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Gerard Hanberry – Vi presento la punteggiatura.

Creato il 06 gennaio 2015 da Emilia48

amanuense

Gerard (Gerry) Hanberry (1955), di cui ho già pubblicato su questo blog, in anteprima assoluta per l’Italia, alcune poesie da me tradotte,  è un notissimo poeta e scrittore irlandese, che vive a Galway. Laureato in letteratura inglese, è stato giornalista, con una sua rubrica settimanale su un quotidiano nazionale, persino cantautore – attività che ancora svolge occasionalmente –  e tiene corsi universitari di scrittura creativa e scrittura poetica a Galway.

Ha pubblicato quattro raccolte di poesie, Rough Night, Stonebridge Publications, 2002, Something Like Lovers, Stonebridge Publications, 2005.  At Grattan Road, Salmon Poetry 2009 e What Our Schoes Say About Us, Salmon Poetry 2014, che gli hanno guadagnato numerosi premi, tra cui il Brendan Kennelly Sunday Tribune Poetry Award ed è stato finalista in numerosissimi premi nazionali di poesia. È regolarmente invitato ai più importanti festival poetici e a reading pubblici e ha tenuto reading delle sue poesie sia alla radio nazionale che alla TV nazionale irlandese RTE. Tiene inoltre corsi universitari di scrittura poetica all’università di Galway.

È membro permanente della commissione del Cùirt International Festival of Literature.

Nel 2011 ha pubblicato un’originalissima e documentatissima biografia di Oscar Wilde, More lives than one, in cui per la prima volta si indaga non solo sulla vita e sulle tragiche vicende del genio Wilde, ma, con il supporto di molti documenti fino ad ora inediti (parte dei quali forniti dai discendenti di Wilde) si traccia un quadro in parte ancora sconosciuto delle origini familiari e delle motivazioni che condussero Wilde alla sua fine infelice. Il tutto senza avere però la pesantezza di una fredda biografia, ma con una felicissima scrittura allo stesso tempo documentata e poetica, narrativa e stringata. Il libro ha ricevuto recensioni entusiastiche ed è stato presentato in Irlanda, in Inghilterra, in Australia e negli USA. E’ stato presentato anche a Dublino, nella residenza e al cospetto del Presidente della Repubblica, che ha voluto congratularsi personalmente con Hanberry.

Vi presento la punteggiatura (Meet the Punctuation) è un ironico, divertente, anche irriverente corso di stile letterario – di un’ironia dunque tutta irlandese – su di una componente essenziale della lingua scritta, che spesso viene trascurata, male usata, maltrattata, talvolta persino da chi dovrebbe essere specialista del settore. I segni d’interpunzione hanno una lunga storia alle spalle e, in qualche modo, siglano un patto d’intesa  fra la lingua parlata e la lingua scritta. Rivelano, in fondo, la presenza del respiro umano, ma anche del tono, della tonalità, dunque delle emozioni e della voce dello scrittore. Del suo stile. Persino nella loro totale assenza, come nel monologo joyciano di Molly Bloom.

Un uso maldestro della punteggiatura non è mai un indice positivo all’interno di un testo, né depone a favore di chi scrive e davvero sarebbe interessante un’analisi stilistica da questo punto di vista. La capacità letteraria di un autore trapela anche da qui.

L’ironia nasce anche dal contrasto tra l’astrattezza dei simboli grafici e l’umanizzazione di questi segni apparentemente aridi, cui Hanberry attribuisce sentimenti, pregi e difetti umani. La loro funzione, enfatizzata dall’occhio e dall’orecchio attento di un grande poeta, emerge con tale forza, da costringerci ad un’attenzione da amanuense e a un rispetto maggiore per questi indispensabili, umili compagni della parola scritta, senza i quali essa rimarrebbe non solo spesso ambigua, ma appiattita e atona, confinata alla carta, senza raggiungere la mente e il cuore. Poiché sono davvero le piccole cose a rivelare il valore delle più grandi. In fondo, non è attraverso la leggerezza che si giunge al nucleo delle maggiori verità?

