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Generazione 3-euro-all’ora. E’ Letta che te lo chiede

Creato il 16 dicembre 2013 da Margheritapugliese

Il_sacrificio_di_Isacco

 

Aveva promesso che avrebbe creato lavoro, dato respiro all’economia, liberato i giovani dai vincoli del precariato. L’esempio che ci ha offerto il governo Letta è quanto di più indegno si possa pensare: 500 pseudo-posti di lavoro precari a tre euro e venti all’ora (neanche 500 euro lordi al mese) elargiti dal ministero della cultura, modello contentino, ad altrettanti giovani, a cui si chiede una laurea con ‘almeno’ 110. Niente buoni pasto, niente ferie. Il tutto per un impegno che arriva alle 35 ore settimanali di lavoro (neanche l’’attenuante’ del part time).
Ecco l’’ambìto’ incarico, annunciato a suon di proclami, dal dicastero retto da Bray: “Inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, presso gli istituti e i luoghi della cultura statali”. Vedere per credere. E’ roba da strabuzzare gli occhi: http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1386356199571_Bando.pdf

Alla faccia della sbandierata meritocrazia: si chiede l’eccellenza e la si paga una miseria. Qui non sono gli “imprenditori schiavisti”, i “padroni sfruttatori”, gli “industriali aguzzini” a speculare sul lavoro e il precariato. Qui non c’è il “capitalismo – assassino”, la “globalizzazione sfrenata” a rovinare le uova nel paniere delle generazioni-terzo millennio. Qui è lo Stato che – per primo – propone condizioni da vergogna ai giovani, per giunta selezionati con criteri stringenti. “Indennità di partecipazione” la chiamano dal ministero. Ma per i 500 disoccupati che hanno 35 ore settimanali da spendere tra pergamene e scaffali quei 3-euro-e-venti-all’ora è facile che siano uno ‘stipendio’. Da fame.

Se ancora avevamo bisogno di prove: eccole. Il bando che arriva da via del collegio Romano è il segno di un’incoerenza che nei Paesi civili non sarebbe ammessa. Ma qui da noi siamo riusciti a digerire anche questa presa in giro. Questa sinistra da salotto è brava a dire e pessima a fare. Se la risposta al precariato che arriva dagli illuminati signori dell’Esecutivo romano è la soluzione ai mali del lavoro giovanile, è il caso che i giovani organizzino esodi di massa all’estero. L’ennesima mazzata per quei ragazzi (sono sempre meno) che lottano per costruirsi condizioni di vita degne in questo Paese. Ma questo è un Paese che merita di diventare vecchio e affossare per anzianità e baronato. Per chi non l’avesse capito: questo non è un Paese per giovani.

Venti e trentenni “fujetevenne”, per dirla alla Eduardo. I governanti sono fortunati: altrove le rivoluzioni le hanno fatte per molto meno. L’agglomerato di genti che qualcuno chiama Italia è stanco e disilluso. E ha perso anche la voglia di combattere. Ah, dimenticavo, popolo degli okkupanti, degli sbandieratori da corteo, dei ribelli da salotto, dei comunisti col cashmere, siete ridicoli.
Tenete per voi le vostre fandonie, non siete neanche bravi a mentire. Ora continuate a sperare nella rassegnazione della gente.

Filippo Manvuller


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