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Germania. Nessuna svolta sul rigore?

Creato il 04 gennaio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Si va delineando la rotta del nuovo governo di coalizione in Germania. Il terzo governo di Angela Merkel, reduce da una grande vittoria elettorale, ma non dal raggiungimento di una maggioranza assoluta, sarà segnato dal dualismo con gli avversari socialdemocratici dell’Spd, che è riuscita a tornare al governo dopo un risultato elettorale piuttosto deludente. Ma al di là dell’accordo formale, come si è definita la bussola del nuovo governo?

La risposta può essere data prendendo nota dei nomi messi a guidare alcuni dicasteri chiave e che forniscono preziose informazioni su come verrà gestito l’equilibrio di questo governo di coalizione. Al ministero dell’Economia e dell’Energia, rinnovato appunto con la seconda dicitura, prima non presente, andrà il presidente della Spd, Sigmar Gabriel. È un ministero certamente chiave, perché si occuperà di riforme economiche ed energetiche, queste ultime, soprattutto, molto sentite ultimamente in Germania, con la sempre forte presenza, soprattutto locale, dei Verdi e l’attesa per una svolta energetica nazionale. La Spd incassa poi un’altro ministero fondamentale, quello del lavoro, che andrà ad Andrea Nahles, ex segretario generale della Spd. 

Con i ministeri dell’economia e del lavoro in mano, si potrebbe dire che la Spd ha guadagnato molto da questo accordo di coalizione, ma la verità è che si tratti più che altro di una vittoria di Pirro. Basta leggere il nome del “nuovo” ministro delle finanze tedesco per capirlo, ovvero Wolfgang Scheuble, che ha ricoperto lo stesso ruolo fino all’altro giorno, ovvero nel governo uscente, sempre retto dalla Cdu della Merkel. Scheuble che ha caratterizzato, in accordo con la cancellieria, la politica finanziaria estera tedesca con quel rigore inflessibile che in Europa è ben conosciuto e temuto. Il significato di queste nomine è chiaro: alla Spd sarà demandato il compito di attuare le riforme economiche ed energetiche interne e a varare un piano del lavoro che consenta alla Germania di mantenere gli alti standard di occupazione alla quale ci ha abituati, dall’altro la Cdu della Merkel procederà indisturbata in Europa con la sua politica di austerity. Si, perché la Germania è sempre, volente o nolente, l’ago della bilancia della politica economica europea e la rinomina di Scheuble è un chiaro segnale: lo stato economicamente (e politicamente) più forte dell’Europa continuerà a non arretrare sulle sue politiche di contenimento del debito e dell’inflazione, affiancato dalla Banca Centrale Europea e anche dal Fondo Monetario Internazionale.

Un brutto risveglio per chi sperava in una rinascita in senso “sociale” della politica finanziaria ed estera tedesca. La Germania ha lanciato un segnale chiaro, non resta che adeguarsi.


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