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Giornalismo: i 20 trucchi della disinformazione

Creato il 19 novembre 2013 da Redazione Firstmaster Magazine @FirstMasterFad
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Troppo spesso il giornalismo scade in disinformazione e conoscerne i trucchi è essenziale per chi vuole fare informazione di qualità e non un banale replay di notizie e opinioni appena lette. 

Conoscere i trucchi della disinformazione è una capacità importante per ogni giornalista che non voglia fare da amplificatore di informazioni infondate, distorte o tendenziose.
Nessuno di noi è al riparo dalla disinformazione di articoli costruiti per pilotare il consenso dove vuole l’autore (o l’editore), forzando a volte la logica e a volte i fatti.  Ecco il motivo di questo tutorial, tratto dal Master di giornalismo FirstMaster.
Le fonti di questo articolo sono alcune esercitazioni finalizzate ad affinare proprio le capacità di giudizio critico sulle fonti informative di giornalisti e blogger. In questa forma scritta si perde l’interattività e il divertissement, ma non l’utilità.

I 20 trucchi della disinformazione

(1) Consenso obbligato /a: l’autore dell’articolo propone una sola soluzione, ma in realtà esistono varie altre opzioni.
Es.: «il progressivo esaurirsi dei vecchi giacimenti di petrolio richiede di cercarne altre, ovunque siano» (quindi anche in aree a rischio ambientale).

(2) Consenso obbligato /b: simile al precedente, lo si realizza riducendo la questione a due possibilità, di cui una è evidentemente inaccettabile o sconveniente, e proprio per questo motivo utilizzata.
Es.: «o cerchiamo nuovi giacimenti di petrolio o dobbiamo rinunciare a gran parte delle nostre comodità quotidiane».

(3) Consenso obbligato /c: si avverte il lettore che a una certa tesi sono legate conseguenze inaccettabili.
Es.: «se si elimina il finanziamento pubblico dei partiti, solo i più ricchi potranno fare politica».

(4) Consenso obbligato /d: la si realizza denigrando chi non aderisce ad una determinata idea.
Es.: «solo un ignorante non capirebbe che…», oppure «chi non crede in questo è un ateo/comunista/fascista/omofobo/disfattista…» 

(5) Verità inaccessibile: si da per vero qualcosa che il lettore non può facilmente confutare.
Es.: «gli ultimi dati Istat confermano…» (quali o quando?); oppure: «nella sentenza di assoluzione si legge che…».

(6) Contestazione capziosa /a: si contesta la fonte, la persona o le circostanze invece di confutarne le tesi.
Es.: «già in precedenza questo mafioso ha mentito alla magistratura» (ma questo non dimostra che stia mentendo oggi).

(7) Contestazione capziosa /b, simile alla precedente: si contesta una verità perché chi la sostiene non pratica ciò che predica.
Es.: «visto che tanti medici fumano, non si può credere che il fumo faccia tanto male alla salute» (le idee possono giuste o sbagliate indipendentemente da chi le pronuncia).

(8) Contestazione capziosa/c: non si contesta il contenuto ma la forma, solitamente inaccettabile. Succede spesso nei dibattiti televisivi, in cui una persona sottolinea al pubblico che il suo avversario ha perso lucidità o quello che dice è motivato dall’aggressività (però può trattarsi di una vera vittima di un’ingiustizia).

(9) Consenso per autorevolezza /a: un fatto o una tesi è vera per il fatto stesso che proviene da un’autorità, omettendo le voci contrarie e non perché sia dimostrato/dimostrabile.
Es.: «con questa riforma, il ministro della Pubblica Istruzione garantisce il ritorno della meritocrazia nell’università».

(10) Consenso per autorevolezza /b: un fatto o una tesi è vera perché è detta da una persona nota, anche se non è uno specialista in materia.
Es.: «come ha sempre sostenuto anche Scalfari, l’uscita dall’euro sarebbe un disastro epocale».

(11) Consenso per fiducia/c: si lega una verità di un’affermazione alla fiducia reclamata dall’autore (come se non ci potessero essere convenienze personali).
Es.: «come docente di Diritto Pubblico, dovete credermi quando vi dico che…»; «come arbitro con più di 100 partite di serie A …»

(12) Consenso per artificio /a: si ottiene estrapolando artificiosamente l’affermazione più conveniente da un testo o da un’intervista, anche se ha un senso complessivo diverso.

(13) Consenso per artificio /b: si ottiene barando con le parole.
Es.: nelle cronache giudiziarie, si sostituisce il termine “condannato” (vero) con quello più lieve di “accusato”; oppure il termine “prescritto” (vero) con quello positivo di “assolto”, quando “assolto” significa non colpevole, invece “prescritto” può indicare un reato accertato ma non più punibile.

(14) Consenso per popolarità: si ottiene sostenendo che una cosa sia giusta/corretta sostenendo contemporaneamente che la maggioranza delle persone la ritenga giusta/corretta.
Es.: «tutte le persone di buon senso credono che…».

(15) Consenso per generalizzazione /a: si porta a dimostrazione di una tesi un fatto casuale o un campione di dati troppo piccolo per essere veramente valido.
Es.: «tanta disoccupazione dei nostri laureati è frutto della pigrizia: aspettano che sia il lavoro a cercarli e se lo stipendio è basso lo rifiutano, come è successo a…».

(16) Consenso per generalizzazione /b: si attribuisce validità generale a circostanze che suggeriscono invece la presenza di un’eccezione.
Es.: «questa dittatura dimostra che una società può prosperare anche senza un Parlamento di tipo occidentale» (sì, ma raramente, in caso di nazionalizzazioni e solo per i primi anni).

(17) Consenso per falsa analogia: si raffrontano due elementi come fossero analoghi, quando analoghi non sono.
Es.: «il federalismo italiano deve tendere al modello federale svizzero, che è alla base del suo benessere economico e sociale».

(18) Consenso per manipolazione: si ha quando si manipolano dati o fatti all’origine di una tesi, sia falsificandoli, sia (più frequentemente) omettendo quelli sconvenienti per la tesi sostenuta. La manipolazione dei dati si ha frequentemente in statistica, mentre in economia o economia politica è frequente l’omissione dei dati sconvenienti.

(19) Consenso per falsa causa-effetto: se un elemento segue l’altro in un nesso di semplice contiguità, se ne vuole dedurre che esso ne sia conseguenza.
Es.: «da quando la società è stata rilevata da X, le disfunzioni sono più che raddoppiate» (in realtà sono state contenute grazie alla nuova gestione).

(20) Consenso per inversione di causa-effetto: in questo caso si invertono i rapporti di causa effetto, per convenienza. 
Es.: «l’aumento dell’evasione fiscale causa l’aumento delle tasse», oppure «l’aumento delle tasse causa dell’evasione fiscale».

 Maria Capranica & staff FirstMaster Magazine

A cura della Redazione - 19 novembre 2013.


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