eccomi nella capitale, grande, ventosa e piena di gente, che quando te li vedi venire incontro tutti e capisci che sei nel senso contrario un po’ fa paura, ma è anche bello.
la mia camera è al 28esimo piano, dalla finestra grattacieli tipo blade runner e dentro la stanza invece il solito giappone di onahama: il water riscaldato e con gli spruzzi, il kimono per stare in camera tranquilli, piccoli spazi tiepidi di tana in una città lontana.
la serata è passata meravigliosamente, mangiando tempura in una bettola che, dall’alto dei suoi ottantasette anni di vita, è considerata un’antichità.
ho imparato a dire “una birra e del riso, per favore!” e spero preso di poter arrivare anche a ordinare il companatico.
il collega-san è stato gentilissimo e cortesissimo, ci ha letteralmente scortato per il quartiere, che ,sostiene, essere confinante col territorio della jakuza e a me sembrava di essere in un film di kitano.
ho gli occhi rossi di sonno, ma stavolta sono le undici e mezzo, sono in linea con l’orario.
ho scoperto altre cose buone da sapere sul giappone.
1) il sale verde è sale mescolato al wasabi, ho quasi avuto un infarto assaggiandolo.
2) il brodo con le vongole è buonissimo, forse la cosa più buona che ho mangiato fin’ora
3) i giapponesi restano tutti un po’ bambini, ma è anche quello il loro bello.
4) questa città mi fa sentire stranamente a casa, mi pare di poterci vivere, anche nella sua follia di brulicante formicaio.
5) sui treni la gente mangia di tutto, e i finestrini sono sigillati, quando si scende si puzza di fritto e di stufato.
6) in giappone può capitare di passare davanti a un posto misterioso e sentirsi dire “ah, lì e dove abita l’imperatore”.
7) tutti vanno estremamente veloci.
buona notte a tutti! (no, niente nasai stasera!)