Magazine

Genitore in visita in terra straniera

Creato il 05 dicembre 2010 da Discorrere
Capita a chiunque di voler emigrare lontano prima o poi, anche per un breve periodo, e così ci si organizza in men che non si dica et voilà, siete oltremanica. E mo’?! E mo’ niente, oltre a diventare le massime esperte di surgelati stranieri, sigarette di contrabbando e mostre d’arte futuristica, non fate molto altro. Il tempo scorre e da una settimanella che dovevate rimanere passano mesi, quindi una sana e calorosa visita genitoriale è quasi d’obbligo. Capita, è scritto anche nel foglio illustrativo. Per intenderci, era l’asterisco con la scritta a carattere 1.Siamo sincere. E’ un dramma. Soprattutto perché solitamente il preavviso è di cinque, massimo dieci minuti e allora gli attacchi di panico si palesano ravvicinati quanto delle doglie pre parto. Ovviamente la casa è esplosa e non ve ne siete accorte. La polvere vi fa ciao bella! dal divano, le mutande pendono dai lampadari, le calze improvvisano un Walzer in salotto e la coinquilina…ah, la coinquilina. Boh. Panico.Che fare con la casa? Dopo una rapida carrellata di tutte le opzioni possibili, compresa chiamata anonima su un imminente attacco terroristico proprio sotto casa vostra, toh!, decidete di fare pulizie (?), nel senso proprio di pulire, lavare, ecc. e seguite scrupolose il manuale della piccola filippina che avete scaricato illegalmente da internet. Ora, dopo varie scoperte sorprendenti, vedi l’aspirapolvere, che ommiodio aspira! e altrettanti dubbi inerenti il funzionamento di stracci, scope e simili, la casa sembra vivibile, o almeno, una famiglia Rom la troverebbe graziosissima.Così arrivano, i prodi genitori, e ma hai un cane? Cane? Ma quale cane? Finalmente il mistero della scomparsa del Pincher nano, barra aborto della natura, della vicina si spiega, e si spiegano anche quelle piccole palline marroni su cui pattinavate a piedi nudi e che scambiavate per corn flakes integrali, e sì, ho un cane, caruccio no?! Si chiama Duster ta-ta, e fa la guardia agli acari. Perplessi. Pure voi, che si credono?!Ma il dramma si compie quando vi chiedono che hai qualcosa da bere? Ecco, per fortuna le tubature ancora funzionano perché oltre l’acqua, no, il vostro frigo non offre altro, se non una parete di ghiaccio che  cola dal freezer con tanto di stalattiti arrivate con un pullman dalla Svizzera. Ah, ah, ah però, Gerry Scotti ne rimarrà indispettito!Naturalmente la suddetta visita non capiterà mai in primavera, perché voi, ah, astute, non c’è che dire, decidete di trasferirvi in inverno. Quando sbocciano le margherite e cinguettano gli uccellini? Ma-de-che, quando compaiono le prime tormente di neve che per uscire di casa scavate un tunnel a mani nude pari al Gran San Bernardo, quando con le ballerine paillettate improvvisate voli d’angelo che ma quando caz… l’hanno costruita la pista di pattinaggio sotto casa? e quando fate a gara con i ragazzini del vicinato a chi si schianta prima giocando a Il bob vivente, dead or alive. Ecco, questa è la situazione meteorologica, uno scenario post apocalittico in cui accoglierete il genitore di turno con l’affabilità di un istrice incazzato e il calore di un cinghiale castrato. In alternativa potete barricarvi in casa col signore del riscaldamento, ma so’ 50 Euri l’ora e non ve conviene.Dato il clima, il genitore di turno, stanco per antonomasia, alla domanda che usciamo? risponderà Ma sei cretina?! Fine della storia. Ok. Quattro giorni a stretto contatto in quaranta metri quadri. Cosa succederà? Facile: a) cominciate a giocare ad Accettata selvaggia e con la maestria di Pai Mei, ma soprattutto con la stessa grazia e leggiadria, vi sfidate a colpi mortali sulla moquette bianca del salotto. Splatter ma gratificante. Vince chi muore per secondo, b) comprate dei tappi di cera, dato che il genitore in questione è affetto da logorrea acuta mista a crisi esistenziale, e fate finta di essere autistiche. Lui/Lei, che nutriva il sospetto di una patologia fin dalla vostra nascita, vi lascerà in pace, perché poverina, è mongoloide, non è colpa sua o c) andate d’amore e d’accordo, mmmh, vabbè potrebbe essere ma se non accade ripiegare su a) e b) o in alternativa usare la scusa delle sigarette/Tampax, uscire e fare Forrest finché i polmoni non vanno in protesta sindacale. Il genitore, si sa, necessita anche di nutrimento (?!) e ovviamente non intende procacciarsi cibo da solo quindi ci dovete pensare voi. Dopo la prima cena a base di patatine fritte, Pizza Hut e girelle di liquirizia comincia a dubitare della vostra salute psicofisica e impone un regime alimentare sano, Jawohl! ed equilibrato. Ergo, verdure lesse, zuppe e carne ai ferri. No, non confondetevi, non siete al Policlinico, è vita vera. Per fortuna, sempre grazie all’astuzia che non v’abbandona, avete una scorta di Coca Cola e barrette al cioccolato sotto al letto. Va da sé che dovrete anche apparecchiare e momentaneamente abbandonare la cuccia che naturalmente si è creata nel divano, perché Lui/Lei  non gradirà mangiare nella posizione del loto, senza piatto e con le briciole pure nelle mutande. Nein.Al terzo giorno vi siete quasi riumanizzate, vi siete addirittura fatte una doccia e avete indossato indumenti che non fossero tute e scaldamuscoli alla Jennifer Biel, che magari!, e vi siete svegliate che c’era la luce, capite che non siete in Islanda. Il quarto giorno è quello della partenza ma bufera di neve, panico, beh, allora rimango, grida interne di lacerazione e spavento e no, allora cambio volo. Ok, ok, pericolo rientrato. La vostra vita si è giocata in pochi minuti, ne siete uscite vive, ora non vi resta che andare ad accendere un cero alla protettrice (che detto così pare brutto ma pure se fosse non vi crederebbe nessuno! E’ questo il dramma.) delle figlie sconclusionate e dei genitori sfigati e via! Lui/Lei prende il taxi e voi siete di nuovo sole nella vostra casa e no, della coinquilina ancora nessuna notizia. Quindi Sole. Silenzio. Quaranta metri quadri. Uno spazio che diventa enorme e una mancanza che si acuisce. Sì, forse è ora di tornare a casetta bella.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog