:::: Aldo Braccio ::::
Una proposta sconcertante assunta dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico): escludere dai Giochi Olimpici la disciplina sportiva della lotta a partire dall’edizione del 2020. La proposta verrà presumibilmente approvata a settembre dallo stesso CIO, nel corso della sessione di Buenos Aires in cui verrà anche scelta la sede dei Giochi.
Come siano concepibili le Olimpiadi senza la loro disciplina sportiva più antica e tradizionale – un simbolo stesso dell’autentico spirito olimpico, e della continuità fra Giochi moderni e antichi – non è dato sapere. Ma “la lotta ha dovuto ‘lottare’ soprattutto con le esigenze dell’affarismo dello spettacolo: non è ritenuta all’altezza della vetrina tv, non è popolare allo stesso modo ovunque; scarso il richiamopubblicitario”(1). Sarà dunque retrocessa – nelle intenzioni del CIO – a possibile sport addizionale, alla pari di altre sette discipline agonistiche che formano questa speciale categoria: fra di esse il baseball – per il quale si pronostica da più parti una rapida promozione – lo squash e il wakeboard (uno sport nautico).
E’ da notare che la federazione internazionale della lotta aveva richiesto al CIO un’estensione delle sue gare olimpiche, divenute mezzo di sopravvivenza di uno sport che è ancora molto praticato ma che non gode certo di finanziamenti internazionali o di coperture mediatiche.
Se da una parte si riafferma – una volta di più – la visione mercantile che già determinò lo scippo delle Olimpiadi del 1996 ad Atene (a favore della città-simbolo della Coca Cola), non sono trascurabili neppure le conseguenze geopolitiche della scelta, destinata a marginalizzare anche dal punto di vista sportivo Paesi come l’Iran, la Turchia, la Mongolia e il Kazakistan, in cui la lotta è sport nazionale al centro dell’attività agonistica e della pratica giovanile.
1. http://www.lastampa.it/2013/02/12/sport/dal-la-lotta-fuori-dalle-olimpiadi-5IJsioMVvqfbrhY0KPv98N/pagina.html
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