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Gianni cuperlo – il nuovo berlinguer?

Creato il 26 settembre 2013 da Speradisole

GIANNI CUPERLO – IL NUOVO BERLINGUER?

(Ricevo dai Giovani Democratici miei amici su facebook)

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Ho letto un articolo di Damilano su Gianni Cuperlo l’altro giorno.

Lo definisce “uomo colto e riluttante”, “uomo politico atipico”, “autoironico”. Nella descrizione esalta la sua apparente inadeguatezza allo svolgere il ruolo di segretario di partito, la caratteristica di essere un uomo che compie le grandi scelte in maniera tormentata, come quella dello scioglimento dell’organizzazione giovanile di cui è stato segretario, la Fgci.

Un leader “ritroso al comando”, che batte colpi sulla necessità di avere un partito non legato ad un capo ma ad una lettura alternativa a quella delle destre di questi anni, innovativa, autonoma; che parla di una “rivoluzione gentile”, del vocabolario e del pensiero, che rilanci la passione politica verso la politica e verso i partiti politici, andando controcorrente rispetto a chi li vuole più piccoli e ininfluenti. Questo farebbe di lui l’”anti leader”.

Strano, veramente strano. Ma non ho potuto non pensare ad una cosa.

Che queste cose, queste stesse identiche cose, me le hanno sempre raccontate i vecchi compagni di un altro leader della sinistra.

Si chiamava Enrico Berlinguer.

Gentile, riluttante, pacato, colto. Uomo di unità, affezionato alle organizzazione giovanili, schivo ed inadatto alla leadership al punto che si dice stesse male prima di ogni incontro televisivo. Un uomo, per citare quasi testualmente Alfredo Reichlin, che per conformazione fisica e psicologica “poteva fare il bibliotecario”, ma che, sempre secondo Alfredo, si dimostrò un eccezionale ed insostituibile “capo di un popolo”.

Mi si dirà che il mondo è cambiato, è più veloce, ha altre esigenze, e noi abbiamo commesso tanti errori lungo il nostro cammino. Nulla può essere più vero. Gi stessi che sostengono questo, tante volte, argomentano di come il nostro paese sia cambiato in peggio, per la crisi, per lo spazio che hanno le giovani generazioni, per l’assenza di futuro.

Forse è cambiato in peggio anche perché invece di contrastare alcune derive le abbiamo assecondate, perché siamo stati troppo indulgenti nello sposare parole d’ordine, modi di essere, ideologie che non appartengono ad una parte che si propone di essere la parte dei più deboli, perché così tanto impegnati a ricercare il futuro abbiamo pensato, più volte in questi anni, di trovarlo gettando via le lezioni del passato.

Ecco perché tutto questo conferma le mie convinzioni su Gianni Cuperlo. E perché il suo profilo, atipico e controcorrente, sia assolutamente necessario per dare un senso al l’impegno di tanti. Tanti che, come me, non sentono l’esigenza né di un leader né di un tweet per “riempire la propria vita”, ma di un popolo che oggi non c’è.



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