leggo su un blog collegato a repubblica.it che il giappone sta pensando di andare verso le energie alternative.
penso a una frase di gino strada sul nucleare “il problema del nucleare è che fino al giorno prima il problema non c’è, poi quando in problema c’è è troppo tardi”.
anche tralasciando il problema delle scorie (che secondo me è più importante ancora della possibilità di incidenti alle centrali) credo che strada centri il problema.
sono stata in giappone, per uno strano gioco del caso, i primi giorni li ho passati proprio nella prefettura di fukushima e l’azienda che ho visitato è adesso ovviamente chiusa.
me ne ero già accorta nella piccola cittadina di iwaki, ma soprattutto a tokyo una cosa che mi ha sconvolto è stato il loro modello di sviluppo.
luci accese a giorno, usa e getta per qualsiasi cosa, perfino per gli ombrelli da usare durante i monsoni, un quantitativo di rifiuti prodotto ogni giorno spaventoso, aria condizionata, riscaldamento, tutto esagerato. un po’ mi hanno ricordato gli USA.
penso a un altro paese che sta facendo in questi anni la stessa scelta: la germania.
in germania si riportano indietro le bottiglie di birra.
in giappone hanno i contenitori quasi “monosorso” usa e getta.
in germania riciclano la carta.
in giappone l’estetica conta più del contenuto.
in germania costruiscono a risparmio energetico, case bene isolate, coibentate, doppi vetri.
in giappone NO.
e potrei continuare molto a lungo.
sono stili di vita diversissimi, da una parte la praticità e il risparmio, dall’altra l’estremo lusso e lo spreco.
se posso pensare che frau merkel con le bellissime pale eoliche delle quali sono costellate le pianure tedesche (per metterne una in italia si devono affrontare i draghi dei maledetti comitati not in my back yard) possa riuscire a vincere la sfida, se contemporaneamente abbassa ancora i consumi, attuando una politica di vera responsabilità ambientale, dall’altro lato non credo possibile o credibile che il modello di sviluppo che porta avanti il giappone possa prevedere l’utilizzo di sole fonti rinnovabili.
il modello “produci, consuma, crepa” al quale anche noi stiamo aderendo, richiede un fabbisogno energetico immane, che da qualche parte deve essere prodotto.
accanto al sacrosanto scetticismo per il nucleare (nel mondo, ma in italia sarei ancora più scettica) è urgente cominciare a pensare drasticamente alla nostra politica di sviluppo e di consumo.
cominciamo a bere l’acqua del rubinetto.
ad andare in bicicletta.
a usare il foglio dietro del block notes.
a non stampare quello che non è necessario stampare.
a farci un panino a casa.
a portarci una borsa al supermercato.
a spengere (per i non lucchesi: spegnere) le luci.
eccetera eccetera eccetera.
sembrano cose da giovani marmotte, ma sono piccoli gesti che forse, tutti insieme, ci permetteranno un giorno di poter dire a testa alta: “io non sono solo contrario al nucleare, NON NE HO NEANCHE BISOGNO!”.
la migliore fonte di energia alternativa è il risparmio energetico. si trova ovunque e non inquina.
augh!