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Gerusalemme la sfigurata

Creato il 02 luglio 2010 da Elenatorresani

Gerusalemme la sfigurataOggi ci vuole che i libri parlino da soli.
Lo scorcio di mondo che voglio regalarvi è quello di Gerusalemme, attraverso le parole di Mohammed Moulessehoul in un libro intelligente e forte dal titolo “L’attentatrice”.

“Nel cielo, dove un tempo si perdevano tante romanze, una falce di luna abbraccia una nuvola. Sopra il muretto di Gerusalemme, con i suoi minareti e i campanili delle sue chiese, che quel bastione sacrilego, miserabile e brutto, nato dall’inconsistenza degli uomini e dalle loro incorreggibili carognate, ormai sconcia.
Eppure, nonostante l’affronto che le fa il Muro di tutte le discordie, Gerusalemme la sfigurata non si piega. È sempre lì, rannicchiata fra la clemenza delle sue pianure e i rigori del deserto di Giudea, e attinge la propria sopravvivenza alle sorgenti della sua eterna vocazione, alle quali né i re di un tempo né i ciarlatani di oggi avranno mai accesso.
Sebbene crudelmente spossata dagli abusi degli uni e dal martirio degli altri, continua a conservare la fede, stasera più che mai. Sembra che si raccolga in mezzo ai suoi ceri, che riscopra l’intera portata delle sue profezie adesso che gli uomini si preparano a dormire. Il silenzio si vuole un porto di pace. La brezza fruscia nel fogliame, carica d’incenso e profumi del cosmo. Basterebbe prestare orecchio per sentire il polso degli dei, tendere la mano per cogliere la loro misericordia, avere presenza di spirito per fare corpo con loro.
Ho molto amato Gerusalemme quand’ero adolescente. Provavo lo stesso brivido sia davanti alla cupola di al-Aqsa che ai piedi del Muro del pianto, e non potevo rimanere insensibile alla quiete che emana la basilica del Santo Sepolcro. Passavo da un quartiere all’altro come da una fiaba askenazita a un racconto beduino, con la medesima felicità, e non avevo bisogno di essere un obiettore di coscienza per non dare credito alle teorie delle armi e ai sermoni virulenti.
Mi bastava alzare gli occhi sulle facciate intorno per oppormi a tutto quello che poteva scalfirne l’immutabile maestosità. Ancora oggi, divisa fra un orgasmo da odalisca e un ritegno da santa, Gerusalemme ha sete di ebbrezza e spasimanti, e vive malissimo la cagnara dei suoi figli, sperando contro venti e maree che una schiarita liberi le menti dal loro oscuro tormento.
Di volta in volta Olimpo e ghetto, ninfa Egeria e concubina, tempio e arena, soffre di non poter ispirare i poeti senza che le passioni degenerino e, con la morte nel cuore, si sfalda a seconda degli umori come si frangono le sue preghiere nella bestemmia dei cannoni.”

da “L’attentatrice”, di Yasmina Khadra (pseudonimo di Mohammed Moulessehoul)


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