La Sampdoria è alla prima esperienza in Coppa Campioni, il Genoa è alla prima esperienza in assoluto nelle coppe europee. Ma perché partire col basso profilo? Tutto può succedere in una stagione in cui Milan, Juventus e Napoli sono fuori dall’Europa per disastri vari e l’Inter non andrà oltre i trentaduesimi di finale in Coppa UEFA. Genova ci crede a un pieno di emozioni paragonabili a quelle dell’anno precedente e già il primo turno ne ha un cospicuo assaggio.
Skuhravy segna l’1-0 contro il Real Oviedo
Mentre i doriani distruggono il Rosenborg (5-0 a Marassi, 2-1 in Norvegia), i rossoblù di Bagnoli se la devono vedere col Real Oviedo. L’andata in Spagna termina 1-0 per i padroni di casa e lascia il discorso qualificazione aperto. A Genova le squadre realizzano un gol per parte nella prima frazione: Skuhravy di testa su tiro-cross di Aguilera manda avanti i suoi, Carlos approfittando di un pasticcio tra Braglia e Signorini pareggia per gli asturiani alla mezzora. A inizio ripresa è l’Oviedo ad andare più vicino al vantaggio, poi l’espulsione dell’ex fiorentino Lăcătuș per proteste intorno al’ora di gioco ridà fiducia ai genoani. Caricola, terzino di certo poco avvezzo alle prodezze balistiche, da fuori area segna il 2-1 al 73′ e dà il via all’assalto finale che produce il gol qualificazione allo scoccare del novantesimo: cross di Ruotolo dalla destra e ancora Skuhravy in girata di testa manda la palla dove l’estremo difensore Viti non può arrivare. I blu asturiani, arrabbiatissimi nei confronti dell’arbitro Schmidhuber, abbandonano il campo e al tempo stesso l’Europa, che al Genoa e al suo pubblico adesso non sembra più così lontana. E, infatti, i rossoblù passano con autorevolezza i successivi due turni che riservano loro due visite a Bucarest, la prima per incontrare la Dinamo, la seconda per incontrare la Steaua.
La Sampdoria, intanto, ha eliminato anche se con qualche patema la Honvéd Budapest agli ottavi (sconfitta 2-1 in Ungheria, vittoria 3-1 in casa) e debuttato con successo nella nuova fase a gironi che promuoverà la prima direttamente alla finale di Wembley: 2-0 alla Stella Rossa, campione in carica, e 0-0 ad Atene col Panathinaikos. C’è da affrontare due volte l’Anderlecht, già sconfitta in finale di Coppa delle Coppe due stagioni or sono, prima di ritrovare serbi e greci. Insomma, ringraziando l’eliminazione dell’Olympique Marsiglia e la sorte che ha mandato il Barcelona nell’altro girone, a Genova sponda blucerchiata si è fiduciosi di visitare Londra nel mese di maggio.
Aguilera ed Eranio festeggiano il gol dell’1-2 ad Anfield Road
I quarti sono invece da brivido per il Genoa: al varco aspetta il Liverpool, alla prima stagione in coppa dopo i fatti dell’Heysel. Ma i grifoni ormai non temono più nessuno. We are Genoa dice la coreografia a Marassi il 4 marzo 1992, quando i reds risultano non pervenuti. Il 2-0 finale va stretto ai padroni di casa e porta la firma di Fiorin, gran sinistro al volo al 39′, e di Branco, solito fantastico bolide calciato di sinistro con le tre dita all’88′.
This is Anfield, dice la targa all’entrata degli spogliatoi due settimane più tardi, ma a spuntarla con una partita tutto cuore, difesa e contropiede è ancora il Genoa. Il primo tempo vede un Braglia eccezionale, una retroguardia guidata da Gianluca Signorini che non perde la testa difronte agli attacchi degli inglesi e il vantaggio alla prima occasione (cross di Ruotolo, difesa inglese incerta, palla ad Aguilera che stoppa e segna con un diagonale). La ripresa, se possibile, è ancora più dura. I reds non ci stanno a perdere e trovano subito il pareggio con un colpo di testa di Ian Rush su cross di Barnes. Il Genoa sembra sul punto di capitolare da un momento all’altro, poi un altro micidiale contropiede Eranio-Aguilera sancisce l’1-2 finale e la prima vittoria di una squadra italiana ad Anfield Road. Gli applausi finali dello stadio rendono la serata ancor più magica.
Poi sul più bello arriva il brusco risveglio. Nella semifinale di andata contro l’Ajax non si ripete il miracolo, anche perché i rossoblù sembrano deconcentrati. Lo svedese Pettersson, su cross del futuro acquisto genoano Van’t Schip, segna al 1′ e solo dopo il raddoppio di Roy (al 60′) la squadra di casa si ritrova, anche perché Bagnoli prova a dare la scossa cambiando qualche giocatore. I due gol con cui il solito Aguilera agguanta il pareggio non fanno che accrescere la rabbia per l’ora di gioco buttata e per l’ennesima ripartenza di Bergkamp che manda Aaron Winter in gol all’89′.
Ad Amsterdam non riesce il miracolo: Iorio e Bergkamp vanno in gol, ma l’1-1 finale promuove i lancieri.
E la Sampdoria? Beh, proprio il giorno in cui il Genoa vede fuggire l’Ajax, i blucerchiati ottengono il pass virtuale per Wembley. La squadra di Boskov a inizi marzo si complica un po’ la vita, perdendo 3-2 a Bruxelles contro l’Anderlecht una partita giocata a viso aperto. Così alla vigilia del big match di Sofia[1] contro la Stella Rossa la situazione vede i serbi a 6 punti e i doriani a 5. Gli slavi, che possono ancora contare su Savićević, Mihajlović, Jugović, Pančev e Belodedici, vanno subito in gol. Sblocca il risultato un potente sinistro su punizione di Mihajlović, una cosa che il pubblico doriano apprezzerà di più molte altre volte. Ma la Sampdoria non è in Bulgaria in gita e, guidata da un sontuoso Roberto Mancini (per dirla alla Pizzul), ribalta il risultato prima dell’intervallo e chiude il discorso nella ripresa. Il Mancio fa da sponda in area e consente Katanec di pareggiare, poi su un lungo cross la spizza di testa per l’inserimento di Vialli che, in collaborazione col terzino avversario Vassiljević, porta il risultato sul 2-1. Infine lo stesso Mancini chiude in gol una bellissima azione orchestrata insieme a Lombardo e Vialli.
L’ultimo atto va in scena il 20 maggio 1992 e stavolta non c’è possibilità di evitare il Barcellona di Stojchkov, Guardiola e Michael Laudrup. La “non-Sampdoria”, che in finale di Coppa delle Coppe tre anni prima ha lasciato via libera ai blaugrana, è un brutto ricordo ma il finale sarà triste lo stesso. La partita è combattuta, a tratti anche bella, entrambe le squadre creano numerose occasioni, Pagliuca e Zubizarreta sono più volte chiamati in causa, Stojchkov colpisce anche un palo, ma per tutti i tifosi blucerchiati la finale si può riassumere in due momenti chiave. Metà ripresa, lungo lancio di Pagliuca, la palla rimbalza a centrocampo, Mancini con un tocco delizioso lancia Vialli che, sull’uscita di Zubizarreta, lascia partire un pallonetto che fa la barba al palo e si spegne sul fondo. 112′, Eusebio conquista una punizione di seconda al limite dell’area per un’ingenua palla trattenuta da Invernizzi; Ronald Koeman con un destro di rara potenza manda la palla alle spalle di Pagliuca.Il club catalano vince così per la prima volta la coppa dalle grandi orecchie.
Termina così, con un doppio mancato finale, il sogno della città della Lanterna di illuminare l’Europa, dopo aver illuminato l’Italia.
federico
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[1] Il match si gioca a Sofia, perché l’UEFA ha vietato la disputa di partite internazionali sul terreno jugoslavo a causa della guerra da poco scoppiata da un po’. Ricordiamo che la stessa UEFA impedirà alla nazionale jugoslava di partecipare alla fase finale di Euro 92 in Svezia, torneo per il quale si era regolarmente qualificata