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Gheddafi, Mi Sento Offesa e Umiliata

Da Elena
Gheddafi, Mi Sento Offesa e Umiliata Mettiamo che tu sia iscritta all’agenzia Hostess Web, la quale ti contatta per partecipare alle lezioni di Muhammar Gheddafi sull’islam, accompagnato dal nostro premier e da altri esponenti del Parlamento italiano a Roma. Devi stare tutto il tempo ad ascoltare un leader libico che quasi beffeggia, con tanto di ricatto all’Europa, tutti quei migranti che fuggono dalle violenze che vengono catturati in Libia, picchiati, detenuti in lagher, tutte quelle donne che nel tentativo di fuggire vengono rinchiuse in container, stuprate, torturate e rimandate all’inferno. Tutta quella gente, buttata in mezzo al deserto lasciata morire di sete. Decidi comunque di andare, il vademecum parla chiaro, sei pagata 80 euro e modestamente mi fanno comodo, pensi. Continui a leggere: “[…] consigliato abbigliamento serio per le donne con scarpa décolleté tacco 5-8 tailleur gonna o pantalone, per i ragazzi pantalone e camicia […] ci sarà sicuramente la stampa, evitiamo di fare le prime donne […] se vedete che vostre amiche o persone a voi vicine rilasciano dichiarazioni stupide o lesive per il gruppo, cercate di intervenire e riportare il discorso sul tema didattico e culturale dell’evento […]” Perché questa paura? Ti chiedi. “[…] chi si propone al dibattito avrà sicuramente dei vantaggi, lo sanno bene tutte le ragazze e i ragazzi che da mesi lavorano profumatamente pagati con il paese libico […] vi chiediamo di non far menzione con nessuno dei compensi […] chi divulgherà dettagli in merito all’evento non prenderà rimborso e non lavorerà in eventi futuri.” Mah, che strano. Ci sono pure scritti i vantaggi futuri come possibili inviti in Libia per approfondimenti culturali e tour nel Sahara, tutto rimborsato per migliaia di euro a ragazza. Ti meravigli un po’. Caspita! Ma fin dove vogliono arrivare? E perché! Va beh, basta scervellarsi per cose che non si capiscono, andiamo.

Arrivi all’incontro, e ti trovi lì con altre 500 ragazze e qualche ragazzo. Non capisci perché tutte quelle ragazze, la cosa ti puzza ma non c fai caso: finito questo evento, te ne torni a casa coi soldi e basta. Comincia il comizio, e ti senti per tutto il tempo senza poter replicare (ovviamente le domande erano controllate) un uomo di reputazione assolutamente discutibile che sta dando lezioni di vita ad un branco di belle e accondiscendenti donzelle che nemmeno conosce, rivolgendosi per di più a tutto il genere femminile e solo per il motivo che noi siamo donne, si permette di indirizzarci verso un percorso specifico. Con arroganza pensa di sapere cosa è giusto per noi per trovare la retta via. Perché? Perché per lui le donne devono essere in un certo modo e non c’è alternativa. E gli uomini? Sono sempre giusti ovunque si trovino? Perché continuano a giudicarci e a porci davanti a delle alternative apparentemente inevitabili come se fossimo tutte problematiche e incapaci di formarci una vita tutta nostra? Che ne sa lui di tutte noi! Ti scervelli in continuazione, sai che non devi fiatare, e così fanno tutte. Ti senti offesa, disagiata. Ti volti e cerchi di parlare con qualcuna. “Lo faccio per i soldi” dice una ragazza. E un’altra: “A me interessa molto l’islam”. E infine: “sono qui perché ci sono importanti personaggi”. Ma qui non è solo questione di soldi, del Corano, del prestigio, c’è ben altro. Io vedo donne radunate come galline in un enorme pollaio che subiscono passivamente le direttive di un dittatore. Ci stanno prendendo in giro, riescono queste ragazze a capirlo? Si pongono le giuste domande? Si accorgono che c’è ben altro oltre quel Corano che stiamo reggendo?

La situazione per te sta diventando troppo scomoda. Ti chiedi perché un leader libico non poteva trascorrere il tempo qui in Italia diversamente con tutti quegli impegni che ha col nostro premier, invece di promuovere una simile schifezza. Senti una ferita dentro, una nuova ferita, nella tua dignità di donna e più continua a parlare, più questa ferita diventa umiliazione. Ora mi sta insegnando pure chi sposare, un uomo libico... Che tristezza, l’amore che prova una donna quindi non ha alcuna importanza.

Vedi tre ragazze che si convertono all’islam e ti vergogni per loro.

Finalmente tutto finisce. Te ne torni a casa con i tuoi soldi, ricevuti in cambio del ruolo che hai svolto: vittima ma allo stesso tempo complice di questo “bordello di periferia”.


Questo piccolo racconto l’ho scritto per riflettere, insieme a chi mi legge, sulle colpe e gravità di questo convegno. Queste non sono lezioni, ma offese, umiliazioni e arroganza. Ho provato a soffermarmi su queste ragazze. Non le odio, non le detesto. Ce ne sono tante come loro, ce ne sono sempre state presuppongo e ce ne saranno in futuro. Da loro è difficile sortire qualcosa di logico e soddisfacente. Vuoi per l’educazione impartita dai genitori, vuoi dalle loro esperienze o priorità. Mi scaglierei piuttosto contro quei due vecchi che si atteggiano da veri capi di regime e nostri insegnanti di vita, e contro tutti quelli che hanno organizzato questa penosa messa in scena. Mi dissocio totalmente da quei giornalisti a dir poco osceni che hanno volutamente sottovalutato l’evento e censurato la disperazione di quei poveri migranti. Manderei a zappare la terra quei bastardi che hanno osato pubblicare, in siti importanti come potrebbe essere libero.it, la domanda “Sono meglio le donne europee o le islamiche?” alimentando inutili rivalità tra simili a scapito di tutte noi, con immagini di una donna seminuda accostata a una col velo. Basta catalogarci, giudicarci, credere di insegnarci a vivere. Noi non siamo come quelle 500, noi siamo miliardi, e molte di noi combattono per proteggere la dignità da voi quotidianamente calpestata.

Un’ultima cosa. Se a quell’incontro fossero andate 500 ragazze normali e non pagate, tra cui alcune che capitavano lì per caso cosa sarebbe successo? La mia risposta (come penso anche la vostra) mi rincuora moltissimo.


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