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Giacomo casanova/don giovanni

Creato il 16 novembre 2011 da Illcox @illcox

GIACOMO CASANOVA/DON GIOVANNI

 

Giacomo Casanova nasce nel 1725 a Venezia .

Venezia si era sempre distinta tra le città italiane per la sua libertà nei costumi, data soprattutto da anni e anni di dissidio con la Chiesa romana.

La facciata licenziosa e dissoluta è quella più apprezzata dal Casanova, amante del piacere, estimatore delle donne e delle grazie del convito.

Giacomo Casanova , oltre alla sua fama da seduttore, fu scrittore, poeta, alchimista, matematico, filosofo ed agente segreto italiano. Fu un uomo che si impegnò in più campi, per diletto e per necessità.

Figlio di due attori itineranti, portati, per il loro mestiere, a spostarsi in giro per il mondo, ereditò questo senso di inquietudine, di disprezzo per la stasi.

Egli condusse numerosi viaggi, animato da una inguaribile curiosità, molteplici sono le corti e i salotti che frequentò, ma a dirla franca, quello del viaggio, spesso e volentieri, si rivelava un espediente, con cui scappare dall’Inquisizione, che lo perseguitava per la sua inclinazione al libertinismo.

Quella del Casanova è di certo un’esistenza concitata, in cui non c’è tempo né spazio per la noia, come ci testimonia ”Histoire de ma vie”, opera in cui ripone tutte le sue memorie.

Le sue donne, le sue innumerevoli attività fungevano da distrazioni , da tasselli con cui occupare la lunga retta della vita, conclusasi nel 1798 in Boemia.

Finirà con il creare un mito di sé, emblema del seduttore per eccellenza, egli stesso dirà che fu un Don Giovanni, come d’altronde, il Don Giovanni fu un Casanova.

Ricordiamo che il Don Giovanni, a differenza di Casanova è un personaggio inventato, è il protagonista di un opera lirica di Amadeus Mozart, che trascorre il suo tempo a sedurre donne, non badando assolutamente alle condizioni di quest’ultime, se siano sposate o vergini, per intenderci, non avendo alcuno scrupolo per le crudeltà commesse, non covando alcun rimpianto né segni di pentimento.

Il Don Giovanni e lo stesso Casanova possono essere considerati seduttori sensuali, seguendo la lettura che ne da Kierkegaard.

Il seduttore sensuale è colui che gode dell’attimo, che trova gioia nell’amplesso, che si nutre di sensazioni è colui che vive un amore inesauribile, come se l’orgasmo non dovesse finire ma, ma avesse la sua inesauribilità nell’essere perpetuato mille e mille volte ancora..è colui che accoglie il monito oraziano del carpe diem, dell’afferrare il tempo presente, senza alcun indugio o rimando al futuro.

È semplicemente colui che fruisce del piacere della vita, senza troppe implicazione di carattere razionale.

La figura del Don Giovanni è immortalata dall’opera lirica e quindi dalla musica, medium con cui esprimere a pieno la sua essenza, senza il filtro della parola, che in qualche modo farebbe appassire la sua forza.

La musica, infatti, è capace di arrivare ai sensi, senza tergiversare per concettualizzazioni e rivelare l’identità del Don Giovanni, senza dare un effettiva raffigurazione, egli che, più che incarnare un uomo, rappresenta una forza implacabile, il trionfo del piacere.

Al seduttore sensuale, simboleggiato dal Don Giovanni ,si contrappone quello psicologico, tratteggiato da Kierkegaard nel “Diario di un seduttore”.

Se nel primo c’è la fruizione del piacere, nel secondo manca.

Il piacere per quest’ultimo sta nel creare una fitta trama con cui incagliare la vittima, la gioia non perviene dal vivere l’attimo ma nella strategia di seduzione, che porterà la donna a pendere dalle labbra dell’amato.

Il seduttore psicologico trova l’appagamento nell’adempimento del suo disegno, nella caccia, in cui il seduttore veste i panni del carnefice, famelico e assetato di sangue.

Se il Don Giovanni era contraddistinto dall’inesauribilità del piacere, vediamo come il seduttore psicologico sia preda del tempo, quello stesso tempo che impiega nella conquista e che porta alla sclerotizzazione del piacere,un piacere effimero , destinato alla morte.

Interessante è la lettura di quest’ultimo , che bada non tanto alla soddisfazione concreta, alla gioia tangibile quanto all’autocompiacimento.

Ripone la propria autostima nell’abilità di soggiogare la sua vittima, nella capacità di far cedere anche la donna più irreprensibile.

Ogni donna conquistata non è altro che un numero in più da aggiungere alla lista,o uno specchio in cui riflettersi, non è altro che lo strumento per rafforzare il suo ego.

Chi ha bisogno di continue rassicurazioni, non ha poi così tanta fiducia in sé stesso, tenta di cibare i suoi sensi e in qualche modo di anestetizzarli con una provvisoria sazietà, per mantenere il suo equilibrio e non cedere al senso di disperazione, proprio di coloro che trascorrono un esistenza all’insegna del vuoto…

Ma il senso di sazietà è illusorio e sin da subito si torna ad avere fame..

Questa è la conseguenza di aver consacrato la vita alla ricerca del piacere, senza contemplare che esso dura se non per pochi istanti.

Bisognerebbe chiedersi se vale la pena, aver radicato dentro di sé un senso di insoddisfazione perenne, che trova tregua in brevi e concisi momenti, senza aver effettivamente provato ad estirparlo alla base.

Il modo di estirparlo ha varie facce ma un unico nome: impegno, che sia etico, civile personale….

Impegno in qualsiasi attività che richieda tempo, costanza e passione, un’ attività che non produce il nulla ma effetti più o meno tangibili, che non ha come scopo, per forza di cose, il lucro ma la coltivazione di una passione o di un ideale, un’ occupazione che provveda alla realizzazione e all’accrescimento personale.

Sta ad ognuno di noi far affiorare la necessità di volersi impegnare ! Non è mai tardi per far irrompere il genio che c’è in noi, perché tutti a loro modo sono speciali in qualcosa, perché tutti hanno delle attitudini da assecondare, delle inclinazioni da seguire.

Comunque un piccolo Don Giovanni rimarrà sempre al nostro interno, cullato tra ideali di estetismo, quella parte che tende al bello, del resto la ricerca del piacere, di sé per sé, non è errata, ammesso che non diventi l’unica aspirazione di vita.

Se il libero arbitrio è un tratto peculiare della condizione umana , non ci resta che scegliere di andare alla scoperta di noi stessi e diventare ciò che in realtà già siamo, accogliendo e dando sfogo a tutte quelle caratteristiche che ci contraddistinguono, che ci rendono a nostro modo unici.


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