di Giacomo Dolzani
È stato emanato dal tribunale di Tbilisi un ordine di arresto per l’ex presidente georgiano, Mekheil Saakashvili, per l’accusa di “abuso di potere” relativa alla repressione, messa in atto nel 2007, contro alcune manifestazioni antigovernative, alla quale si aggiunge anche quella di essersi impadronito in maniera fraudolenta e sfruttando la sua posizione, assieme ad altri tre ex ministri a loro volta indagati, della televisione ImediTv; a riferirlo è l’agenzia di stampa russa Interfax.
L’ex leader georgiano attualmente si trova però negli Stati Uniti, in esilio e, di conseguenza, così come in passato non si presentò alle varie udienze del processo in cui è imputato, oggi non verrà arrestato.
Dopo la sconfitta della sua coalizione, “Movimento Nazionale Unito”, alle elezioni legislative tenutesi nel 2012 e la vittoria di “Sogno Georgiano”, che portò al potere prima Bidzina Ivanishvili e ora l’attuale premier, Irakli Garibashvili, accuse di questo genere ricaddero però anche su molti degli uomini a lui vicini, come l’ex sindaco di Tbilisi ed altri suoi collaboratori e, a quanto sostiene Saakashvili, sarebbero finalizzate all’eliminazione dalla scena politica di personaggi scomodi all’attuale governo.
Filo-occidentale, nemico giurato della Russia e della sua influenza nelle decisioni politiche del suo paese, Saakashvili, uno dei protagonisti della Rivoluzione delle Rose, fu quasi ininterrottamente presidente della Georgia dal gennaio del 2004 al novembre del 2013, orientando la nazione verso la Nato e l’Unione Europea, cercando di affrancarsi dall’egida di Mosca e trasformare la repubblica ex sovietica in uno stato occidentale.
Nel 2008, pensando di godere dell’appoggio dell’Alleanza Atlantica, lanciò il suo paese in una guerra volta alla riconquista di Abkhazia ed Ossezia del Sud, repubbliche che la Georgia rivendica come proprie ma che di fatto sono indipendenti e godono della protezione di Mosca, provocando la reazione di quest’ultima, la quale ricacciò indietro le truppe di Tbilisi, penetrando a fondo in territorio georgiano, fatto che causò distruzione e vittime in molte aree del paese, intaccando notevolmente il consenso del leader tra la popolazione e contribuendo in gran parte alla successiva sconfitta elettorale che lo portò a dover lasciare la Georgia.
Saakashvili ha quindi ribadito che tornerà in patria soltanto quando lo deciderà lui, accusando il governo attuale, quelli che ha definito “oligarchi”, e la Russia di voler solo eliminare coloro che possano minacciare il loro potere.