Le Valles Marineris, un ampio sfregio sulla superficie di Marte. Crediti: NASA
Le Valles Marineris, il complesso di fratture geologiche situato nella zona equatoriale di Marte, viene spesso definito come il Grand Canyon del Pianeta Rosso, ma le somiglianze in realtà finiscono presto. Intanto le dimensioni, che sono all’ingrosso 10 volte quelle del Grand Canyon terrestre, con uno sviluppo che si estende per quasi un quinto della circonferenza di Marte. Poi l’origine: scavato da un fiume il Grand Canyon, emerse da giganteschi sussulti tettonici le Valles Marineris, poi successivamente rimodellate ed ampliate dall’effetto erosivo di vari agenti.
Tra gli scultori naturali che hanno contribuito a modellare nel tempo queste aride gole marziane, potrebbero esserci dei ghiacciai che, in un tempo remoto, hanno solcato i colossali canyon con il loro lento e implacabile scorrere. Tuttavia, gli scienziati non hanno ancora un’idea condivisa se questo sia effettivamente avvenuto oppure no, non riuscendo, fra l’altro, a stabilire incontrovertibilmente se una serie di formazioni nelle Valles Marineris sia di origine glaciale o meno.
Ora, un team internazionale, formato da ricercatori provenienti dallo statunitense Bryn Mawr College e della Freie Universitaet di Berlino, ha individuato quella che potrebbe essere la prima prova mineralogica della passata esistenza di ghiacciai all’interno delle Valles Marineris: uno strato di minerali solfati misti, situato a metà dei quasi cinque chilometri di altezza delle pareti di Ius Chasma, all’estremità occidentale del sistema di canyon. Per le analisi sono stati utilizzati il Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars e lo High-Resolution Imaging Science Experiment a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter.
La valle Ius Chasma in un mosaico di immagini di 2001 Mars Odyssey. Crediti: NASA / JPL-Caltech / University of Arizona
Il team ha mappato la jarosite, un minerale solfato acido, lungo la parete del canyon. Tutti i depositi di jarosite già rinvenuti su Marte sono dovuti, con ogni probabilità, all’evaporazione di acque in falda o lacustri. Nello nuovo studio, pubblicato su Geology, i ricercatori ipotizzano che questo specifico deposito sia diverso e possa invece essersi formato attraverso un meccanismo simile a quello osservato nei ghiacciai delle Isole Svalbard sulla Terra: lo zolfo atmosferico, intrappolato nel ghiaccio, viene riscaldato dal sole e reagisce con l’acqua producendo minerali solfati altamente acidi, come la jarosite, lungo i margini del ghiacciaio.
Referenze:
- A new type of jarosite deposit on Mars: Evidence for past glaciation in Valles Marineris?,
Selby Cull, Patrick C. McGuire, Christoph Gross, Jenna Myers e Nina Shmorhun, Geology, 26 Sept. 2014
Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini