C’è mancato poco che l’interista Alberto Busnari festeggiasse nel migliore dei modi lo scudetto dei nerazzurri. Un giorno prima, infatti, dell’epilogo di Siena, l’aviere di Melzo era addirittura a Mosca, così lontano dalla sua Inter, che non potrà seguire neppure a Madrid, visto l’impegno, la settimana prossima, con i Campionati Assoluti di Ancona. La sua finale Abe se l’è giocata nella capitale russa, dopo aver conquistato l’accesso tra i migliori otto cavallisti, con il secondo punteggio,14.925, alle spalle del croato Filip Ude e dello sloveno Saso Bertoncelj, pari merito a 15.175. Si tratta della seconda finale consecutiva al cavallo con maniglie, dopo quella continentale di Birmingham. E pur tornando con “zero tituli”, per dirla alla Mourino, dai e dai, a forza di girarci intorno, come ci ha insegnato Matteo Morandi, i risultati devono arrivare. La settima piazza di ieri, la stessa della National Indoor Arena, va letta, però, con particolare attenzione. Intanto spieghiamo che Alberto, d’accorso con Oudalov, aveva scelto di portare la nota di partenza da 16,20 a 16,50, alzando la posta in gioco per puntare all’oro. Se un atleta non si accontenta di un podio di Coppa del Mondo significa che sente di avere i numeri per competere ai massimi livelli. Busnari è oramai stabilmente nel giro e se non fosse stato per un’apertura di gambe sulla seconda parte in maniglia avrebbe quanto meno conteso l’argento all’americano Naddour, secondo con 15.075. Lo stesso identico parziale del venerdì dell’azzurro (14.925) è bastato, invece al russo Perevoznikov per strappare un bronzo, mentre il metallo più prezioso finiva al collo di Bertoncelj, bravo a raggiungere quota 15,275. Tra il campione di Kranj e l’ultimo, l’ucraino Stepanenko ci passa meno di un punto, a testimonianza di una gara tirata, difficile, dove bastava un niente, una sporcatura appena, per finire dalle stelle alle stalle, come accaduto anche ad Ude. Festa, dunque, per Saso, che riscatta la medaglia di legno europea, raccogliendo l’eredità moscovita dell’ungherese Krisztian Berki, che a queste latitudini, l’anno passato, aveva vinto con uno schiacciante 15.9. Negli altri attrezzi un pizzico di delusione per il nono posto agli anelli di Matteo Angioletti. Il ginnasta di Meda, che aveva chiuso la passata stagione sulla piazza d’onore della World Cup di Doha, deve accontentarsi sulle rive della Moscowa del ruolo di prima riserva, nono in qualifica con il parziale di 14,875. Anche Pozzo ha qualcosa da recriminare. L’Aviere di Biella, reduce dall’infortunio in Gran Bretagna, manca l’accesso nella finale della sbarra per un paio di decimi. Il suo 14,200 non basta, infatti, per giocarsi il trono che, nel 2009, fu di Epke Zonderland. Per la cronaca l’Artistic World Stars si conclude con i seguenti verdetti: il russo Anton Golotsutskov si aggiudica il volteggio maschile, la coreana Hong Un Jong quello femminile; il brasiliano Diego Hyppolito domina al corpo libero, così come Ekaterina Kurbatova, tra le donne; come detto Saso Bertoncelj è il migliore al cavallo, mentre il connazionale Aljaz Pegan vince la sfida alla sbarra; i padroni di casa Aleksandr Balandin e Tatiana Nabieva salgono sul gradino più alto, rispettivamente, agli anelli e alle parallele asimmetriche; su quelle pari comanda, invece, il coreano Kim Jin Hyok, esattamente come fa l’uzbeka Luisa Galiulina alla trave. (com stampa)
FINALE CAVALLO CON MANIGLIE
1. Bertoncelj (Slo) 15,275
2. Naddour (Usa) 15,075
3. Perevoznikov (Rus) 14,925
4. Mcneill (Usa) 14,775
5. Ude (Cro) 14,775
6. Sellathurai (Aus) 14,750
7. Busnari (Ita) 14,675
8. Stepanenko (Ukr) 14,550