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Giallo Vaticano - servizio pubblico

Creato il 14 giugno 2013 da Funicelli
La puntata speciale di Servizio pubblico sui misteri di oltretevere: le carte fatte uscire dal corvo (che poi si scoprì essere il maggiordomo Gabriele); gli scandali sessuali per troppo tempo coperti. La lobby gay che coinvolge preti e gentiluomini e persone della cricca.
Le denunce messe a tacere, la commissione cardinalizia di Ratzinger per capire chi fosse dietro Gabriele. Fino  alle dimissioni di Ratzinger.


L'articolo di Francesca Fagnani per Il fatto:

Festini, archivi e chat: la lobby gay con la tonaca
VIAGGIO DI “SERVIZIO PUBBLICO” FRA I SACERDOTI CHE ADESCANO I RAGAZZI. DON ARIEL: “DENUNCIAI IL VIZIO E FUI ALLONTANATO”
di Francesca Fagnani
   Santa Maria degli Angeli e dei Martiri è una delle più belle chiese di Roma. È qui che sfilano politici e volti noti ogni volta che a morire è qualcuno degno di esequie di Stato. A tutto il mondo è nota per essere l'ultimo grandioso progetto architettonico di Michelangelo Buonarroti. Ma per pochi altri è semplicemente una “Chiesa bancomat”. Così la chiamano, infatti, i ragazzi e i ragazzini di vita che girano intorno alla vicinissima Stazione Termini.
   A raccontare questo è don Ariel, che lì è stato sacerdote. Si tratterebbe di un giro di prostituti gay che fino a poco tempo fa gravitava intorno e dentro alla Chiesa, che funzionava proprio come un bancomat: prestazioni sessuali al prete in cambio di soldi, o meglio in cambio dei proventi delle elemosine dei fedeli. Una storia, sembra, ben nota alla polizia.
   DON ARIEL raccoglie testimonianze, foto, documenti e scrive una relazione dettagliata che invia ai suoi superiori e alla Segreteria di Stato vaticana.
   Il primo risultato che ottiene è il silenzio. Il secondo è il suo (non certo volontario) allontanamento. Don Ariel viene punito per la sua delazione, mentre il prete che foraggia i giovani viene lasciato lì tranquillo e indisturbato per un altro anno ancora, prima cioè di essere trasferito in un'altra chiesa di Roma nord, meno prestigiosa ma molto più popolata. “Questa è la triste prassi”, dice don Ariel, “la lobby gay esiste. Eccome. È un dato di fatto”. “La lobby gay esiste” dice oggi Papa Francesco in una conversazione non si sa quanto confidenziale con i suoi amici sudamericani.
  
   NELLE SETTIMANE in cui ho lavorato con Andrea Casadio a questa inchiesta, si è mostrato un mondo che si pensava fosse solo un'esagerazione dell'immaginario o una vulgata anti-clericale. La regola del celibato e dell'astinenza sessuale sembra aver generato il suo contrario: una vera e propria ossessione mostruosa per il sesso. Sacerdoti che finita la messa consumano tonnellate di materiale pornografico su internet. Venerabilis fraternity, ad esempio, è un sito dedicato ai sacerdoti “omosensibili”, si favoriscono gli incontri attraverso chat in tutte le lingue del mondo (ovviamente è obbligatorio usare un nickname) e addirittura ci si dà appuntamento in precisi orari (la mattina per i seminaristi, il pomeriggio per tutti gli altri) nel settore filosofia e religione della Feltrinelli di Largo Argentina a Roma. Saune gay, discoteche, locali per scambisti frequentati da uomini di Chiesa. Tra i luoghi gay preferiti dai preti sembra esserci (ironia della sorte, o forse no), Il Diavolo dentro, una discoteca che si trova nel quartiere Te-staccio.
   ll giornalista di Panorama Carmelo Abbate racconta che per scrivere Sex and the Vatican, è riuscito a infiltrarsi per mesi in un giro di festini, a cui partecipavano sacerdoti (alcuni alti prelati di cui non ha rivelato l'identità) e ragazzi escort. Gli incontri avvenivano nei palazzi della Curia romana. Stanze importanti, dove il giorno successivo si sarebbe celebrata messa.
   Un'ossessione per il sesso si diceva, un vero e proprio assillo che lega a un vincolo di segretezza assoluta chi lo pratica. Segreti che saldano rapporti e favoriscono carriere. Segreti che generano ricatti e che distruggono carriere.
   IN UN BAR subito fuori le mura vaticane, ho incontrato un sacerdote che conserva in casa centinaia di schede, un vero e proprio archivio sui vizi privati dei suoi confratelli. Materiale pronto a essere usato come una micidiale macchina del fango, una clava contro chi si renda necessario punire o intimidire. Così, le persone che ho incontrato in questi mesi, mi hanno spiegato il senso di “lobby gay”.

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