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Genitori e figli: una riflessione da un allenatore

Creato il 12 aprile 2011 da Educalcio

Pubblichaimo alcune riflessioni che abbiamo ricevuto da Piero Carnacina, Responsabile scuola calcio dell'ASD PORTO TOLLE 2010. Un grazie a Pietro per averci scritto e condiviso le sue riflessioni con tutti noi! 

Anche in televisione ormai è diventato un tormentone, figli adolescenti ingestibili e violenti, genitori poco autorevoli. Tavole rotonde, dibattiti, psicologi, e chi più ne ha, più ne metta, risultato? Un parlare a vuoto un non arrivare mai al nocciolo del problema. Mai un tentativo serio di provare a capire e provare a risolvere. Ormai è un dato di fatto che il rapporto genitori- figli è cambiato, per colpa di chi? Non è facile trovare una risposta a questa domanda. C’è un solo dato oggettivo i genitori (padri in particolar modo) sono meno autorevoli, meno carismatici che in passato. Questo si ripercuote su una minore forza di intervento sui figli che, ne approfittano; se aggiungiamo a tutto ciò la facilità a reperire droghe e alcool anche in giovane età, si arriva a capire che il momento attuale non è dei più facili. Da un altro lato c’è questa nuova abitudine a difendere i figli ad oltranza, contro tutto e contro tutti, fino ad arrivare a vere e proprie aggressioni nei confronti di insegnanti che tentano di porre rimedio, a volte in modo severo, alle intemperanze di questa nuova “Gioventù bruciata”. Anche noi allenatori e operatori giovanili risentiamo di queste difficoltà e di queste incongruenze, che da un lato vedono la famiglia, quasi impotente di fronte alle marachelle dei figli e incapace di porre dei limiti ad un permissivismo esagerato e dall’altro la medesima famiglia difendere strenuamente il comportamento dei figli rifiutando di accettare anche l’ovvio. E fin qui siamo tutti d’accordo, e adesso che viene il bello, come agire, come provare a trovare una sia pur parziale soluzione a tutto ciò. Prima di tutto capire il perché di questo cambiamento di atteggiamento delle famiglie , come mai si è passati da una famiglia patriarcale ad una famiglia ballerina, senza ruoli e con grandi difficoltà di arginare questo sperpero di giovani vite. Sicuramente stiamo educando una generazione di figli “unici”, anche quando i figli sono più d’uno. Viziati, coccolati, anticipati nei desideri, senza accorgercene, abbiamo lasciato “scivolare” la loro maturazione. Ora a 30 anni sono ancora in casa con noi e non intendono smuoversi da questo benessere facile. Perché crearsi dei problemi quando ci sono papà e mamma che pensano a tutto. Ci preoccupiamo di qualsiasi cosa la televisione ci proponga e se un qualsiasi Maurizio Costanzo ci parla di animali maltrattati (peraltro problema da non trascurare) ci turbiamo,ma accettiamo con fatalismo e non ci sconvolgono più di tanto le stragi del sabato sera. A questo punto mi viene spontanea una riflessione, come mai questo genitore poco autorevole e confuso, che non riesce ad imporsi in famiglia, diventa così aggressivo e determinato, quando si tratta di difendere i figli da attacchi esterni, anche se motivati e giustificati?    Che non si tratti di una semplice e chiara difesa del territorio? Siamo primati e come tali spesso ci comportiamo a prescindere dall’apparente superiorità che palesiamo nei confronti del resto del mondo animale. Il capo famiglia in difficoltà, incapace di imporre la propria leadership, internamente frustrato per non riuscire a dare delle direttive educative serie alla sua prole, quando viene attaccato dall’esterno, quando la sua supremazia viene messa in discussione da persone che lo accusano apertamente di non essere all’altezza del proprio compito, perché è chiaro che se tuo figlio si comporta male è anche perché tu non riesci ad indirizzarlo, quale sarà la sua reazione più naturale? O accettare di essere un fallito e rinunciare alla sua funzione di genitore, oppure reagire. E reagire come, come farebbe un qualsiasi primate sul punto di venire esautorato, contrattaccando, difendendo a spada tratta il proprio operato per tentare di non perdere anche quel minimo di credibilità all’interno della propria famiglia, e non permettendo ad altri di interferire e di provare ad intervenire, anche se tutto ciò provocherà più danni che guadagni. Questa aggressività serve anche a supplire a quella mancanza di autorevolezza di cui accennavamo all’inizio, far vedere ai propri figli che si è forti, riagguantando un minimo di credibilità ai loro occhi. Questo bisogna analizzarlo, perché si tratta ormai di atteggiamenti generalizzati, non si tratta di casi sporadici, ma di un nuovo modo di porsi di fronte agli altri “educatori”, in contrapposizione netta, in lotta costante, accentuando un disagio latente fra le varie componenti educative, che può arrivare ad una vera e propria incomunicabilità.   SOLUZIONI   1)  PARLARE COI FIGLI Riprendere un dialogo serio coi figli, a tavola, in viaggio, nei momenti liberi. Parlare di politica, di sociale, nonostante un mondo non perfetto, essere positivi. Il bicchiere deve essere sempre “mezzo pieno”, mai “mezzo vuoto”   2)  CONFRONTO FRA LE VARIE COMPONENTI EDUCATIVE Serio, vero, profondo senza partigianerie, ma con l’intento di crescere assieme, di migliorare. Nessuno è portatore della verità, tutti abbiamo bisogno di capire.   3)  SCUOLA PIU’ PREPARATA E PIU’ MODERNA Adeguamento delle nuove generazioni di insegnanti all’attuale Società, al nuovo linguaggio. Alle esigenze di questi studenti ,intelligenti, sensibili, ma confusi e alla ricerca di una guida vera, di persone di valore a cui aggrapparsi per provare a crescere.   4)  NUOVE MATERIE DI INSEGNAMENTO Alle superiori proporrei una nuova materia, INSEGNARE A DIVENTARE BRAVI GENITORI. Alle medie: ECOLOGIA imparare a rispettare l’ambiente   EDUCAZIONE ALIMENTARE imparare a mangiare e a “bere”   EDUCAZIONE STRADALE rispetto delle regole.

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