Magazine Religione
Gesù e Maria!
Sac. Dolindo Ruotolo
Apostolato Stampa - Napoli – Riano – Sessa Aurunca 1984
Parte Seconda
continuazione
Cap. XV
L'anima alla presenza di Dio
L'anima contemplando l'Umanità di Gesù, Figlio Eterno di Dio, ascende per Lui a Dio Uno e Trino, e si trova come immersa in quel semplicissimo oceano di verità. Lo vede faccia a faccia, come è; è tutta avvolta dalla sua luce, come cristallo inondato dal sole, o come specchio che, pur essendo piccolo e limitato, splende come sole. Quale mirabile sorpresa di amore! L'anima non si trova nel tempo ma nell'eternità, non guarda al passato od al futuro, ma si trova innanzi all'Eterno, tutto in atto, tutto presente; è accolta da Lui nella felicità, secondo la propria capacità ma, piccola o grande, è tutta ripiena della sua gloria, ed è tutta in Lui.
Dio, Dio!... Lo conobbe per fede, lo riconobbe nelle opere della sua potenza, della sua sapienza e del suo amore, lo confessò, lo amò, per non rimanere smarrita nelle tenebre, ma ora lo vede, lo possiede e lo ama. Che gioia!...
Dio!... Il mondo lo conobbe tra le aberrazioni della povera ragione umana, se lo immagini tra gli idoli degli uomini e le caricature di satana. Le idee che gli uomini si formarono di Dio, furono come sgorbi che pretendevano essere disegni, e gl'idoli, nell'orrore delle loro figure presso i feticisti, o nelle forme della umana nudità, o della materiale bellezza, come presso i Greci ed i pagani, furono come sataniche caricature di Dio. Satana nel suo odio contro Dio, non potendone sopprimere l'idea negli uomini, la rese o orribile o fantasiosa, o relegata tra le turpitudini dell'impurità, o assimilata alle misere proporzioni delle umane membra. Dove vide che gli uomini guardavano al sole, alla luna, alle stelle, per impedire che andassero alla idea del vero Dio oltre il firmamento, li arrestò nell'adorazione degli astri, e lì fermò sul sole, sulla luna e sulle stelle... Che pena!...
Caduti gl'idoli nella parte del mondo illuminata dal Cristianesimo, tra fiumi di sangue, satana che subdolamente si faceva adorare in tutti gl’idoli, tentò prima di conservare il suo stupido dominio, spegnendo con le persecuzioni, con i tormenti, con le morti crudeli, le voci di amore che predicavano e confessavano la realtà di Dio. Ma quando vide che i tormenti e la morte rendevano più vive quelle voci, s'insinuò tra le misere concezioni dell'umana ragione, e con gli errori e le eresie, tentò di offuscare la verità tra le nebbie soffocanti dell’orgoglioso pensiero dell'uomo, che si credeva capace di leggere nei riflessi del suo interiore pantano, i luminosi riflessi dell'eterna Luce e dell'eterna verità. Gli errori contro la fede spuntarono fin dal principio dell'era cristiana, come funghi velenosi sugli alti pioppi della verità.
Dalla foschia della terra alla luce della Verità
La Chiesa fu inflessibile custode della verità, ma vide stragi di anime in luogo delle stragi dei corpi come nelle prime persecuzioni, e progredendo l'insidia diabolica, vide stragi di anime e stragi di corpi.
......
Anche l'anima più semplice ed ignorante passò nella vita terrena, sia pure inconsciamente, tra questi miasmi diabolici, e se non ne fu soffocata interamente, ne rimase turbata senza accorgersene.
La semplicità della fede in molte anime è perduta, perché l'atmosfera del mondo è attossicata dalla stampa perversa e dalla subdola propaganda di errori. C'è in tante anime un certo astio nascosto contro Dio e la sua provvidenza, per cui in ogni dolore lo riguardano come responsabile, e giungono sino all'orrore della bestemmia. Serpeggia in tante anime il veleno del dubbio, insinuato da satana, che le fa, a dir poco, rimanere perplesse sulla realtà amorosa di Dio, attratte dalla corrente degli errori, e dalle aberrazioni del vizio, a fermarsi solo nella vita materiale.
L'anima passò dalle tenebre della vita alla luce della verità, per la morte. Si trovò nella realtà della vita eterna, nell'evidenza della realtà, e, tutta macchiata di colpe constatò nel Purgatorio la realtà di Dio, ma la vide come amorosa giustizia e misericordia, che per donarsi a lei doveva purificarla. Non ebbe astio ma amore nei tormenti della purificazione, ma non potette avere la gioia dell'infinita felicità. Ora, purificata completamente, orientata nella sua ascesa a Dio dalle mirabili visioni del Paradiso, accolta da Maria, ebbra di amore per la visione dell'Umanità di Gesù, sposa sua, ascende per Lui a Dio, a Dio nella sua infinita realtà, tutta in atto, tutta presente, tutta amore, tutta, ineffabile bellezza, ed adorandolo, tutta accesa di amore, lo chiama: o infinita Verità, o infinita Sapienza, o infinito Amore!...
Sulla terra lo chiamò con una parola sola: Dio, Dio mio, ma era parola generica, usurpata da satana per gl'idoli.
Gli Ebrei lo chiamarono El-Elyòn, El-Shaddai, cioè l'Altissimo, l'Onnipotente; Dio stesso si chiamò: Colui che è, Yahweb, la causa di tutti gli esseri, lo stesso essere, infinito ed eterno. Fu invocato dagli Ebrei come Dio degli accampamenti d'Israele, Dio degli eserciti: Yakweb élohé Sabaotb, e presso i Profeti con la stessa espressione: Dio dei corpi celesti, quasi eserciti della sua potenza schierati nel Cielo, Dio degli Angeli, meravigliosi eserciti della sua gloria, strumenti e manifestazione della sua onnipotenza... Dio fu invocato: Adonai, Signore, per significare il suo supremo dominio su tutto.
Nel Nuovo Testamento è chiamato Padre, Abba, Pater; è riconosciuto Re supremo, Principio e fine di tutte le cose, con un'espressione greca: Alpha et Omega, la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco.
L'anima nel vederlo, col lume della gloria che ne rafforza lo sguardo dell'intelletto e la rende capace di vederlo faccia a faccia come è, lo adora nella sua Essenza e nelle sue Persone, e sospirando a Lui, lo chiama: Amore, amor mio, nell'amplesso del suo infinito amore.
Lo chiama nel congiungersi a Lui, e lo contempla per quello che è: lo stesso Essere sussistente, secondo la parola stessa di Dio: Ego sum qui sum, Io sono colui che sono, Colui nella cui essenza è l'essere. Perché è l'Essere sussistente, è semplicissimo e perfettissimo, poiché Colui che è lo stesso Essere sussistente, ha tutta la perfezione dell'essere, e perciò contiene tutte le perfezioni nella sua semplicissima natura, è in Sé il Sommo bene, è la stessa infinità, l'immutabilità, l'eternità, l'unità, l'intellezione, l'onnipotenza, le beatitudine.
L'anima è immersa in un mare di felicità, e vede la realtà della fede, che ebbe in vita solo come un barlume, nell'assenso che diede alla fede della Chiesa: Credo tutto ciò che crede ed insegna la Santa Madre Chiesa Cattolica, Apostolica. La fede della Chiesa sulla natura di Dio, proclamata dal Concilio Vaticano I, che l'anima ebbe per l'unione e la sottomissione sua a quello che la Chiesa insegna, magari senza darsene conto, è la luce che la illumina nello splendore della realtà, e rende la sua fede un godimento ineffabile.
Il Concilio Vaticano I (Sess. III, cap. I ecc.) così si espresse infallibilmente: La Chiesa confessa che vi è un solo Dio, vivo e vero... onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito per l'intelletto, la volontà e per ogni perfezione, il quale, essendo una, singolare, semplicissima e incommutabile sostanza spirituale, deve confessarsi nella sua realtà ed essenza, distinto dal mondo.
