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Geopolitica e futuro: Tiberio Graziani intervistato da “IMQ Magazine”

Creato il 25 agosto 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Geopolitica e futuro: Tiberio Graziani intervistato da “IMQ Magazine”

Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e direttore di “Geopolitica”, è stato intervistato da “IMQ Magazine”, il semestrale del più importante ente di certificazione italiano, leader in Europa nell’attività di valutazione nei settori elettrico, elettronico e gas. “IMQ Magazine” è pubblicato ormai da trent’anni ed è distribuito a 30.000 destinatari tra consumatori, aziende e giornalisti. Il numero 96 della rivista, incentrato sul tema del futuro, si apre con diverse pagine dedicate alla geopolitica e alle prospettive della politica internazionale. Di geopolitica parlano proprio Riccardo Redaelli, docente all’Università Cattolica di Milano, e Tiberio Graziani. Il numero può essere letto gratuitamente e integralmente, in formato digitale, cliccando qui. Di seguito riproduciamo l’intervista al direttore Graziani, che si trova alle pagine 15 e 16.

 
Come si evolverà lo studio della geopolitica?

Lo studio della geopolitica è in grande evoluzione, possiamo addirittura parlare di un “rinascimento” della geopolitica. In Italia, l’IsAG è stato un precursore perché ha capito presto che la geopolitica va pensata come materia multidisciplinare che si avvale dell’apporto di quelle che nel nostro Istituto definiamo scienze ausiliare: ne sono esempi la demografia, la statistica, l’analisi di asset strategici come della conoscenza scientifica e tecnologia, le alte tecnologie o, ancora, le scienze legate alla politica interna, alla sociologia, alla coesione sociale, all’etnografia. Uno degli studi che interesserà sempre di più i geopolitici sarà quello rivolto al dialogo delle civiltà: questo perché la disciplina si sta sempre più concentrando nello studio relativo all’aggregazione di grandi spazi nei quali convivono diverse popolazioni con diverse culture e religioni e dove, quindi, è facile che nascano scontri e tensioni. La geopolitica del futuro andrà quasi a contrastare quelle tendenze di fine secolo e di matrice anglosassone che invece si basavano sullo scontro tra le civiltà. Posso dire che, da parte nostra, ci sarà molto da fare e da studiare per individuare quegli elementi che possono contenere e ridurre le tensioni tra le diverse popolazioni che convivono nella stessa unità geopolitica, e dunque aiutare i decisori politici a realizzare unità geopolitiche stabili.

Il primo numero del 2012 della rivista “Geopolitica” è dedicato ai “Vent’anni di Russia”; com’è cambiato il ruolo della Russia in questo ventennio e quale sarà il suo ruolo negli assetti geopolitici futuri?

Abbiamo voluto dedicare questo numero alla Russia perché il suo ruolo, specialmente negli ultimi decenni, dopo il collasso dell’Unione Sovietica, è diventato importante per l’intero pianeta. Mosca, a partire dalla prima presidenza di Putin e quindi da circa dodici anni, determina l’agenda internazionale. Dal punto di vista geopolitico, due decenni sono un periodo piuttosto esiguo, tuttavia l’affermazione della Russia come attore globale merita un’adeguata riflessione, utile per la valutazione degli orientamenti della futura politica estera di Mosca e soprattutto per la sua prassi geopolitica nei confronti di alcune aree del pianeta. La Federazione Russa, nata dalle ceneri dell’Unione Sovietica, dopo un primo periodo di instabilità, è riuscita in poco tempo a riconfermare il suo ruolo di gigante internazionale. Nel delicato e fugace sistema unipolare, contraddistinto dall’espansione statunitense verso la massa euroasiatica, peraltro attuata con la prassi delle guerre cosiddette “umanitarie” in Afganistan, Iraq e Libia, Mosca ha recuperato pienamente il prestigio sia sulle nazioni ex sovietiche, sia presso gli attori globali emergenti come Cina, India, Brasile, Sudafrica. Questo prestigio ritrovato presso i paesi emergenti ha consentito un sostanziale riequilibrio, appena offuscato dalla crisi del 2008 in Georgia, e ha portato a un nuovo assetto, che possiamo definire trans-regionale e pro-euroasiatico, nel quale la Federazione Russa, lungi dall’assumere la posizione egemone che aveva nell’Unione Sovietica, ha privilegiato gli aspetti cooperativi volti allo sviluppo socioeconomico e alla sicurezza collettiva dell’intera area. Questa prassi cooperativa adottata da Mosca ha caratterizzato anche le relazioni intessute in un secondo momento con i paesi emergenti: oggi, con questi paesi, la Russia costituisce il formidabile raggruppamento geo-economico dei BRICS, destinato a incidere sempre più profondamente nei futuri scenari globali. La riaffermazione di Mosca sul piano internazionale mondiale è stata possibile grazie a due fattori: la consapevolezza della classe dirigente russa, capitanata da Putin, circa il ruolo della relazione che passa tra la coesione interna e gli aspetti strategici del paese e, in secondo luogo, lo stabilirsi di nuovi e adeguati rapporti con l’estero vicino (un esempio recente è ben rappresentato dalla costituzione dell’Unione Euroasiatica-Doganale tra Bielorussia, Kazakistan e Russia). Il ritorno della Russia quale attore globale nelle dinamiche internazionali, per altro forte di importanti partenariati che raggruppano le principali nazioni asiatiche come l’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva, l’organizzazione euroasiatica economica (EurAsEC) e i BRICS, costituisce uno degli elementi essenziali che contrassegneranno il sistema multipolare futuro. Occorre anche dire che Mosca dovrà superare delle sfide: sul fronte interno, saranno sfide relative alla pace sociale, alla modernizzazione della struttura pubblica e dei processi industriali, all’adeguamento dell’apparato di difesa; sul fronte internazionale, le sfide concerneranno il mantenimento dello status di nazione-continente e la sua funzione nell’accelerazione del processo multipolare (che è già a uno stadio avanzato).

