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Giornate della Traduzione Letteraria 2014

Creato il 06 ottobre 2014 da Thais @la_traduttrice

10672290_694686303950484_8520506359637067981_nNon avendo potuto partecipare alle Giornate della Traduzione Letteraria di Urbino, ho chiesto sulla pagina facebook del blog se qualcuno che ci era andato avesse avuto voglia di raccontare la sua esperienza. Ha risposto all’appello Alessia Fortunato, che ringrazio moltissimo. Ecco quindi il suo resoconto: buona lettura!

Le Giornate della Traduzione sono state organizzate e presiedute da Ilide Carmignani e Stefano Arduini, con varie illustri guest star che hanno contribuito a rendere questa esperienza molto completa e accattivante. Siamo partiti nel primo pomeriggio di venerdì 26 Settembre con i consueti saluti e presentazioni, immediatamente seguiti dalla presentazione di “Libro”, ad opera di Gian Arturo Ferrari, e fin qui siamo ancora nell’ambito del vago.

Intanto l’aula magna di Palazzo Battiferri si è riempita sempre di più: studenti del posto e non, traduttori alle prime armi, traduttori meno noti e volti più o meno conosciuti. Interessante la tavola rotonda tenuta sulla crisi dell’editoria, dettata dall’avvento dell’ebook, che se riduce i costi di produzione, riduce anche i guadagni senza per questo ridimensionare i collaboratori che prendono parte al processo di pubblicazione. In quella sede Ilide Carmignani ha chiesto l’intervento di Martina Testa (Minimum Fax), Luca Formenton (Il Saggiatore), Mariagrazia Mazzitelli (Salani) e Paolo Repetti (Einaudi Stile Libero), per sentire il parere di case editrici più o meno grandi. Il risultato è abbastanza ovvio: gli editori più piccoli, in situazioni di difficoltà economica, hanno come ultimo “pensiero” proprio pagare i traduttori.

Da qui l’intervento (personalmente assai poco gradito) di una persona dalla platea, non so chi fosse ma a quanto pare una traduttrice piuttosto affermata, che rivendicava come risoluzione della crisi un ritorno alla “vera qualità” di “loro”, i traduttori dai nomi altisonanti le cui cartelle costano non meno di 18 € l’una, che ovviamente in una contingenza economica come questa, a meno che non si tratti di grandi classici, finiscono per lasciare il posto a noi “giovinastri” che sinonimo di qualità a quanto pare non siamo. L’intervento non è stato condiviso nè dalla signora Mazzitelli nè dalla signora Testa, ma non c’è stato il tempo per rispondere adeguatamente in quanto si era andati oltre l’orario consentito.

Ammetto di aver saltato la Lectio Magistralis di Giuseppe Antonelli “Hai parlato come un libro stampato!”, perchè di lì a poco iniziava il mio seminario e dovevo spostarmi in tempi brevi. Ho seguito “Quando il rosa si tinge di giallo” di Alessandra Roccato (Harlequin Mondadori), un interessantissimo momento di confronto sul romanzo che sta tornando nuovamente di moda, di cui la Roccato ha elencato i punti chiave e le linee guida con grande chiarezza e semplicità. Metà del seminario è stato un confronto su quattro pagine che ci era stato chiesto di tradurre, e che abbiamo affrontato tutti insieme per snodare i punti più ostici e capire anche quando è il caso di sacrificare troppa precisione a beneficio di una buona resa emotiva.

Sabato 27 si è aperto con un’altra bordata di seminari, io ho partecipato a “Il ruolo del traduttore all’interno della macchina editoriale” tenuto da Martina Testa, che oltre a chiarire i meccanismi dell’editoria, ha dato una serie di brillanti consigli per ottenere l’attenzione delle case editrici: per chi ha esperienza, insistere sulle pubblicazioni nel curriculum, per chi non ne ha (in realtà mi approprio anche io di questo consiglio), invece del mero invio del curriculum, che sa di passivo, mandare vere e proprie proposte editoriali con tanto di scheda recensiva, sample e proiezioni di vendita dell’opera inedita in Italia.