E’ un fiotto di luce mirabile, innanzi al quale spariscono le stupide nebbie del panteismo, e delle eresie che confondevano Dio col mondo, e lo rendevano un essere indeterminato, senza personalità, e, praticamente come un'idea vaga, senza reale consistenza. L'anima lo vede nella sua realtà, vivo e vero, lo contempla nelle sue infinite perfezioni, unica verità, unica realtà, innanzi alla quale tutte le creature sono come un nulla, piccole faville che non possono confondersi con Lui. Lo vede nella sua infinità: Egli è, l'Essere sussistente che ha in Sé l'essere e la ragione dell'essere, è semplicissimo, è perfettissimo, è sommo bene perché è lo stesso essere, ed è perciò il cumulo di ogni perfezione.
Come l’assioma matematico ha in sé, per così dire, l'essere e la ragione del suo essere, e la sua perfezione non è distinta dal suo essere, perché è nei termini stessi della sua esistenza, semplice nell'evidenza della verità, così Dio appare all'anima come un infinito assioma, che ha in Sé l'essere e la ragione del suo essere in una semplicità infinita, in una perfezione infinita nella semplicità che dà all'anima la possibilità di uno sguardo di amoroso godimento che non si esaurisce mai, e la rende contemplante in una gioia amorosa di quelle infinite perfezioni che accendono il suo amore.
Quello che fanno i Teologi considerando gli attributi di Dio in modo distinto, per formarsene un'idea, pur non essendo essi che una cosa con l'essenza di Dio, e quello che fanno i mistici, contemplando singolarmente gli attributi e le perfezioni di Dio, per infiammarsi del suo amore, lo fa l'anima fruendo di Dio in un godimento ineffabile, che comprende ogni soddisfazione, ogni godimento, ogni diletto, ogni gioia.
Chi vede uno spettacolo naturale, per es. il sorgere del sole, lo vede sempre in un modo diverso, e ne gode sempre in un modo nuovo. L'anima vede Dio in un modo che glielo fa sempre più contemplare ed amare, e che è sempre per lei come uno spettacolo nuovo, un godimento ineffabile, un satollarsi di amore. Lo vede nella sua semplicità, senza alcuna composizione, incorporeo, puramente spirituale, spirito infinito, purissimo, perfettissimo, di modo che in Lui non c'è composizione dell'essenza e degli attributi.
Noi diciamo delle creature umane che hanno la vita, la sapienza ecc. ma Dio è la stessa sapienza, la stessa vita, la stessa verità, la stessa luce, la stessa purità, di modo che l’anima non lo contempla come chi vede un oggetto nelle sue proprietà artistiche, ma è come immersa in un infinito oceano di sapienza, di vita, di verità, di luce e di purità. Nel contemplare l'infinita perfettissima semplicità, l'anima ne contempla l'immutabilità, sia quanto alla sostanza, sia quanto alla cognizione ed alla volontà. Tutto conosce e non può conoscere nulla di nuovo, perché tutto conosce e tutto ha decretato dall’eternità con la sua divina Volontà. L'anima lo contempla eterno, senza principio e senza fine, perché Dio ha in Sé l'essere sussistente e la ragione dell'essere, tutto m atto presente, senza passato e senza futuro, immenso, perché presente in tutte le cose ed in tutti i luoghi, giacché tutto conosce, tutto sostiene con la sua potenza, tutto abbraccia con la sua essenza. L'anima lo contempla infinito, assolutamente infinito, perché ha la pienezza dell'essere e la pienezza delle perfezioni. Lo contempla santissimo, misericordioso, giustissimo in ogni sua disposizione, provvidentissimo perché ha cura di tutto, anche delle più piccole cose, infinito amore che tutto vede e a tutto provvede, anche quando a noi sembra che lasci in abbandono certe sue creature.
