Ghiaie di Bonate, maggio 1944. Durante la seconda guerra mondiale, una bambina di sette anni dice di aver visto la Madonna. In un’Italia devastata, tre milioni di persone arrivano nel piccolo borgo in provincia di Bergamo per assistere alle apparizioni e magari chiedere un miracolo. Sotto gli occhi di questa folla avvengono sei grandi fenomeni solari simili a quelli di Fatima e Medjugorje e la Curia locale registra centinaia di testimonianze di guarigioni miracolose. Ma quella della piccola Adelaide Roncalli è una storia che nasconde tanti misteri. Forse per questo è stata tenuta sottotraccia per settant’anni. E’ una storia incredibile. Non solo per la straordinarietà di ciò che accadde a quella bambina che disse di aver parlato con la Vergine ben tredici giorni di seguito, ma soprattutto per la persecuzione e i tormenti che la veggente ha dovuto subire negli anni successivi.
Il mistero di Ghiaie di Bonate
Siamo nel 1944, durante il secondo conflitto mondiale. Ghiaie di Bonate è un piccolo paese della Bergamasca. Al piccolo borgo del Torchio, un pugno di case sparse sulle sponde del fiume Brembo, abita la povera famiglia Roncalli: papà, mamma e otto figli tra cui la piccola Adelaide. E’ il 13 maggio 1944 quando la bambina esce di casa a fare una passeggiate per i campi. Vuole cogliere un mazzo di fiori per la statua della Madonna.
Inizialmente, scrive Adelaide nel suo diario, vede un puntino luminoso scendere dall’alto e progressivamente diventare sempre più grande. Riconosce la Vergine che ha al suo fianco san Giuseppe e tiene in braccio Gesù Bambino.E’ la prima di una serie di tredici apparizioni, durate fino al 31 maggio 1944. Nel pieno della seconda guerra mondiale, in un’Italia straziata dalla guerra (il Papa Pio XII rischiava di essere deportato in Germania, ma questo si seppe soltanto parecchi anni dopo), la Madonna appare a una bambina di sette anni, con due colombe scure tra le mani per indicare i coniugi riconciliati, e parla a quella ragazzina semplice e poco istruita dell’importanza della famiglia e del matrimonio.
L’apparizione di quella che sarà poi definita Regina della Famiglia richiama folle oceaniche di pellegrini a Ghiaie di Bonate. Nel piccolo centro della Bergamasca giungono più di tre milioni di persone sfidando i bombardamenti. Sotto gli occhi di centinaia di migliaia di persone avvengono sei grandi fenomeni solari molto simili a quelli accaduti a Fatima e Medjugorje.
Eppure, nonostante la grande eco e il successivo interessamento dei Pontefici (Papa Pio XII ricevette la veggente in udienza privata in Vaticano e dell’apparizione fu interessato anche Giovanni XXIII), la Curia bergamasca cerca inspiegabilmente di tenere questa vicenda sottotraccia.
Ghiaie e l’attentato ad Hitler
La storia di Adelaide Roncalli è anche una storia di spionaggio. Per la bambina che diceva di avere visto la Madonna addirittura si scomodarono i servizi segreti internazionali. Lo stesso Adolf Hitler fu talmente scosso dalle parole della bimba al punto che ordinò alle SS di sequestrarla per farla tacere. I nazisti cercarono la bambina per portarla via ma questa fu nascosta e, per salvarle la vita, fu addirittura inscenato un finto funerale nel convento in cui era stata rinchiusa.
Ma sono state soprattutto le gerarchie ecclesiastiche a tener nascosti i fatti di Ghiaie. Probabilmente per occultare la figura “scomoda” di don Luigi Cortesi, il sacerdote che prese in custodia la bambina immediatamente dopo le apparizioni.
Brillante professore del Seminario di Bergamo, don Cortesi prese la bimba sotto la sua ala protettrice. Come testimoniano i suoi stessi scritti, sottopose la piccola Adelaide a durissime prove (eseguì su di lei degli esperimenti definiti “disonesti e sacrileghi” durante il processo davanti al Tribunale diocesano di Bergamo) tormentandola fino ad estorcerle una dichiarazione in cui ritrattava tutto quello che era successo nelle campagne del Torchio. Una ritrattazione, questa, che influì decisamente sul processo ecclesiastico concluso nel ’48 in cui fu emanato un documento ufficiale sospensivo che non riconosceva l’apparizione (il cosiddetto “non constat”).Secondo gli storici, persino il testamento di monsignor Bernareggi, il vescovo di Bergamo che emise il provvedimento, fu manomesso nella parte in cui il presule, presumibilmente pentito per l’andamento e l’esito del processo del ‘48, chiedeva che il caso Ghiaie fosse riaperto e sottoposto al giudizio del Papa. Interessato comunque della vicenda Ghiaie, Papa Giovanni XXIII si astenne però dal riaprire il caso.
Insomma, dietro la cosiddetta Fatima della bergamasca, testimoniata da centinaia di migliaia di persone che assistettero agli avvenimenti del ‘44, ci sono tanti misteri su cui sono stati scritti parecchi libri e articoli. E una bambina, Adelaide, che pagò il prezzo di quelle apparizioni con un terribile supplizio. Torturata, picchiata, sottoposta a visite mediche inconcepibili e fuori luogo, la veggente di Ghiaie di Bonate finì per essere segregata in un convento fino addirittura a dover cambiare nome e scomparire nel nulla per poter avere una vita “normale”.
