il motopesca Ariete, mitragliato dai libici (foto da il Messaggero.it)
Una motovedetta libica spara su un peschereccio italiano. Qual'è la novità? Sono decenni che questa storia va avanti, una volta si pensava che fosse una strategia di Gheddafi finalizzata ad ottenere il "rimborso" dei danni di guerra. Adesso che l'accordo sembra sia stato concluso con tanto di foto dell'evento sui passaporti libici, questa presunta motivazione viene a cadere (chi ci ha mai creduto?). In realtà una novità c'è: la motovedetta che ha sparato è stata fornita dall'Italia ed a bordo vi erano militari italiani. Tecnici, operativi, in assetto di guerra o no, erano militari italiani. Le balle che racconta il governo libico si possono anche capire, pur considerandole sempre balle, ma quelle che intende propinarci il ministro Maroni sono non solo inaccettabili, ma soprattutto intollerabili. Si vorrebbe fare passare la cosa per un errore: il ministro degli Interni Maroni, che ha aperto un'inchiesta sull'accaduto, nel riferire che la Libia si e' scusata ha detto: "immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini". Praticamente ha detto che sui clandestini si può sparare. Sul concetto di clandestini, poi, ci sarebbe molto da dire: il clandestino dovrebbe essere quello che si trova in una località senza permesso, senza avere diritto a starci, e per questo si nasconde o si camuffa. Ma chi è che stabilisce che un individuo non possa stare su una barca anche sovraffollata in mezzo al mare in acque internazionali? Lo status di "clandestino" lo si dovrebbe acquisire nel momento in cui l'individuo concretizza materialmente la sua azione: si introduce in modo illegale all'interno dei confini di una nazione. Secondo Maroni, l'errore quindi non sarebbe aver sparato, ma l'aver scambiato il peschereccio per una barca di clandestini. Da questa affermazione oltre allo sdegno che scaturisce automaticamente in ogni persona che si possa definire civile, viene fuori un altro concetto secondo me importante: il flusso dei clandestini si muove dalla Libia verso l'Italia e non viceversa, quindi la Libia non si troverà mai a dovere respingere nessuna barca di migranti; allora se la motovedetta libica ha sparato su presunti clandestini (che si allontanavano dai suoi confini, non si avvicinavano) vuol dire che l'accordo prevede che il lavoro sporco lo facciano i libici? E noi abbiamo fornito le motovedette ed il personale istruttore per agevolare una strage? Caro ministro (dei miei) Maroni, l'atto compiuto dalla motovedetta libica (ex italiana) è stato commesso in acque internazionali che solo la Libia (Gheddafi) considera sue, ed è un vero e proprio atto di guerra da corsa ; e forse tutto sommato è meglio inquadrarlo così, perchè nel caso in cui le cose fossero andate come Maroni vuol farci credere, allora non si tratterebbe di errore, ma di vera e propria mancata strage degna dei peggiori crimini contro l'umanità.
Penso che l'Italia stia vivendo veramente il momento più vergognoso della sua storia dall'Unità, superiore anche alla vergogna della fuga dei reali a seguito dell'armistizio con gli alleati nella seconda guerra mondiale. Siamo una nazione senza spina dorsale, con un governo che riceve i dittatori e i terroristi con tutti gli onori e permette poi agli stessi di umiliarci e ricattarci. Siamo un popolo che accetta un governo di avventurieri che in nome degli interessi finanziari di pochi permette a dei criminali di venire a dettare legge a casa nostra. Siamo un popolo che accetta governanti che ammettono che è lecito prostituirsi per fare carriera in politica; governanti che giudicano normale che in una scuola pubblica possano essere esposti come fregio i simboli di un partito, come faceva il regime fascista con il fascio littorio; siamo un popolo che accetta che il premier vada in giro a fare dichiarazioni da leccaculo in favore del dittatore di turno, che definisca l'ex capo del KGB un dono di Dio, che baci le mani ad un dittatore terrorista responsabile di genocidio. Siamo un popolo che permette che un partito che non riconosce l'unità della nazione, che non riconosce ed offende i simboli nazionali, che puntualmente minaccia la guerra civile alla prima occasione, stia al governo di quella stessa nazione che disconosce. Siamo un popolo che permette che risorse immense siano sprecate per escogitare e portare avanti un piano destinato a decretare l'impunità di un pluriaccusato, pluriprescritto, pluriamnistiato presidente del consiglio. Sembra un incubo....ma dagli incubi prima o poi ci si sveglia.