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Giorni decisivi.

Creato il 14 marzo 2011 da Luciusday
Lo confesso: la scorsa settimana ho studiato davvero poco. In questo periodo, a dir la verità, non ho proprio voglia di far nulla. So che se mi ci metto, anche solo in un'ora riesco a renderla abbastanza produttiva. Il problema è "mettercisi".
La caviglia è sempre out. Gli esercizi di kinesioterapia isometria etc. che facevo e le sedute di pompa diamagnetica presso lo studio del nuovo ortopedico miglioravano la situazione di poco, il dolore dopo un po' ritorna sempre. La settimana prossima sarà decisiva: andrò da uno specialista ortopedico a Milano a farmi dare un'occhiata. Mio padre vive lì, ha sondato un po' il campo e si è fatto consigliare. Con la "scusa", mi fermerò su a Milano probabilmente fino al fine settimana, per stare un po' con lui, dato che in genere non lo vedo spesso vivendo noi abbastanza distanti. L'extrema ratio della faccenda è un'artroscopia, un piccolo intervento chirurgico, e non è detto che ciò risolva la "ankle question". Ma neanche il contrario. Bisogna crederci.
La settimana prossima sarà decisiva anche perché martedì 22 ci sarà la riunione Erasmus, nella quale verranno decise le destinazioni dei partecipanti in base alla graduatoria stilata con parametri meritocratici. In sostanza funziona così: il primo della lista può decidere fra tutte le mete disponibili, il secondo fra tutte quelle rimaste dopo la scelta del primo, e così via. La mia meta più ambita è Mainz (in italiano è Magonza), e non dovrei avere troppi problemi nel poterla scegliere: in in primo luogo nessuno in genere sceglie la Germania (rapporto lingua/studio/divertimento non troppo attraente), poi perché mi sono piazzato bene in graduatoria, e infine ci sono 5 posti disponibili. Il soggiorno a Mainz prevede un anno intero fuori sede... La cosa mi alletta e mi spaventa allo stesso tempo.
Poco fa un mio amico sulla chat di Facebook mi ha scritto: "Oddio siamo già al 14 marzo... è già primavera! E anche questo inverno è passato."
Sembrerà una considerazione banale,  ma generalmente in passato ero felice per il trascorrere del tempo. Mi piaceva andare avanti, progredire, crescere nella mente e nel corpo. Oggigiorno invece mi pervade un che di triste e malinconico, tipico forse di chi pensa di non aver vissuto la sua vita fino in fondo, di aver deluso le proprie aspettative, di aver perso opportunità. Oppure chi lo sa, potrebbe non essere il rimpianto del passato ma il timore del futuro: la caviglia, l'Erasmus...
Spero solo che tutto finisca presto e si risolva per il meglio, mi sento come se stessi in una sorta di limbo, dove tutto è in dubbio e nulla è certo.
Una cosa, però, è certa: ora me ne andrò a letto a cercare di finire "Le intermittenze della morte" di Saramago, e poi a dormire, domani sarà un'altra lunga giornata.
Avete atque credite...

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