di Paolo Balmas
Dal punto di vista geopolitico la Corea del Nord è un’“isola” circondata da quattro giganti dell’economia mondiale: Cina, Russia, Giappone e Corea del Sud. Occupa quindi una posizione strategica al centro di un flusso economico già enorme, ma che potrebbe crescere oltremisura se questo piccolo Paese, la cui postura sembra lanciare una sfida al mondo, decidesse di optare per un’apertura diplomatica e per un processo di assorbimento da parte del mercato globale.
Si parla di “isola” perché la Corea del Nord è giunta a un punto critico di isolamento politico ed economico che lo rende di fatto slegato dal resto del mondo. Esistono luoghi e strumenti per comunicare con l’esterno, ma la filosofia stessa del sistema di governo professa una forma di autarchia che difficilmente può adeguarsi alle attuali dinamiche internazionali. Quindi, l’isolamento è certamente dovuto alle pressioni sostenute dalle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite e da altri organi internazionali e nazionali, ma è potenziato anche da un rigido atteggiamento interno.
In una prospettiva storica non stupisce che la divisione della Penisola abbia dato vita a due sistemi distanti e separati incapaci di comprendersi fino in fondo. Le popolazioni, malgrado siano parte dello stesso popolo e della stessa cultura, hanno sviluppato sistemi di vita e atteggiamenti mentali differenti. Persino il linguaggio ha assunto differenze notevoli in un arco di tempo inferiore a un secolo. Ciò è stato possibile perché nel passato, per secoli, il Paese è stato già diviso in regni e uno di questi, il regno di Koguryo, si estendeva su un territorio pressoché uguale a quello della Corea del Nord attuale. Allora, l’unificazione della Penisola fu resa possibile dalle mire di controllo dell’Impero cinese. Anche oggi, concedendosi un parallelo sicuramente un po’ forzato, si può pensare che una riunificazione della Penisola sarà possibile per mezzo della spinta di potenze che appoggiano la Corea del Sud, in particolare gli Stati Uniti, ai quali si è aggiunto negli ultimi mesi il Giappone.
La geografia dimostra inoltre che la Corea del Nord occupa un territorio strategico. Il territorio controllato da Pyongyang confina a nord-est, per un breve tratto di terra (circa 18 chilometri), con la Federazione Russa; a nord-ovest con la Repubblica Popolare Cinese; a sud, invece, si ferma alla zona demilitarizzata, che corre sul 38° parallelo e lo separa dalla Corea del Sud da ormai sessanta anni, da quando il cessate il fuoco ha spaccato in due la nazione con un solco che sembra, almeno a distanza, ancora incolmabile. È interessante notare che ciò fa anche della Corea del Sud un’“isola nel mezzo”. A nord trova il limite nordcoreano e il resto del territorio è circondato dalle acque, a ovest il Mar Cinese Orientale e a est il Mare del Giappone. Lo scambio commerciale che passa attraverso il punto di incontro di questi mari è uno dei più intensi del pianeta. Infatti, il triangolo sino-nippo-sudcoreano genera circa il 20% del PIL mondiale.
La Corea del Nord è ampia circa 120.000 Km2, dove vivono quasi venti milioni di persone. Nella capitale Pyongyang vivono circa 3,5 milioni di cittadini. Le altre grandi città, che raggiungono il milione di persone sono Hamhung e Chongjin. Fra gli agglomerati urbani più importanti, inoltre, se ne ricordano due governati da statuto speciale: la città portuale di Nanpo, poco a sud della capitale, che si affaccia sul Mar Cinese Orientale, e la città di Kaesong, sul confine con la Repubblica del Sud. La frontiera fra le due Coree si protrae a ovest nel mare e si snoda fra le isole di un arcipelago di poco a largo della costa del Nord. Si tratta della fascia di acqua e di terra con la più alta probabilità di incidenti fra le due Forze Armate, che non hanno mai siglato un trattato di pace. Alcune isole sono oggetto di disputa, come ad esempio l’arcipelago sudcoreano di Yeonpyeong, nel Mar Giallo, che nel 2010 è stato teatro di una violenta ma breve escalation militare. L’attacco condotto dalla Corea del Nord, e nel quale morino 2 militari sudcoreani, fu lanciato in risposta alle esercitazioni militari di Seoul tenute vicino al confine condiviso.
Il clima è più rigido rispetto alla zona meridionale della Penisola, poiché il territorio è più esposto ai venti freddi provenienti dalla Siberia e dalla Manciuria. Gli agenti atmosferici si sono recentemente inaspriti. Le piogge sono aumentate drasticamente negli ultimi venti anni, fino a provocare l’inondazione di varie zone e la distruzione dei raccolti. Ma la minaccia è anche quella opposta della siccità che, in alcune occasioni, ha provocato ingenti danni all’industria agroalimentare.
Si può affermare, nell’insieme, che in questo momento storico i vari elementi economici, politici, strategici e addirittura fisici, si sono mescolati in un cocktail esplosivo che impone alla Corea del Nord di affrontare decisioni estreme per trovare una soluzione al proprio futuro. Ma per quanto si possano trovare espedienti per protrarre lo status quo, la via sembra portare a un bivio le cui strade sono lastricate dalle attività sia interne che esterne al Paese: da un lato vi è la diplomazia che si apre a un faticoso tragitto verso l’integrazione; dall’altro una scorciatoia che rischia di sfociare in un nuovo e non augurabile conflitto.
Lo scopo di questo Research Paper è dunque di permettere un breve viaggio a distanza in uno dei Paesi meno conosciuti in Occidente. Uno sguardo alla storia recente, al sistema di governo, all’economia, ai rapporti internazionali, permetterà di farsi un’idea di ciò che accade nella Penisola coreana, nei limiti del possibile, poiché le informazioni che provengono dal Nord sono sempre poco chiare e filtrate da scopi politici e propagandistici.
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