Gli studi di Alberto Lombardoni
Su Ghiaie di Bonate si è detto e scritto molto in tutti questi anni. Oltre alla dottoressa Lucia Amour (conduttrice di una serie di programmi su Ghiaie trasmessi dall’emittente radiofonica Radio Maria e autrice del libro “Un giorno sono arrivata a Ghiaie”) e allo scrittore Giuseppe Arnaboldi Riva (autore della storia romanzata di Adelaide Roncalli dal titolo “Le Ali spezzate”), tra gli esperti che maggiormente hanno approfondito il mistero di Ghiaie di Bonate c’è sicuramente il professor Alberto Lombardoni.
Docente di lingua e letteratura francese e autore di libri didattici, da una ventina di anni Lombardoni dedica tutto il suo tempo libero alla ricerca della verità sull’apparizione della Regina della Famiglia.
Con certosina pazienza, sta raccogliendo una miriade di documenti che dal maggio 2001 continua a pubblicare sul suo sito Internet www.madonnadelleghiaie.it con cui sta contribuendo a fare chiarezza su questo mistero finora irrisolto.
In questi anni di studio Lombardoni ha ritrovato una serie di documenti ufficiali che avvalorano crepe e punti critici nella ricostruzione ufficiale degli eventi. E soprattutto ha denunciato con forza le violenze fisiche e psicologiche che don Cortesi e alcune suore dei conventi che in quel periodo ospitarono la bambina fecero subire alla piccola Adelaide.
Episodi peraltro ammessi candidamente anche dallo stesso don Cortesi nei suoi libri che raccontavano i fatti di Ghiaie. Il 5 Luglio del ‘44 – racconta il professor Lombardoni – Adelaide venne sottoposta nel convento di Gandino ad un’offensiva visita medica dall’occultista professor Cazzamalli in presenza dello stesso don Cortesi e di altre persone, eseguita all’insaputa del vescovo e dei familiari della bimba. Una visita che non aveva evidentemente nulla a che fare con le apparizioni.
Nonostante il divieto delle autorità ecclesiastiche, don Cortesi continuò a tormentare la bambina isolandola dal mondo esterno. La terrorizzò istillandole mille paure, la vezzeggiò e riuscì con l’inganno a farle firmare la ritrattazione. Comportamenti, questi, contestati dal difensore della piccola veggente che denunciò il vergognoso comportamento del sacerdote davanti alla Commissione ecclesiastica.
Oltre questi fatti interni alla realtà ecclesiale del tempo, nella storia di Ghiaie emergono, come si è accennato, anche aspetti inediti del rapporto tra Italia e Germania durante la seconda guerra mondiale. Le apparizioni della Madonna a quella bimba di sette anni sconvolsero infatti Adolf Hitler al punto di fargli dare alle sue SS un ordine perentorio di sequestrare Adelaide. Il 20 luglio del ’44, subito dopo che incredibilmente si verificò l’attentato al fuhrer previsto dalla bambina (aveva detto che la guerra sarebbe finita presto e che esattamente quel giorno sarebbe accaduto qualcosa di importante ad Hitler), un capitano delle SS che abitava insieme a Don Cortesi nel Seminario di Bergamo ricevette direttamente da Berlino l’ordine di smentire tutto ciò che la veggente diceva e, se fosse stato necessario, di sequestrarla per farla tacere. Come detto, le SS cercarono la bambina per portarla via, ma Adelaide fu nascosta e per proteggerla fu inscenato persino il suo finto funerale. Non riuscendo nel loro intento, i nazisti fecero pressioni sul vescovo di Bergamo, monsignor Bernareggi, al punto di fargli promettere di nominare una “Commissione Ecclesiale per smentire ogni cosa”.
Ma le tante suggestioni dei fatti di Ghiaie di Bonate non finiscono qui. Ghiaie è stata definita la Fatima della bergamasca in quanto esisterebbe un forte legame con le apparizioni avvenute in Portogallo. Pare infatti che nel febbraio 1944 Lucia, la veggente di Fatima, avesse predetto in un incontro segreto con il Papa Pio XII l’imminente apparizione della Madonna a una bambina in Italia. E si dice anche che la stessa Adelaide Roncalli, divenuta adulta, abbia poi incontrato a Roma la veggente portoghese.
E oggi?
In tutti questi anni le gerarchie ecclesiastiche, probabilmente per la regola ferrea di non giudicare le apparizioni mariane fino a quando i veggenti sono ancora in vita, non hanno ancora preso posizione sulle apparizioni di Ghiaie di Bonate. In quel maggio 1944 don Cesare Vitali, allora parroco di Ghiaie, raccolse insieme al curato don Italo Duci le testimonianze di circa 300 guarigioni, tutte minuziosamente documentate. Ma non risulta che l’imponente dossier sia stato ancora esaminato.
Oggi, in questa piana dove nel maggio del ’44 milioni di pellegrini arrivarono a frotte per assistere alle apparizioni, i fedeli continuano a frequentare ad ogni ora del giorno e della notte la cappella dedicata alla Regina della Famiglia che sorge nel punto in cui Adelaide vide la Madonna. E attendono pazientemente che la Chiesa decida di riaprire il caso Ghiaie.
Qui ogni tanto viene a pregare in incognito anche la stessa Adelaide, oggi moglie e madre dopo una vita di tormenti (fu definita dalla Vergine la “piccola martire”). Nel 1989, avvalendosi delle nuove norme del Concilio Vaticano II° in materia di diritto all’informazione, la veggente ha ritrattato la sua ritrattazione, dichiarando davanti ad un notaio che è assolutamente convinta di aver avuto le apparizioni della Madonna nel maggio 1944. Da allora la donna ha scelto la strada del silenzio e dell’obbedienza. Un silenzio che le fa onore e, secondo molti, non fa che rendere ancora più verosimile la sua storia. Ma è un silenzio che adesso qualcuno, timidamente, inizia a chiederle di rompere. Per rivelare la sua parte di verità su Ghiaie e sollevare il velo che copre ormai da più di settant’anni questo mistero.