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Creato il 10 novembre 2010 da Gaia

Ero in Veneto, l’altro giorno, in provincia di Treviso. Verso il Veneto nutro sentimenti contrastanti, riassunti in quell’unica giornata credo, e in quello che ho visto e ricordo: il benessere diffuso che però non basta mai, l’ospitalità, il buon vino e il troppo buon vino, il dialetto con le sue mille varianti, che è arrivato e rimasto così lontano da Venezia (pensate all’Istria), e il leghismo, i mega centri commerciali claustrofobici seminati in una pianura orrenda, e uno scorcio di campagna così bello che mentre dietro di me continua la festa, io sto lì per ore a osservarlo – i campi nelle varie stagioni, le proporzioni tra gli alberi, la casa contadina, l’arco del sole, il tramonto estivo, le stelle di notte, i colori autunnali, le nebbie di novembre… incredibile quanto possa cambiare un solo pezzo di terra. Città bellissime, periferie squallide, montagne spettacolari, eleganti ville venete, brutte villette nuove a non finire – il Veneto per me è splendido e orribile, simpatico e antipatico, poi uno potrebbe dirmi che è praticamente la stessa cosa del Friuli, ma noi siamo più piccoli e ispidi, più buffi e meno influenti, agli occhi del resto d’Italia dico, siamo più sconosciuti.

Il Veneto è sott’acqua, io ci credo che è colpa dell’urbanizzazione selvaggia, del desiderio di vivere dove ci pare e comunque più lontano possibile dagli altri, zona a rischio o no chi se ne frega, comunque lascio la parola a Gianni Belloni di Carta (Carta è in crisi, come le migliori testate italiane, pare che meglio fai giornalismo, meno gente ti caga e meno soldi hai). “Un’ondata di ragionevolezza” è il titolo dell’articolo. Si parla di pressione antropica, e io ripeto la domanda che ripeterò sempre: quanta gente può vivere in Veneto? Non parlo di limiti massimi, quante persone ci possono stare fisicamente, semmai: non sarebbe il caso che la popolazione smetta di crescere e invadere tutto, e che la si pianti di costruire, costruire, costruire, così da poter vivere tutti in bellezza e sicurezza? Io sinceramente ogni volta (spesso) che sento parlare di un nuovo progetto insediativo/stradale/commerciale/infrastrutturale in Veneto, mi chiedo: ma perché, c’è ancora spazio libero? Dove sarebbe quest’area delicatissima da non toccare visto che io ogni volta che ci passo vedo già tutto costruito?? L’articolo parla anche di lottizzazioni, e a me viene in mente quello scorcio bellissimo di campagna che mi piace contemplare, che alla fine è stato venduto perché ci si possa costruire sopra. Mi sento male ogni volta che ci penso, e non è neanche casa mia.

Spinoza comunque sul Veneto sott’acqua come al solito ci fa dell’ottima satira

Invece il Nuovo ha pubblicato una bella recensione del mio libro -la consiglio, a chi interessa, perché secondo me sottolinea degli aspetti importanti di quello che ho scritto e volevo dire, però se siete come me, cioè vi piace leggere i libri senza sapere di cosa parlano (io mi affido ad una combinazione semicosciente di sentito-parlare, status di classico, fiducia nello scrittore o in chi me lo consiglia, necessità insopprimibile di leggere proprio quel libro…), allora è meglio che la leggiate dopo. Il Nuovo comunque è un ottimo giornale, e non lo dico perché ci collaboro, ma perché ha un modo di raccontare la nostra regione, anche nei suoi aspetti meno noti, più di lungo respiro, che mi affascina e mi fa sempre scoprire qualcosa di nuovo.


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