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Giornalisti nel mondo: per il CPJ 70 vittime ed in aumento i rapimenti

Creato il 31 dicembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Nel 2013 la Siria è stato il posto più pericoloso al mondo per i giornalisti, mentre in Iraq e in Egitto la situazione per i giornalisti è peggiorata notevolmente.

Uno scatto del sito internet

Uno scatto del sito internet “New York Times”

Uccisi, incarcerati, ma soprattutto trattati come merce di scambio nei rapimenti, passati da 38 rapimenti del 2012 agli 84 del 2013. Nel 2013 due terzi dei giornalisti morti mentre svolgevano il loro lavoro si trovavano in Medio Oriente, lo denuncia il Commitee to Protect Journalists, un’organizzazione con sede a New York che si occupa di monitorare la libertà di stampa nel mondo. Nel 2012 i giornalisti morti sul lavoro erano stati 74, quindi il numero di giornalisti uccisi quest’anno è inferiore a quelli dell’anno precedente, ma il Cpj si sta occupando della morte sospetta di altri 25 giornalisti per cercare di capire se è collegata al loro lavoro.

Pakistan, Somalia, India, Brasile, Filippine, Mali e Russia sono i paesi più pericolosi per la stampa nel 2013, anche se in Pakistan e Somalia sono diminuiti gli omicidi di giornalisti. Anche in Messico, che è un paese molto pericoloso per la stampa, la situazione è migliorata e quest’anno nessun giornalista è morto sul campo. Il 44 per cento delle vittime è stata assassinata. Il 35 per cento dei giornalisti è morto durante un combattimento o uno scontro a fuoco.

In Siria nel 2013 sono morti 29 giornalisti, da quando è cominciata la guerra i giornalisti morti nel paese sono 63. Anche il numero di giornalisti rapiti nel paese è stato molto alto quest’anno: nel 2013 in Siria sono stati rapiti 60 reporter. Trenta sono ancora nelle mani dei rapitori e di molti di loro non si hanno notizie. La maggior parte dei giornalisti rapiti sono nelle mani di gruppi di ribelli, ma almeno un giornalista è morto mentre era in prigione a Damasco. “Abdul Raheem Kour Hassan, il direttore della radio d’opposizione Watan FM, è stato arrestato a gennaio e le autorità hanno informato la sua famiglia della sua morte solo ad aprile, senza dare nessun dettaglio. Si teme che sia stato torturato e ucciso dall’intelligence siriana in un carcere di Damasco”, spiega il rapporto di Cpj.

A questi numeri si aggiungono i dati sui giornalisti in carcere, “almeno 178 nel mondo”. I Paesi con più cronisti in cella sono Cina, Eritrea, Turchia, Iran e Siria, esattamente come nel 2012. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), una ong basata a New York citata da Hurriyet online, assegna alla Turchia la maglia nera dello stato con il record dei giornalisti arrestati, anche se il numero è in calo. Al primo dicembre 2013, secondo il Cpj, erano detenuti almeno in 40 – contro 61 nell’ottobre 2012 – più che in Iran, Cina o Eritrea. “Mettere i giornalisti in prigione è il marchio distintivo di una società intollerante e repressiva. E dal fallimento della riforma della sua legislazione alla repressione dei reporter durante le proteste di Gezi Park – rileva il Cpj – la Turchia lo è diventata sempre di più”. (fonti Internazionale.it e IlGiornale.it)

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