A seguire, mi cospargo il capo di cenere, ma non saprei riferirvi niente della lezione di etimologia di Alberto Nocentini (Le Monnier) perchè è stata abbastanza… sterile? Noiosissima? Ovviamente è un parere personale. Viceversa l’ora successiva è stata un tuffo nella traduzione ai limiti della filologia assieme a Michele Mari, che ci ha raccontato di come il suo amore per Stevenson e L’Isola del tesoro lo abbia portato ad accettare la traduzione di un sequel (ovviamente non scritto da Stevenson) che riportava delle incongruenze con l’originale traduzione degli anni sessanta… problema che la casa editrice ha risolto assegnando una nuova traduzione di Stevenson proprio a Mari, per la sua grande gioia.

Dopo il momento dedicato alle premiazioni (Francesca Sassi per Harlequin Mondadori e Anna Ravano per il premio Zanichelli) e lo spacco, riprendono i seminari. Questa volta tre di fila, ancora una volta se ne potevano scegliere solo tre, e i miei hanno anche avuto la fortuna di essere in due sedi diverse, quindi… ho mantenuto la forma! Il primo, “Traduzioni impossibili. Ambiguità e giochi di lingue nell’Ulisse di James Joyce”, è stato tenuto da Fabio Pedone ed Enrico Terrinoni, che ha ritradotto l’opera nel 2013. Ammetto di aver seguito solo per esigenze legate alla traduzione a cui lavoro al momento, non sono una fan di Joyce nè del suo genere, ma ho comunque ascoltato con molto interesse l’approccio dinamico con cui Terrinoni si è avvicinato a Joyce riscoprendone l’aspetto ribelle e tipicamente irlandese con il suo “dublineese”.

Poi è stata la volta di un brillantissimo Daniele Gewurz su “Come comportarsi di fronte agli errori dell’originale”: consigli, suggerimenti e aneddoti più o meno famosi. Gewurz ci suggerisce sempre e ecomunque un contatto o diretto con l’autore o altrimenti con l’editore, a cui va segnalato qualsiasi tipo di intervento, sia che decidiamo di risolvere noi, sia che ci limitiamo a segnalarlo ai revisori. Gli ultimi dieci minuti sono stati un divertente confronto di esperienze per raccontare di strilloni in pieno medioevo, cioccolate calde che diventano tazzoni di latte, terzine con quattro versi, e chi più ne ha più ne metta.

Dulcis in fundo, per me, “Storia di un ruttino. Tradurre ‘versi’ per bambini” di Franco Nasi. Un’ora splendida in cui un fantastico Nasi (adoro la sua pronuncia british) ci ha spiegato come si è approcciato ai giochi di parole e suoni per tradurre le poesie per bambini, e in particolare quelle musicali (nonchè illustrate dallo stesso autore) di Roger McGough. Altissima la qualità della lezione, le poesie erano veramente belle e nonostante fosse poesia, Nasi si è concentrato sull’importanza della musicalità e del ritmo che è tanto caro anche alla narrativa in prosa curata dalla maggior parte di noi. Molto, molto piacevole e interessante scoprire i giochi di suoni e parole che anche l’Italiano può offrire, seppur con qualche sforzo in più rispetto alla più semplice base inglese.

Domenica mattina avrei dovuto seguire il seminario di Bartocci in due moduli sulle “Problematiche linguistiche e traduttive trasversali ai generi letterari. Analisi e possibili soluzioni”, ma purtroppo è stato annullato il giorno prima. I seminari in alternativa li avevo già seguiti, così ne ho approfittato per tornare alla stazione di pesaro senza fare le corse.

Un’esperienza molto appassionante e coinvolgente, soprattutto i seminari con i relativi momenti di confronto, proprio per noi che come punto di riferimento c’è spesso e volentieri solo lo schermo di un pc, è stato veramente piacevole. La consiglio a tutti, tanto si ripete con cadenza annuale, ed è anche utile ai fini curricolari (per gli studenti di lingue, l’attestato di partecipazione vale anche 2 CFU).

Alessia Fortunato



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