Giornalismo online: la moltiplicazione dei denari e dei voti. O della fulminante parabola (e del dubbio amletico) di Matteo Renzi, da Gramsci a Briatore.

Creato il 02 giugno 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Rina Brundu. A leggere il Corriere della Sera online che ha riportato la notizia, galeotto fu Lucio Presta, il manager di Roberto Benigni. Sarebbe stato lui, infatti, a propiziare l’apparecchiamento (a tavola) tra il manager Flavio Briatore e l’enfant-prodige della politica italiana, Matteo Renzi. Un poco come dire che a sinistra si è passati dalla filosofia gramsciana a quella del Billionaire, con la Sardegna quale minimo comune denominatore; inutile dire quanto siano soddisfatti dell’incontro i rappresentanti dei minatori disoccupati in quel di Carbonia e ovunque nell’isola, per non parlare dello stesso Gramsci nel cimitero degli Inglesi, a Roma.

Come diceva Totò,  è la somma che fa il totale e in tempi (futuri) di finanziamento privato ai partiti, occorre mettere le mani avanti, per la serie meglio un milione di euro di Briatore oggi che un milione di followers domani. Il messaggio al Grillo scatenato e troppo avventato di questi tempi, non è neppure tanto velato. Così com’è tutt’altro che velato l’ammonimento alla vecchia dirigenza PD accortamente tenuta buona dal lettismo imperante, che, alla sua caduta, sarà pure il terremoto che ne disperderà le ceneri al vento. Questo ovviamente non è un male.

L’in-più di Matteo Renzi, credo, sia quel suo piacere a destra come a sinistra, sbattendosene un poco del casinico centro di datata memoria. A destra piace perché “combatte le vecchie mummie” e – fermo restando che per appurare le doti di un vero gladiatore occorre prima vederlo battersi nell’arena – è indubbio che oltre a Briatore sarebbero tanti altri i magnati che lo voterebbero al “100%”. A sinistra piace come la fresca ventata in grado di regalare l’agognato ristoro e magari capace di guidare la barca in avarìa in salvo fino al molo.

D’altro canto il problema di Matteo Renzi è che prima o poi dovrà pure dire “qualcosa di sinistra” e quando lo farà dovrà misurare accortamente le parole, pena un triste destino al centro quale pedina che andrà a sostituire il rottamato-casini, e pena il consegnare ogni speranza-a-sinistra nelle mani di Vendola. Detto altrimenti, causa il suo continuato tenere il cuore a sinistra (forse) e il portafoglio accortamente salvaguardato a destra, in Renzi, lo statement-matter-of-fact gramsciano “Quante volte mi sono domandato se legarsi ad una massa era possibile quando non si era mai voluto bene a nessuno”, sembra essere diventato piuttosto un dubbio amletico. Hence… senza risposta. Almeno per ora.

O, per citare Pasolini, dalle ceneri di Bersani a quelle di Gramsci. Appunto.

Featured image, Pier Paolo Pasolini davanti alla tomba di Gramsci, fonte Wikipedia.

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