La relazione tra l’uomo e la natura e l’idea che questa sia in qualche modo connessa al generico concetto di “buona salute” ha profonde radici nella filosofia, nell’arte e nella cultura popolare, dagli antichi Greci fino ai filosofi Trascendentalisti. Creare giardini e coltivare piante è sicuramente un bisogno fondamentale dell’uomo, un bisogno atavico che si manifesta in ogni civiltà, ostinatamente realizzato nel corso dei secoli malgrado ostacoli di vario genere: guerre, carestie, decadenza culturale, disinteresse sociale ecc. Ogni epoca ha avuto il proprio giardino, nato da un desiderio che ha condizionato il pensiero e l’agire umano. Con il passare dei secoli hanno visto la luce del sole svariati tipi di giardini: come simbolo della creazione, come luogo di felicità perduta, come sfida costante alla natura, come luogo consacrato alla vita da proteggere e amare; giardini come spazio in cui un’idea diventa realtà e la realtà è trasformata in un’idea.
I giardini romani avevano molte caratteristiche in comune con i giardini di oggi: erano un luogo di pace e tranquillità, un rifugio dalla vita cittadina, ma erano anche investiti di significati religiosi e simbolici. I giardini di Versailles del ‘600, invece, simboleggiavano il potere assoluto, sia per la maestosità, sia per il modellamento dell’ambiente che lo rendesse più gradevole e che conferisse un maggior prestigio sociale. I giardini zen, invece, composti quasi esclusivamente da rocce e ghiaia sono stati creati per offrire ai monaci un posto dove meditare, e sono conosciuti perché creano un senso di tranquillità, immobilità e calma.
Più recenti sono le scoperte scientifiche che provano in maniera indiscutibile gli effetti positivi degli spazi verdi sulla mente umana nel generare serenità ed aumentare il senso di autostima. Infatti, è ormai scientificamente accertato che l’individuo reagisce alla presenza delle piante non solo con la semplice constatazione della loro bellezza, ma ne trae giovamento sotto tanti aspetti: un ambiente contenente vegetazione o qualsiasi altra forma di natura impiega la mente senza fatica e, allo stesso tempo, la esercita, la tranquillizza e rivitalizza e, di conseguenza, rinvigorisce l’intero sistema.
Perché la natura può favorire il benessere? La risposta è semplice: il giardino, predisponendo la nostra mente al bello, alla pace e alla quiete, infonde al nostro corpo il benessere. La natura procura benessere e migliora la vita non solo ammirandola in una fruizione “passiva”, ma anche prendendosene cura attraverso la pratica del giardinaggio.
Occuparsi di uno spazio verde ha effetti positivi ad ampio raggio. Dal punto di vista fisico, è opinione comune tra molti medici, aiuta a regolarizzare il battito cardiaco, il respiro e la pressione sanguigna; inoltre migliora la coordinazione, la forza e la resistenza, in modo dolce. Dal punto di vista psichico, porta effetti positivi alla concentrazione, alla memoria e all’orientamento, costituendo un momento riequilibrante contro lo stress, la tensione e la depressione. In alcuni casi aiuta persino ad elaborare un lutto. Aiuta anche l’autostima, perché curare un seme e farlo diventare una bellissima pianta ci fa sentire molto gratificati e soddisfatti. I colori, i suoni ed i profumi stimolano i nostri sensi e risvegliano la nostra energia e la nostra voglia di fare.
Più recentemente, uno studio dell’Università di Essex (Inghilterra), pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Science & Technology“ ha dimostrato che gli effetti positivi della natura sulla salute mentale umana si estrinsecano soprattutto sulla salute mentale ed hanno evidenti ripercussioni sul sistema immunitario.
Il verde non cura, non è un farmaco, ma è dimostrato che calma e rilassa; il verde accoglie, non allontana, non isola, non giudica, non ha pregiudizi, offre bellezza e voglia di vivere, con la luce, i suoni ed i colori. Il verde può quanto meno distrarci, permetterci di adattarci, di convivere con i nostri problemi e di attenuarli. In altre parole, il contatto con la natura ridimensiona i problemi, ci porta ad accudire meglio la nostra mente e a rispettare il corpo; prevenendo lo stress ne previene i danni conseguenti: il disagio e la malattia.
I fiori inoltre inducono spontaneamente emozioni positive: uno studio pubblicato nel 2005 di Haviland Jones et al. sulla rivista scientifica Evolutionary Psychology, ha dimostrato che i fiori inducono spontaneamente un sorriso in chi li riceve e un aumento dei “pensieri positivi” nei giorni successivi. In questo studio si ipotizza che proprio le emozioni positive generate dai fiori siano il principale motivo della loro coltivazione da 5000 anni a questa parte.
Infine, parlando di piante non si può non citare l’ortoterapia, che è un metodo riabilitativo del disagio e della disabilità consistente nell’incentivare, nel preparare e nell’affiancare il soggetto nella cura e nella gestione del verde, nella coltivazione di fiori, ortaggi ed altre piante. Essa viene annoverata tra le terapie non farmacologiche più efficaci per “curare” le persone che vivono un disagio interiore, perché ribalta la loro condizione: infatti sono loro a doversi prendere cura di qualcun altro, nello specifico delle piante. Come afferma Cristina Borghi, nella vita di tutti i giorni, il giardinaggio e l’orto terapeutico hanno un effetto straordinario sull’anziano: lo stimolano all’azione, ne esercitano la coordinazione mani-occhi, ne migliorano le capacità motorie fini, lo distolgono dal pensiero ossessivo della perdita di forze o della salute, lo fanno sentire ancora utile e produttivo ma, soprattutto, meno triste e solo. L’autrice fa notare che l’ortoterapia è utile sia nei bambini con problemi, ad esempio con handicap fisici o mentali, sia in bambini normali, per formarne la personalità all’amore, all’accoglienza, all’equilibrio, alla collaborazione ed alla competizione positiva.
Francesca Moccia
Bibliografia
CRISTINA BORGHI, Il giardino che cura. Giunti Editore, 2007
AA.VV., La natura ed i suoi simboli. Piante, fiori, animali, Dizionari dell’Arte, Mondadori Electa, Milano 2003.
Haviland Jones et al. , Evolutionary Psychology human-nature.com/ep – 2005. 3: 104-132 ; An Environmental Approach to Positive Emotion: Flowers
Jo Barton and Jules Pretty, Environmental Science and Technology, 2010, 44 (10), pp 3947–3955.