Ghosts – Japan
(cover di Tiziano Scarpa)
Accorgimenti per debellare i fantasmi
Forse ho capito cosa ti perseguita,
che infesta le tue notti solitarie,
penso di averlo visto mille volte,
abita nei fumetti e nei cartoni,
nelle comiche del cinema muto,
l’aspetto è quasi caricaturale,
sembra una gag, ma è una faccenda seria.
Il suo nome è Fantasma Lenzuoloforo.
Quando ti stendi sotto le coperte
ti stai avvolgendo in realtà in uno spettro
travestito da letto ad una piazza.
Non ti aggredisce subito, è un vigliacco,
resta acquattato finché la tua mente
si sfarina in corpuscoli di luce
e si sfalda in insulsi fotogrammi,
fin quasi ad assopirsi, e proprio quando
eri arrivata alla soglia del sonno,
nell’istante in cui sei più disarmata,
ti getta addosso pessimismo ed ansia,
docce scozzesi di brutti pensieri,
fa straripare all’improvviso oscuri
sensi di colpa, fallimenti, scacchi,
ingigantisce tutto, fa sembrare
un delitto una multa non pagata,
catastrofe il tuo esame di domani.
Di colpo la tua vita è una sconfitta,
sbarri gli occhi nel buio, non hai pace.
Si serve di trucchetti, ti spaventa
con effetti speciali da due lire,
un rubinetto perde gocce in bagno
come la bava di uno strupratore,
non hai il coraggio di andare a vedere,
la finestra che cigola in salotto
è uno zombie venuto a divorarti,
hai paura ad accendere la luce.
La cura è andare a letto molto stanca,
abbattersi di schianto sul guanciale.
Oppure un bell’esame di coscienza
e una preghiera all’angelo custode.
Forse ho capito cosa mi perseguita,
che infesta le mie notti solitarie
e non scherza nemmeno dopopranzo.
È una tendina di aria colorata,
una specie di fine velatura,
diapositiva semitrasparente,
ma non davanti agli occhi, direi dentro,
dietro la retina, sul nervo ottico.
Il suo nome è Fantasma Sdolcinogeno.
Per esempio, sapessi quante volte,
esco di casa a prendere il giornale,
attraverso la strada sulle strisce,
e all’improvviso vengo rapinato
da una banda di immagini romantiche,
ti vedo nuda, in piedi, sorridente,
nuda con una punta di imbarazzo,
le mani e gli avambracci dietro i fianchi.
Ti vedo mentre giochi ad acchiappare
al volo con la bocca una mentina,
solo che al posto della caramella
è il mio seme che schizza su e ricade.
Ti vedo che non chiudi affatto gli occhi,
mi fissi le pupille, faccia a faccia,
nell’istante in cui il cazzo ti entra dentro.
Ti vedo con il volto deformato
dall’orgasmo, le palpebre glassate
di sperma che ti cola sulle guance.
Ti vedo che sgambetti a quattro zampe
in cerca delle calze sotto il letto
e scodinzoli il sedere per scherzo
prima di reinfilarti le mutande.
Lo so, sono un po’ troppo sdolcinato,
non posso farci niente se il tuo spettro
ha fatto di me un sentimentalone.
La cura è masturbarmi molto spesso.
Magari sbaglio, però ci sarebbe,
se sei d’accordo, terapia migliore:
fare l’amore, io e te, tantissimo.
[Montanari Nove Scarpa, Nelle galassie oggi come oggi. Covers, Einaudi, 2001]