Questo testo giocoso – delizioso il riferimento alle arie che si dà la Lineetta dopo l’incontro con Emily Dickinson – rivela solo una delle corde creative di Hanberry, che sono molteplici e spaziano dal dramma, al folklore, dall’intimità, all’impegno civile, dall’idillio al pathos. E, nel leggerla e tradurla, non ho potuto non pensare a quelle pause di leggerezza che si prendevano i monaci irlandesi durante il faticoso lavoro di amanuensi e di prodigiosi miniatori nei loro scriptoria, quando, con gli occhi arrossati e la mente affaticata per la stanchezza, nella concentrazione necessaria a tracciare complicatissimi disegni e viluppi nastriformi, disegnavano lungo i margini della pergamena gatti che inseguivano topolini, salmoni danzanti fra le onde, piccole caricature di confratelli. Ma pur sempre usando quello stesso inchiostro, quello stesso calamo, quegli stessi pigmenti con cui creavano i capolavori che ci hanno lasciato in eredità.

F.D.

°°°°°°°°°

VI PRESENTO LA PUNTEGGIATURA

Almeno dove stiamo lo si sa

col Punto Fermo –

che sulla faccia ti sbatte la porta,

suona la campanella della fine,

e picchia con il dorso del badile

sulla tomba panciuta.

Non lasciate che v’abbia in simpatia

e state in guardia da quello schizofrenico

del Punto e Virgola ch’è il suo fratellastro –

quell’ammiccante banderuola segnatempo,

quel mercante del quello-che-ti-pare,

il Signor Insulsaggine e il suo compare

l’Apostrofo arraffone,

primo rimpiazzo della squadra locale

se le Vocali non mostrano la faccia.

E dopo c’è quell’esibizionista

la Lineetta, di ritorno da Amherst,

tutt’arie pretenziose e trepida incertezza,

spesso disoccupata al giorno d’oggi, sempre lo stesso ruolo

o così dice dopo quella gran cosa con Emily.

Non c’è che compatire quei poveri infognati

dei Due Punti che han da sopportarli tutti quanti,

a far da sentinella sulla porta,

col blocco degli appunti e spuntando la lista,

i quartiermastri della famiglia

lasciati a difesa del fortino quando la Lineetta

se n’è partita per il Nuovo Mondo.

Ma affidabili, manterranno l’ordine

a differenza del vero playboy della famiglia

il capriccioso Punto Esclamativo!

tra tutti i segni d’interpunzione il più erotico.

Guardatelo come lì se ne sta,

superbo, eretto.

Guardate un po’ come semplici parole

quali Ahi! Sì! Oh! e perfino Ah!

si fanno creta nelle sue mani sordide.

Non c’è parola che sia al sicuro infatti

dal Signor Sempre Pronto.

Usami, insiste,

usami spesso,

soprattutto nei fine settimana

quando i vicini sono

andati via!!!

°°°°°°

Meet the Punctuation

At least you know where you stand
with Full Stop –
ole’ door slammer,
time-bell chimer,
back-of-the shovel tapper
to the full-bellied grave.

Don’t let him get a liking for you
and watch for his schizophrenic
half-brother Semi-Colon –
that nod-and-wink weathercock,
whatever-you’re-having-yourself merchant,
Mr Wishy-Washy and his side-kick
Apostrophe, the grabber,
first sub’ on the local team
when the Vowels fail to show

Then there is Flash Harry himself
The Dash, back from Amherst,
all arty airs and breathless indecision,
out of work a lot these days, typecast
or so he says after that big thing with Emily.

You could only pity poor stick-in-the-mud
Colon putting up with them all,
keeping sentry at the gate,
with his clipboard, ticking the list,
the quartermaster of the family
left holding the fort when Dash
took off for the New World.
Dependable though, he will keep order

unlike the real playboy of the family
the volatile E mark !
the most erotic of the Punctuations.
Look at him standing there,
proud, erect.
Cast your eyes at how simple words
like Ouch! Yes! Oh! and even Ah!
are putty in his sleazy company.
In fact no word is safe from
Mr Ever Ready.
Use me, he insists,
use me often,
especially at weekends
when the neighbours are
away!!!

(C) 2015 by Francesca Diano per la traduzione e l’introduzione. RIPRODUZIONE RISERVATA



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