Foscari: Miyake Toshio, uno dei grandi esperti sulla letteratura atomica giapponese, autore di un saggio che approfondirà l’importanza di Gen nella società del Sol Levante, e Marcella Maria Mariotti, docente nel Dipartimento Asiatico dell’Università veneziana, cui è affidata la traduzione.
Questo, senza ombra di dubbio, resta il messaggio fondamentale di Gen di Hiroshima: non dimenticare. Da questa consapevolezza nasce l’importanza di rendere fruibile ai lettori italiani questa pietra miliare della letteratura disegnata nipponica.
Abbiamo parlato di:
Gen di Hiroshima Vol. 1
Nakazawa Keiji
Traduzione di Marcella Maria Mariotti
Hikari, maggio 2014
1200 pagine, brossurato, bicromia – 35,00 â‚Ź
ISBN: 978-88-97846-63-5
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