Copertina non male, però
Oggi, su un famoso quotidiano che non compro quasi mai (ma oggi sì), c’era la classifica dei libri più venduti: tre dei primi quattro ce li ho anch’io (Coelho, no, non ce la faccio a comprarlo e a leggerlo). E ce li ho non perché abbia visto la classifica e sia andata a comprarli, ma perché li ho acquistati per affezione e ho scoperto di essere molto molto mainstream…Uno dei tre in classifica è quello di Gianrico Carofiglio, amato autore dei gialli dell’avvocato Guerrieri, anche se lui, sul sito dell’Einaudi, afferma di non essersi mai riconosciuto in questa definizione. Amen. Adesso ci si riconosce, perché questo, dice, è la cosa più vicina a un poliziesco classico che abbia mai scritto.
Ne parlo oggi perché mi ha colpito la faccenda dei “tre su quattro” (e perché fuori piove, fulmina e tempesta), ma il libro l’ho comprato e letto quando è uscito, 20 giorni fa. Particolare utile a comprendere come mai, del libro, io, al momento, non mi ricordi assolutamente niente. Ma proprio niente. Per dire quanto deve essere pregnante e significativo.
Allora sono andata a leggermi la sinossi: “Un buon investigatore deve essere capace di costruire una storia, immaginare che cosa è successo prima e dopo il crimine, come in un romanzo. Poi, costruita la storia, deve andare in cerca di ciò che la conferma e la contraddice. Così pensa il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio [*], piemontese trapiantato a Bari, che si trova a indagare su un omicidio dove tutto appare troppo chiaro fin dall’inizio. Non fosse che al principale sospettato, su cui si concentra ogni indizio, mancava qualsiasi movente per commettere il delitto. In un folgorante romanzo breve, Gianrico Carofiglio orchestra una storia perfetta e dà vita a un nuovo personaggio, ecc.”.
Ora, magari a uno che non ha letto il libro questo non dice niente. A me, che il libro l’ho letto, dice uguale. Niente. L’unica cosa che, per il momento, mi trova d’accordo, è la definizione “romanzo breve”: in effetti, mi ricordo che dopo averlo letto (due ore son più che sufficienti) ho pensato: apperò, 10 euro e venti per un romanzo breve che ti tiene occupata due ore e poi svanisce come neve al sole.
Per farmi venire in mente qualcosa in più, ho letto alcune recensioni dei clienti su una grande catena che vende anche libri: niente, stesso buio, anche se uno di loro accenna a un’apparizione fugace del caro Guerrieri e quella, sì, me la ricordo. Quando sono arrivata al punto ho pensato: ma guarda, che cosa carina, fa la sua comparsa l’avvocato Guerrieri agli inizi della sua carriera (prendete quest’ultima parte della frase con beneficio d’inventario).
Poi ho letto le recensioni su aNobii, perché di solito lì si trovano personcine che ti spiattellano trama e compagnie senza nemmeno avvisarti. E comunque, sì, particolari sulla trama ce ne sono, e metà dei recensori dicono che avevano scoperto il colpevole fin da pagina 25.
Io, ripeto, non solo non mi ricordo il colpevole, ma nemmeno tutto il resto.
Ho incontrato Carofiglio per caso agli inizi della sua carriera di scrittore, quando nessuno sapeva ancora chi fosse: era gentile, simpatico, disponibile.
L’ho incontrato quando era ormai esploso il boom di Guerrieri e dello scrittore-magistrato(in aspettativa)-senatore: mah…
Mah… anche per questo libro.
(stavo per dire che son dieci euro buttati via, ma sarei impietosa, e per un libro i soldi non sono mai buttati via. Comunque, i dubbi sulla commerciale operazione restano)
[*] Sapete? La pensa così anche Richard Castle (detective tra le righe), protagonista di una serie TV iniziata sei anni fa…