8 maggio. Imperia, entroterra. Sera.
C’è profumo di ginestre, di quelle che crescono a grappoli su queste colline. Odore di Liguria, aspra e buona. Ci sono le rane che gracidano nella sera secca e quasi calda, insieme a qualche grillo lontano. Piccole luci disperse nel buio dell’entroterra fanno sembrare questo posto incantato e lontano da tutto. Forse lo è.
Strade che conservano la loro anima vergine e semiselvaggia.
Sex on Fire, Kings of Leon. Era la canzone preferita di Wouter. L’ho ascoltata durante il viaggio. Ogni volta che la sento penso a lui. Quattro anni che non c’è più. Domani. Esattamente domani. Il giorno della grande partenza. Il ciclismo è così, fa sentire tutti vicini, conosciuti gli sconosciuti.
C’è una corolla di luci sul fianco della collina che segna una strada in salita. Sex on Fire. Il fuoco, ecco cosa frega. Faresti di tutto per seguire qualcosa che ti fa bruciare dentro.
Ci penso, a Wouter, mentre guardo i ragazzini che hanno gli occhi luccicanti davanti ai campioni che escono dal casinò. Qualcuno chiede un selfie veloce e io mi commuovo a vedere che la mano trema mentre regge il telefono. Un istante che spiega l’emozione. Perché a parole non si può dire per intero.
Vorrei girarmi e dire alle macchine che suonano e imprecano nel traffico che ci si può fermare un momento, sentire la vita che scorre. Il ciclismo insegna il tempo. Quello dell’attesa e quello dei sogni.
C’è una lucciola sulla foglia di un ulivo, illumina il pancino ad intermittenza. Per un attimo torno bambina o forse una parte di me lo è sempre stata. Piccola lucciola che viene a ricordarmi di continuare a guardare le piccole cose per scoprirne le vene, le sfumature, le dolcezze.
Buonanotte Liguria dalle ginestre profumate che crescono sulle colline brulle di sole. Sei anche tu come il ciclismo. Così tenera e dura. Così semplice da amare.