Oh, come siamo meschini sulla terra!
Sulla terra siamo tanto meschini nel giudicare la Divina Provvidenza, perché ignoriamo i fini del divino amore in ogni creatura; ma quando l'anima vede Dio nell'infinita sua carità, allora intende le delicatezze della sua provvidenza che ordina tutte le sue creature ragionevoli all'eterna salvezza, e tutte le creature materiali in un ordine perfetto, che solo nel Paradiso si può conoscere e contemplare. Oh, come sono meschine le nostre idee su di Dio e sulla sua provvidenza, quando viviamo nella terra! Oh, come sono piccole e stolte le stesse cognizioni della scienza umana, che tanto si gonfia nei suoi pensieri e nei suoi successi!
Chi non ha sentito dire, per es., che la matematica è la scienza esatta, che non può errare, e dà assoluta certezza? I libri dei matematici sembrano trascendere l'opinione personale dell'autore stesso, ed appaiono scritti con una rigorosa obiettività. Eppure oggi si riconosce con rammarico che il numero degli errori nei quali i matematici sono incorsi, è davvero stupefacente. Il matematico belga Lecat ne pubblicò una raccolta, dalla quale si deduce soltanto la povertà e la miseria dell'intelletto umano, che tante volte, come satana, osa levarsi contro Dio, fino a negarne l'esistenza!
(Vedi articolo di Alcide Lari sul « Popolo », 18 maggio 1959).
La teoria della gravitazione universale riguardata come un dogma scientifico, per le ultime scoperte fatte nelle altezze dell'atmosfera, appare anch'essa errata. E se questo avviene in rami di scienza che si credevano infallibili, che cosa non avviene in tutta la povera scienza umana?
Gli idoli eretti dall'orgoglio umano cadono ad uno ad uno sulla terra, e cadono tutti innanzi all'infinita maestà di Dio, quando l'anima ne contempla la realtà, le perfezioni e la gloria. Non ci appare il mondo, mentre viviamo sulla terra, un ammasso di disordini, di ingiustizie, di cieche fatalità, di irruenti fenomeni, che hanno i caratteri del capriccio incosciente? Eppure l'anima contemplando Dio nei suoi divini attributi e nella sua sapientissima provvidenza, ne scorge tutto l'ordine, ne approfondisce le ragioni, ne riconosce la mirabile armonia.
Non c'è un atomo solo che possa riguardarsi come un disordine; anche nell'ordine morale, nel quale Dio rispettando la umana libertà, permette tanti mali; l'anima vede il fine e l'ordine delle permissioni divine, e vede che tutto è amore.
Oh, non sembrano disordini e disarmonie ributtanti le vicende della coltivazione di un campo, per chi ne ignora le finalità?... Qui sono alberi torturati dalla potatura, che ha tutto l'aspetto di un massacro. Là sono cumuli di immondizie e di sterco, che sembrano orrori del campo. La terra stessa è zappata e rimossa in tanti solchi che sembrano all'incosciente, uno sfregio alla natura... Eppure tutto è ordine mirabile della divina provvidenza: la potatura rinnova la vita degli alberi; le immondizie e lo sterco diventano concimi preziosi, che li rinvigoriscono e li alimentano, rendendoli capaci di fiorire e di fruttificare, e nei solchi si gettano i semi che sboccano e riempiono il campo di messi.
Chi può capire la bontà di Dio in tutto l'universo, e molto più in tutte le vicende della nostra vita? L'anima beata è nella piena luce, e perciò non può che adorare ed amare.
Quale gioia e quale felicità !...
Perché non facciamo sulla terra, nella nostra vita mortale, quello che faremo nell'eternità? Perché, invece di lamentarci di Dio, non ci uniamo alla Divina Volontà, adorandola, e raccogliendo messi di meriti che ci daranno in Cielo una gloria più grande? O mio Dio, o infinita Carità, io ti benedico e ti adoro in tutte le pene della mia vita!...
(continua)
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