Quali saranno i temi caldi e i principali attori geografici, economici e politici sui quali si concentrerà la disciplina?

I temi caldi saranno tantissimi e saranno relativi sicuramente alle risorse energetiche, al primato tecnologico, al consolidamento del sistema multipolare e alla modernizzazione degli assetti post-industriali. Per quanto riguarda gli attori geografici, possiamo dire che le aree che saranno a lungo oggetto di attenzione della geopolitica sono il Mediterraneo (includendo anche il Vicino e Medio Oriente), l’Africa e l’Asia Centrale. L’Asia Centrale e il Mediterraneo rappresentano due focus molto importanti per l’IsAG e in generale per tutti gli studiosi di geopolitica. In particolare, il Kazakistan: soprattutto negli ultimi cinque anni, infatti, questo paese ha registrato un forte sviluppo economico che ora sta dando dei frutti in termini di modernizzazione e adeguamento delle infrastrutture. Il presidente Nazarbaev ha compiuto un lavoro che per quanto riguarda il Kazakistan, e di conseguenza l’Asia Centrale, è davvero epocale. Sarà quindi molto interessante per noi italiani e per tutti gli europei porre l’attenzione su quest’area. Un altro paese sul quale sarà interessante indagare è la Bielorussia: grazie probabilmente all’unione con la Russia e il Kazakistan, sarà un paese che avrà bisogno di investimenti e di know how che può venire benissimo dall’Italia e dall’Europa.

Immaginiamo che la geopolitica venga inserita come materia obbligatori in tutti i licei. Che vantaggi comporterebbe questo per la società?

Questa è una domanda interessante e, a mio avviso, una richiesta che bisognerebbe davvero rivolgere a chi di competenza. Si tratta di un tema al quale tengo molto e che affrontai tempo fa durante una conversazione con il Professor François Thual, decano degli studi di geopolitica in Francia. Ritengo che lo studio della geopolitica, parallelamente a quello dell’educazione civica, sia fondamentale per la preparazione al futuro delle nuove generazioni, soprattutto in questo momento di crisi globale. La geopolitica, infatti, aiuterebbe le nuove generazioni a superare le incrostazioni ideologiche nelle quali ancora soggiacciono; il vantaggio per la società si rifletterebbe, oltre che in una più adeguata preparazione delle future classi dirigenziali, anche nell’identificazione realistica delle necessità politiche, culturali ed economiche del nostro paese.

Di quali strumenti si avvale l’IsAG per diffondere lo studio della geopolitica?

Ci avvaliamo soprattutto della rivista trimestrale Geopolitica e della sua estensione online (www.geopolitica-rivista.org) che viene aggiornata quotidianamente. Poi, produciamo rapporti e analisi geopolitiche per area geografica e per area tematica (ad esempio le risorse, l’energia o l’acqua, i conflitti, i cambiamenti climatici, le tensioni delle aree geografiche “calde”, la sicurezza). Pubblichiamo libri, alcuni di taglio più specialistico e altri più divulgativi, e guide di affari sulle varie aree geografiche che possono interessare il sistema commerciale ed economico delle imprese italiane. Ancora, partecipiamo a corsi di Geopolitica in collaborazione con le università italiane e straniere, organizziamo stage e corsi di formazione con centri specializzati omologhi dell’IsAG e una ricca attività seminariale che facciamo sia su richiesta e sia nell’ambito della promozione della rivista. Inoltre, organizziamo conferenze con partner del sistema economico e industriale italiano ed estero; di recente, ad esempio, abbiamo dedicato un evento ai paesi BRICS insieme allo studio internazionale NCTM, con la partecipazione di funzionari delle cinque ambasciate, di Confindustria, del CeMiSS (il Centro Militare di Studi Strategici). Ne avremo a breve un altro dedicato al Brasile e ne abbiamo già programmati diversi durante l’anno, per una media di circa un evento ogni mese / mese e mezzo. I nostri ricercatori, inoltre, partecipano in maniera continuativa a Forum e conferenze nazionali e internazionali organizzate da università e centri di studio: in particolare, prendiamo parte ai Forum Italo-Russi organizzati da La Sapienza e a quelli annuali del Word Public Forum – Dialogo di Civiltà a Rodi. E poi, ovviamente, ci sono le interviste!

Quali sono i concetti e le parole chiave che caratterizzeranno il futuro della geopolitica?

Per rispondere a questa domanda bisogna fare riferimento all’analisi del processo di transizione dalla fase unipolare a quella multipolare. Tale processo ci induce a ritenere che i concetti guida e le parole chiave del futuro della geopolitica potranno essere: il consolidamento del multipolarismo, la tensione tra la tendenza alla frammentazione degli spazi geopolitici e la tendenza all’integrazione di vaste aree geopolitiche, la migrazione, il continentalismo, la parcellizzazione di unità geopolitiche, le aggregazioni sub-regionali, le organizzazioni di sicurezza collettiva, i Paesi BRCIS, l’integrazione euroasiatica, l’integrazione indio-latina, le risorse energetiche, l’alta tecnologia, le terre rare e l’acqua, ovviamente!


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