La consacrazione pop di una band che tutt'altra origine ebbe. Ma quante copie hanno venduto con questo Invisible Touch? Sì, hanno sbancato e senza pietà. Singoli come la title track e Land of Confusion, in quattro e quattro otto, fanno il giro del mondo e dominano le playlist musicali di radio e della nascente industria videocratica. Pure ballabili, poi. E il disco mantiene vivo quel tenore. Una certa critica scorgerebbe un presunto taglio ecumenico del disco, spezzato tra canzonette pop - per il pubblico in erba - e song più lunghe (dall'attitudine strumentale; pensiamo a Domino o a The Brazilian) - dedicate a chi se l'è ancora legata al dito. Insomma, un lavoro contestuale (leggi Anni 80 style) ma attento tanto ai giovani, quanto ai vecchi fan. Tra pop e prog? Non direi. Siamo onesti. E onestamente concediamo pure ai Genesis di avere consegnato alla storia un classico (nel bene e nel male) di quel decennio, ma senza dimenticare che quel 1986 aveva comunque sfornato alcuni pezzi da 90 che, per fortuna, ci fanno un po' dimenticare questi Genesis poco riconoscibili (qualche titolo? Gone to Earth di David Sylvian, Jazz from Hell di Frank Zappa, il live di Sting Bring on the Night, il magnifico True Stories dei Talking Heads, il particolare (e assai discusso) Somewhere in Time degli Iron Maiden... ma sì, mettiamoci pure Notorius dei Duran Duran...).
Magazine Cultura
GENESIS - The Ultimate Collection - Invisible Touch
Creato il 25 febbraio 2012 da Scrittoreprogressivo
La consacrazione pop di una band che tutt'altra origine ebbe. Ma quante copie hanno venduto con questo Invisible Touch? Sì, hanno sbancato e senza pietà. Singoli come la title track e Land of Confusion, in quattro e quattro otto, fanno il giro del mondo e dominano le playlist musicali di radio e della nascente industria videocratica. Pure ballabili, poi. E il disco mantiene vivo quel tenore. Una certa critica scorgerebbe un presunto taglio ecumenico del disco, spezzato tra canzonette pop - per il pubblico in erba - e song più lunghe (dall'attitudine strumentale; pensiamo a Domino o a The Brazilian) - dedicate a chi se l'è ancora legata al dito. Insomma, un lavoro contestuale (leggi Anni 80 style) ma attento tanto ai giovani, quanto ai vecchi fan. Tra pop e prog? Non direi. Siamo onesti. E onestamente concediamo pure ai Genesis di avere consegnato alla storia un classico (nel bene e nel male) di quel decennio, ma senza dimenticare che quel 1986 aveva comunque sfornato alcuni pezzi da 90 che, per fortuna, ci fanno un po' dimenticare questi Genesis poco riconoscibili (qualche titolo? Gone to Earth di David Sylvian, Jazz from Hell di Frank Zappa, il live di Sting Bring on the Night, il magnifico True Stories dei Talking Heads, il particolare (e assai discusso) Somewhere in Time degli Iron Maiden... ma sì, mettiamoci pure Notorius dei Duran Duran...).
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