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Genitorialità e stili di parenting

Da Psicologomilano @psicologimilano

La nascita del primo figlio è un evento cruciale per la vita di ogni essere umano; diventare genitori è, infatti, considerato uno dei marcatori più importanti nell’acquisizione dello status di adulto, in quanto implica una ridefinizione totale dell’identità personale. Erikson, a tale proposito, evidenzia come la fase adulta della vita sia caratterizzata proprio dal compito di sviluppo della generatività (opposta alla stasi), caratterizzata dalla capacità di prendersi cura delle cose, delle persone e delle idee.

La moderna evoluzione del sistema familiare nella cultura occidentale ha modificato il concetto di genitorialità. Il genitore è colui che esercita il parenting, cioè quell’insieme di comportamenti che attiene alle capacità di proteggere il bambino e sostenerne lo sviluppo. La genitorialità, quindi, è la capacità di espletare il ruolo di genitore, attraverso l’adozione di un assetto comportamentale finalizzato a nutrire, accudire, proteggere, dare affetto e sostegno, educare, promuovere l’autonomia e l’indipendenza della prole.

È bene considerare, dunque, che il diventare genitore non coincide necessariamente con il concepimento del bambino, ma si configura come un processo complesso che si sviluppa nel tempo: la nascita di un figlio non innesca automaticamente l’assunzione della responsabilità genitoriale, ma essa è il traguardo di un cammino non sempre semplice e lineare. Questa concezione della genitorialità è ben espressa dall’espressione inglese “transition to parenthood”, che rappresenta, nella sua complessità, la transizione che i coniugi attuano nell’acquisizione dello status genitoriale.

L’assunzione della genitorialità implica un processo di riconoscimento del figlio come altro da sé, in quanto essere unico che va al di là delle attese narcisistiche che i genitori inevitabilmente proiettano su di lui, ma non solo: ciascun genitore, infatti, è chiamato nel tempo a legittimare se stesso nel ruolo, appunto, di genitore, e a riconoscere il proprio partner in quanto padre o madre dei propri figli. Questo processo è alla base della costituzione di un’alleanza genitoriale, che riguarda l’assunzione di una posizione gerarchica condivisa e implica la responsabilità e il prendersi cura verso la nuova generazione.

Possiamo rintracciare due aspetti fondamentali nella cura responsabile della genitorialità: da una parte elementi di vicinanza, affetto e speranza, tipici della funzione materna (matris-munus) e, dall’altra, l’aspetto normativo, legato della legge, nel senso di giustizia e di equità riferibile alla funzione paterna (patris-munus). È fondamentale che nella coppia genitoriale siano presenti entrambe le risorse della cura (affetto e legge), poiché l’impoverimento dell’uno o dell’altra portano inevitabilmente a situazioni disfunzionali. Rispetto al passato, nella società attuale la divisione dei ruoli genitoriali è molto meno rigida ed entrambe le funzioni risultano svolte, con modulazioni diverse, da entrambi i genitori. E’ evidente, però, come nelle famiglie attuali gli aspetti affettivi e di accadimento vengano posti in primo piano, a discapito della funzione etico-normativa che, invece, è lasciata, spesso, sullo sfondo.

In particolare, ogni genitore adotta un particolare tipo di comportamento verso i propri figli, definito stile di parenting. Tra i diversi elementi che concorrono alla sua definizione, un’influenza determinante allo stile di parenting è quella giocata dell’esperienza che ciascun genitore ha vissuto nella propria infanzia nel ruolo di figlio. La trasmissione intergenerazionale delle modalità di attaccamento, infatti, è stata sostenuta anche dall’equipe di ricerca condotta da Mary Main e dai suoi collaboratori, che hanno evidenziano un’elevata correlazione tra le esperienze vissute dai genitori nella loro infanzia e il legame che essi instaurano a loro volta con i propri figli. La percezione del legame di attaccamento porta il bambino a costruire dei modelli operativi interni (Internal Working Model) che, una volta stabilizzatisi, influenzano lo stile di parenting.

Gli stili di parenting, però, non sono influenzati solo dalle esperienze pregresse di ognuno di noi, ma vengono rinegoziati e parzialmente rimodellati nello spazio elaborativo offerto dall’incontro di coppia. È emerso, inoltre, che lo stile di parenting è in relazione con il livello di soddisfazione coniugale: le coppie soddisfatte del loro matrimonio hanno maggiori probabilità di attuare uno stile costruttivo, a testimonianza della stretta interdipendenza che caratterizza l’essere genitori e l’essere coniugi.

Un’ulteriore influenza che gli stili di parenting affrontano è sicuramente costituito dalle attese sociali nei confronti dei ruoli genitoriali. Inutile dire che il contesto storico-culturale attuale ha completamente stravolto la concezione collettiva dei ruoli di genere: con l’ingresso nel mondo del lavoro extra-domestico, la donna si trova in una posizione di estrema fragilità, in quanto deve riuscire a combinare il tempo del lavoro e il tempo della famiglia, insieme al contatto con le agenzie di socializzazione e i servizi sociali (patchwork system). Nondimeno, anche il padre è soggetto a notevoli pressioni sociali che lo portano, a seconda delle specifiche situazioni, a diversi livelli di coinvolgimento; possiamo rappresentarci un livello di partecipazione che va, da un estremo, da un aiuto assolutamente periferico fino, all’estremo opposto, all’assunzione della responsabilità totale del figlio. Ciò che compete all’uno e all’altro coniuge, comunque, è oggetto di continua negoziazione all’interno della coppia e cambia in relazione al mutamento delle esigenze nelle diverse fasi del ciclo di vita familiare.

Come è stato sottolineato, dunque, l’influenza dei modelli operativi interni non implica necessariamente un determinismo: è possibile, infatti, una rielaborazione di tali modelli, mediante ripetute esperienze in altre relazioni non congruenti con i modelli acquisiti in precedenza e mediante esperienze emotive particolarmente forti: ciò consente anche a quei genitori cha hanno avuto un’esperienza infantile negativa di sviluppare un legame di attaccamento sicuro con i propri figli.

 

Binda W. (2000), Diventare famiglia. La nascita del primo figlio, Franco Angeli

Scabini E., Rossi G. (2006), Le parole della famiglia, Vita e Pensiero


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