Le amazzoni di Gheddafi
Immaginiamo per un momento Joseph Ratzinger. Immaginato? Bene. Immaginiamo che il Papa decida di recarsi in viaggio ufficiale a Tripoli e che, auspice l’abilità secolare della diplomazia vaticana, riesca a radunare (a pagamento) cinquecento nerboruti giovanottoni arabi a cui predicare il Vangelo. Il discendente di San Pietro decide inoltre di portarsi appresso trenta guardie svizzere alle quali i carabinieri italiani hanno insegnato ad andare a cavallo e che, sempre le trenta guardie svizzere scorrazzino per un po’ con i colleghi libici montanti cavalli berberi per le vie e le piazze di Tripoli con la pettorina dei Crociati. Immaginiamo infine Benedetto XVI dire pubblicamente che il cattolicesimo dovrà diventare la religione di tutto il Nord Africa. Come la prenderebbe Gheddafi? Parlerebbe di folklore o invierebbe a stretto giro di tank le sue amazzoni per far secco l’infedele? Propendendo per questa seconda ipotesi, non ci spieghiamo il perché Silvio Berlusconi, uno degli “atei-devoti” secondo l'azzeccatissima definizione di Famiglia Cristiana, cerchi di spacciare per una nota di folklore quello che in effetti è un pesantissimo tentativo di coranizzazione del cattolicissimo occidente. Ma a parte qualche timido sussulto da parte dei cattolici del Pdl, e un silenzio imbarazzante delle gerarchie ecclesiastiche che parlano quando non dovrebbero per tacere quando sarebbe auspicabile si esprimessero, tutto sta filando liscio come se Gheddafi fosse il nostro vicino di casa schizofrenico che è bene non contraddire per non innervosirlo. Fedeli alla consegna del Capo che da Gheddafi "c’è solo da guadagnare", tutti gli organi di informazione (purtroppo anche quelli non filo-Berlusconi), hanno fatto a gara nel descrivere la bontà dei rapporti economici che sono alla base di tanta accoglienza. Sfruttamento dei giacimenti di petrolio, illuminazione delle città, costruzione di autostrade e palazzi, hotel di lusso e yacht principeschi sono solo una parte dei lavori che le imprese italiane (qualcuna anche del Capo in persona) hanno ottenuto dal regime dittatoriale del “Cojonello” Gheddafi, come lo avrebbe chiamato la diva porno-soft di qualche anno fa Nadia Cassini, famosa per essere in possesso del più bel culo del mondo. Il Cojonello, che sarà pure un tipo folcloristico tanto quanto i “rincoglioniti della P3”, ma non è affatto un fesso, ha trovato la maniera migliore per modernizzare gratis il suo paese. Ha inscenato una gazzarra della madonna per farsi pagare i danni della colonizzazione italiana (ben guardandosi dal ridare una lira a quegli italiani che in Libia ci hanno lasciato tutto) per poi, una volta accordatosi sui 5 miliardi di euro, fare il magnanimo e assegnare alle imprese italiane commesse appetitosissime. Per farla breve, chi pagherà le imprese italiane per ammodernare la Libia sarà l’Italia che almeno non avrà rimborsato a fondo perduto quanto richiesto da “Mohamed”, come continua a chiamarlo Berlusconi incapace di pronunciare “Muammar”, Gheddafi. E così, grazie al fatto che pecunia non olet, l’ex mandante della strage di Lockerbie, l’ex “attenzionato” dalla Cia che provò in tutti i modi di farlo secco, l’ex bombardatore delle isole dell’arcipelago siculo, oggi può tranquillamente venire a Roma accolto dal genio della politica internazionale che si chiama Frattini, piantare le sue tende dove meglio gli aggrada e parlare di Islam come un missionario un po’ suonato fa a Central Park. Il Pd, sommessamente, timidamente, con un filo di voce che nessuno ha sentito tanto era flebile, ha provato a chiedere al Cojonello lo stato dei centri di “accoglienza” libici, quelli in cui finiscono i disperati che cercano di raggiungere l’Europa. Ci piacerebbe saperlo visto che abbiamo letto e ascoltato storie che parlano di stupri, di violenze gratuite, di vendita di esseri umani, di sopraffazioni e di piccole e grandi atrocità. Da Gheddafi ovviamente nessuna risposta. Il problema è che non è a lui che occorre porre la domanda ma a Maroni, a Frattini e a Berlusconi che quei centri hanno finanziato e finanziano e a Prodi che li ha voluti. Stasera Silvio offrirà una cena in onore del Cojonello con 800 inviati. Nel menù birra e salsicce di etiope così, tanto per non perdere l’abitudine.